Marco PANERO sdb"Il Messaggio di Giovanni Battista...."

6 dicembre 2015 | 2a Domenica di Avvento - Anno C | Omelia
Il Messaggio di Giovanni Battista....
1. Il percorso liturgico delle domeniche di Avvento non si preoccupa di seguire lo sviluppo cronologico degli eventi: predispone piuttosto un itinerario pedagogico graduale e ben calibrato per predisporci al mistero del Natale. Un grande evento esige infatti una preparazione adeguata:
mai ci azzarderemmo ad improvvisare l'accoglienza di una persona importante che si degna di farci visita; a maggior ragione, allora, la celebrazione della venuta del Signore in una carne umana richiede da noi una debita preparazione.
Anzi, possiamo dire che la gioia della festa sarà pari all'intensità della preparazione: tanto potremo rallegrarci della venuta del Signore, quanto è grande il desiderio con cui l'abbiamo atteso; e l'intensità del desiderio si misura realisticamente dalla preparazione che dedichiamo a ciò che attendiamo.
Ecco perché le letture, dopo averci presentato domenica scorsa la promessa di Dio che diventa oggetto di attesa, insistono oggi proprio sulla preparazione, che dice l'autenticità e la verità dell'attesa.

2. La preparazione all'incontro con Dio è il contenuto di fondo della predicazione del Battista, di colui che è precursore per vocazione, e preparatore spirituale per missione. Il Battista è un uomo che ha fatto della sua esistenza una incessante preparazione, di sé e degli altri, affinché il Signore potesse trovare dei cuori ben disposti.
Notate che Giovanni ha speso la sua vita preparandosi a ciò che avrebbe salutato soltanto da lontano, senza poterne godere appieno: Egli lascia questo mondo prima che il mistero pasquale del Signore sia pienamente dispiegato. Eppure, proprio in questa sua infaticabile ed austera preparazione consiste la sua salvezza.
Predicando la conversione, Giovanni assume le parole di Isaia per annunciare un nuovo ritorno dall'esilio: qui non si tratta più del popolo di Israele, deportato a Babilonia, che ha fatto finalmente ritorno a Gerusalemme; sta ora accadendo ben di più, è l'umanità intera, smarrita nei sentieri tortuosi del peccato, ad essere ricondotta sulla strada maestra della salvezza.
Comprendiamo allora che l'immagine del livellamento del suolo, adoperata da Isaia e ripresa dal Battista, non è un semplice invito ad un supplemento di impegno morale: è frutto anzitutto dell'iniziativa di Dio, perché è Lui che ha deciso di colmare le valli livellando il terreno, come ben esprime il testo di Baruc 5,7.

3. Mi piace pensare: come sarebbe contento il Signore se ci vedesse assecondare quell'opera di paziente preparazione che Egli intende realizzare in noi e che già ora, invisibilmente, sta operando mediante il suo Spirito!
Che bello se in questo tempo, mentre addobbiamo a festa le nostre case, ci curassimo con altrettanta premura di adornare finemente il nostro intimo, di allestire nel cuore un corredo di virtù gradite a Dio. Come vorrei che il Signore, venendo, si potesse trovare ogni anno sempre meglio in noi! Ecco qui una pista sicura per un serio esame di coscienza: con quali disposizioni del cuore sto andando incontro al Signore che viene? Troverà quest'anno il Signore un cuore che lo attende con affetto più puro ed intenso dell'anno precedente?
E come realizzare questa preparazione? Seguiamo l'indicazione di Isaia, riportata dalla parole del Battista.
Si tratta di colmare delle carenze ("ogni burrone sarà riempito", Is 40,4) e di disciplinare degli eccessi ("ogni monte e ogni colle siano abbassati", Is 40,4). Sono, a ben guardare, i due modi di regolazione che le virtù esercitano in noi, stimolandoci, spingendoci ad aggiungere ciò che ci manca oppure, al contrario, moderando ciò che invece abbiamo in eccesso e rischia di danneggiarci.
Proprio come il sapiente costruttore che, per tracciare una strada, spiana le alture e riempie i valloni, rimuove il terreno da una parte e lo riversa dall'altra, così, in quell'opera mai del tutto compiuta che è la nostra formazione cristiana, occorre sempre sottrarre e aggiungere, contenere con fermezza le inclinazioni a cui siamo naturalmente propensi e che, lasciate a se stesse, ci porterebbero assai lontano, e spronarci con decisione a compiere quel che magari poco ci aggrada, o addirittura ci ripugna, ma che sappiamo essere bene per noi e per gli altri.

4. Due esempi di virtù, dunque, particolarmente adatte in questo tempo di Avvento, l'una che agisce per moderazione-contenimento, l'altra per stimolazione-incitamento.
Iniziamo dalla pazienza. Abitualmente, quando ne sentiamo parlare, subito pensiamo alla pazienza da esercitare verso qualcuno in particolare. Ricordiamo però che occorre pazienza anzitutto con noi stessi, e non è affatto meno costosa che quella verso gli altri! È pazienza imparare ad accettare i tempi dell'anima, che sono mediamente lunghi: vorremmo già trovarci sulla vetta che intravediamo, eppure dobbiamo constatare che stiamo ancora vagando per le valli. Un momento ci sembra di essere arrivati, di aver fatto conquiste assodate nel cammino spirituale, e poi, subito dopo, di fronte ad una situazione improvvisa e spiazzante, vien fuori tutta la nostra inconsistenza, non siamo all'altezza di quel che volevamo, o credevamo, di essere. E subentra lo scoraggiamento, la sfiducia.
Ecco, la pazienza interviene proprio qui, a contenere questo senso di abbattimento, a mitigarlo, impedendogli di diffondersi in noi e di prendere il sopravvento. È un esercizio di ardua pazienza quello di dire: Signore, sono di nuovo caduto in quel difetto che pensavo di avere ormai superato. Signore, tu sai tutto di me, tu conosci la mia debolezza. Dovessi cadere altre cento volte, altrettante mi lascerò rialzare da te. Continuerò, ora più di prima, a confidare in Te, che agisci attraverso la mia debolezza.

5. Vengo infine alla seconda virtù, questa che lavora per aggiunta: l'offerta di sé. Intendo con ciò l'atteggiamento di colui che nelle varie circostanze non sta tanto a domandarsi: che cosa di utile ne posso ricavare?, oppure: che cosa potrà capitarmi?, ma piuttosto: Come posso rendermi utile a Dio e ai fratelli che ho di fronte? Che cosa di me posso donare in questa situazione?
È questo l'atteggiamento di chi ha smesso di essere preoccupato per sé e vive sapendosi ormai consegnato, in attitudine permanente di dono. Penso che, se ci sforzassimo in questo tempo di Avvento di praticare con particolare cura anche solo queste due virtù, la pazienza e l'offerta di sé, arriveremo alle porte del Natale con un cuore ben addobbato, preparato a diventare dimora ospitale per il Signore Gesù.
(Omelia per una Comunità religiosa di Suore FMA - Roma)

Marco PANERO sdb

Commenti

Post più popolari