P. Ermanno Rossi O.P“Vi annuncio una grande gioia”

NATALE
Notte

Quasi a presagio di quello che sarebbe avvenuto, secoli dopo, nella notte santa, il Libro della Sapienza, uno dei libri del VT, scrive:

“Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo corso, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal tuo trono regale” (Sap 18,14-15).
E, infatti, nella pienezza dei tempi, - sotto Cesare Augusto, in una grotta di Betlemme - mentre tutto era immerso in un profondo silenzio, nel cuore della notte, il Verbo che era presso Dio ed era Dio, si è fatto carne.
Nulla è detto delle circostanze della nascita. Luca ci presenta Maria che prende lei stessa cura del bambino. “Madre e levatrice” esclamerà S. Girolamo.
Il modo scelto da Dio per farsi uomo è quanto di più sconvolgente ci si possa immaginare, perchè il più lontano sia dai parametri dei nostri valori, sia dalla realtà di Dio, l'Onnipotente, l'Infinito, l'Immenso, il Creatore di questo universo che si misura in miliardi di anni luce e di cui nessuno - neanche a cavallo di un raggio di luce che viaggia a 300.000 kilometri al secondo - potrà mai scandagliare la fine.
Ebbene: questo Dio si presenta nella impotenza, nella insignificanza, nella miseria assoluta, con una mamma bambina e un papà putativo che non è riuscito neppure a trovare una stanza decente per farlo nascere! Dio, un inerme bambino che trema di freddo, deposto in una mangiatoia, ignorato da tutti, riconosciuto solo da poveri pastori, appartenenti ad una categoria in quel tempo malfamata, ritenuti ladri, perchè costrettivi dalla loro povertà, mendaci e violenti.
Ma se l'Eterno, per questo viaggio del suo Figlio tra gli uomini, per questa sua irruzione nella storia umana, uomo tra gli uomini, sceglie questi valori, allora vuol dire che i valori a cui noi diamo tanta importanza, in realtà non l'hanno e che le cose non stanno precisamente come noi pensiamo.
Basta riflettere al destino della mamma di Gesù, - regina del cielo, la più grande donna della storia, che è stata e che sarà -, donna di casa, nata e vissuta in un oscuro villaggio della Galilea, senza istruzione né agio.
Subito dopo la nascita del suo Figlio, si manifesta la delicatezza di Dio verso i piccoli e gli umili.
Un angelo del Signore appare a un gruppo di pastori. Questo il suo messaggio:
“Vi annuncio una grande gioia: oggi vi è nato il Redentore”.
Gioia per chi? Forse per chi è già nell'agiatezza, in una situazione di vita degna di un essere umano? Ma per chi è nel dolore, nella disperazione, nella lotta, nell'oppressione, quale gioia può recare questo annuncio?
Eppure è parola di Dio: gioia per tutti: “Vi annuncio una grande gioia”. La gioia è una dimensione dello spirito e può coesistere con situazioni drammatiche. Un giorno S. Paolo espresse meravigliosamente questo stato d'animo: “Sovrabbondo di gioia nelle mie tribolazioni”. Anche se siamo in un letto di dolore, possiamo essere pieni di questa gioia dello spirito.
Dobbiamo portare questo annuncio di gioia, far conoscere questa realtà di valore infinito che è la nascita di Dio fra gli uomini. Dobbiamo portarla agli uomini che non l'hanno, a tutti quelli che sono nelle tenebre del dolore, del dubbio, della disperazione; e, contemporaneamente, far qualcosa per loro.
Noi tutti conosciamo i messaggi del Papa, ad ogni uomo di buona volontà, perchè si metta fine alla tragedia di tanti popoli. Ma la sua voce sembra perdersi nel deserto dei cuori degli uomini soffoccati dall'odio.
Quando gli angeli annunciarono la buona novella c'era già il dolore nell'umanità; eppure hanno annunciato la gioia perchè è nato un bambino che è il salvatore del mondo.
E, a noi, che questa buona novella già la conosciamo, non resta che unirci alla gioia del Padre celeste - che si  piega su questo bambino -, alla gioia di Maria - sposa dello Spirito Santo -, alla gioia di Giuseppe, questo giovane silenzioso che regge tutto il peso del divino al pari dei più grandi patriarchi. È gioia per tutti. E la nostra celebrazione eucaristica sia il nostro grazie all'Amore Onnipotente che non solo non ha dimenticato la sua creatura, ma l'ha assunta alla dignità di figlio di Dio.



Riflettiamo

“Tu sei il tutto”
Ci pensiamo?
Se questa convinzione fosse veramente penetrata in noi, la nostra vita sarebbe quella che è adesso?
“Dov'è il tuo tesoro lì è il tuo cuore”.
Dov'è il nostro cuore?

“Noi di fronte a te siamo un bel nulla”!
… Su questo nulla Dio si è piegato perché lo ha amato!
Siamo un nulla, eppure possiamo fargli un dono, un grandissimo dono:

“Vogliamo ridarti a nostro modo la gioia di ritornare di nuovo nel mondo”.
E' un ritorno reale!
Gli avvenimenti divini sono realtà molto concrete, anche se invisibili.

“Se siamo uniti nel tuo nome tu sei in mezzo a noi”.
E' la promessa di Gesù. Una promessa importante come quella dell'Eucarestia. Due presenze diverse, ma reali. La presenza eucaristica è in funzione di questa seconda presenza mistica tra noi.
Dunque, quest'ultima presenza è più importante.
L'Eucarestia - se noi collaboriamo - ci trasforma in Cristo. La presenza di Gesù - tra due che si amano reciprocamente - ci coinvolge nella dinamica di vita della Trinità.

“Eccoci qui, allora,
tutti ardenti della buona volontà che ti occorre…
Vieni fra noi, resta  fra noi”!
… per aiutarti a comporre sulla terra
la città nuova, la città di Dio”.
E' questo ciò che vogliamo fare.

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