Marco PANERO sdb"Siate sempre lieti nel Signore"

13 dicembre 2015 | 3a Domenica di Avvento - Anno C | Omelia
Siate sempre lieti nel Signore
1. L’itinerario dell’Avvento avanza rapidamente, di domenica in domenica: promessa di Dio che
innesca l’attesa, preparazione adeguata e, finalmente, oggi, la domanda che sorge spontanea: Che cosa dobbiamo fare? Che cosa dobbiamo fare per essere all’altezza di quella promessa che stiamo aspettando? Che cosa si richiede da noi per realizzare concretamente quella preparazione che abbiamo visto essere così necessaria?
Rallegratevi, ci risponde la liturgia. State lieti, fa eco san Paolo. Una risposta inaspettata! Lieti sì, ma nel Signore. Ecco la prima cosa da ‘fare’, la prima ‘opera’ da compiere: siate sempre lieti nel Signore (Fil 4,4). Notate la finezza dell’espressione paolina, che consola e ammonisce allo stesso tempo.

Incoraggia anzitutto, risolleva l’animo abbattuto, esortandoci a praticare quel che naturalmente ci piace, la gioia. Allarga il cuore sentirsi comandare proprio quel che in fondo si desidera: non poteva esserci invito più consolante! E chi di noi non ha bisogno di sentirsi ripetere più volte questo dolce invito: rallegrati, perché il Signore è vicino. Non lasciarti cadere le braccia, il Signore è in mezzo a te (cfr. Sof 3,16-17)? Sono le parole che aspettavamo, ma che non avevamo il coraggio di confessare; ebbene, proprio queste ci vengono non solo dette, ma addirittura comandate!

2. Rallegrati sì, ma cura che la tua gioia sia nel Signore. Ecco l’ammonimento implicito nell’esortazione paolina, che mette in guardia da un rischio fatale, quello di scambiare la consolazione del mondo con quella che viene da Dio. Rallegrati, ci ammonisce san Paolo, ma senza allontanarti dalla presenza del Signore. Rallegrati insieme a Lui, rallegrati a motivo di Lui, rallegrati in Lui.
Ecco qui il contrassegno della letizia cristiana, il criterio per riconoscerla: viene da Dio, si rallegra di Dio e termina in Dio.
Ci sono infatti motivi di gioia che chiaramente non vengono da Dio, perché si oppongono a Lui e alla sua legge: è abbastanza facile riconoscerli e detestarli. Vi sono invece gioie, consolazioni, che assomigliano moltissimo a quelle provenienti da Dio, al punto che non riusciamo a distinguerle da queste, correndo così il rischio di restare seriamente ingannati.

Prendiamo il caso di una giornata in cui, a motivo di qualche soddisfazione, di un complimento ricevuto o di un segno di particolare affetto, siamo tutti entusiasti, quasi esaltati, e ogni cosa appare rosea e felice; anche il nostro rapporto con Dio quel giorno ci sembra andare a gonfie vele, e magari lo ringraziamo con particolare ardore per il dono della vita religiosa, che non abbiamo mai sperimentato così bella e felice.

In sé non c’è nulla di male in tutto ciò, ma attenzione: il nostro cuore comincia ad attaccarsi a quella contentezza, vuole farla durare, la considera ormai una cosa sua, dovuta. E qui, ecco, avviene il tonfo. Basta una piccola avversità perché quell’entusiasmo che sembrava non dovesse finire mai, subito si sgonfia, lasciandoci amareggiati e delusi. E questa altalena emotiva può verificarsi più volte all’interno di una settimana o, per qualcuno, anche in una sola giornata.

3. Rallegratevi, ma nel Signore. Che cosa non ha funzionato? Il fatto che quella era una gioia tutta umana, e noi, ingenui, l’abbiamo scambiata per una consolazione di Dio. I due tipi di gioia iniziano in modo apparentemente molto simile, ma vanno a finire ben diversamente. Come distinguerle, allora?

Solitamente, la gioia che viene da Dio non è irruente né esuberante: è lieve come quel sussurro di una brezza leggera in cui Elia scopre la presenza di Dio (1Re 19,12). Quella che viene da Dio è una gioia umile, che non ha bisogno di manifestarsi all’esterno per affermarsi; anzi, gode di stare nascosta, eppure, quelli che sono attorno, non possono fare a meno di notarla, e di considerare beato chi la possiede.

Ed infine, la gioia di Dio cresce nel tempo, si accresce in noi in modo quasi indipendente da noi, a differenza di quella mondana, che si consuma rapidamente, nell’atto stesso in cui la si gusta. Ecco perché nel mondo c’è bisogno di sempre nuove stimolazioni per continuare a provare la stessa gioia sperimentata una volta.

Invece, la letizia vissuta nel Signore, una volta passata, lascia un senso di pace, di composta tranquillità, che rende lieta anche l’attesa di una nuova visita del Signore.

4. Siate sempre lieti nel Signore, perché il Signore è in mezzo a voi. Ecco il dolce augurio e, insieme, l’indicazione di rotta, che la Parola di Dio ci consegna oggi. Comprendiamo allora un po’ meglio il senso – tutt’altro che banale - di quell’insistenza sull’allegria che don Bosco voleva regnasse nella sue case, e che Madre Mazzarello non si stancava di ripetere nelle lettere alle sue consorelle.

Laddove si vive allegri nel Signore, lieti in Lui, i pesi diventano leggeri, le preoccupazioni si sciolgono, e i cuori, riscaldati, si aprono e diventano docili. In altre parole, laddove ci si rallegra in Dio, lì c’è davvero Dio, e dove c’è Dio non manca nulla.


Marco PANERO sdb

Commenti

Post più popolari