PANE QUOTIDIANO«A chi paragonerò io questa generazione?»

La Liturgia di Venerdi 11 Dicembre 2015  VANGELO (Mt 11,16-19) COMMENTO:Rev. D. Antoni CAROL i Hostench (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:

“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Parola del Signore

«A chi paragonerò io questa generazione?»
Rev. D. Antoni CAROL i Hostench 
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, dovremmo turbarci davanti al sospiro del Signore: «a chi paragonerò io questa generazione?» (Mt 11,16). A Gesù lo stupisce il nostro cuore, troppe volte anticonformista ed ingrato. Non siamo mai contenti: ci lagniamo sempre. Abbiamo addiritttura il coraggio di accusarlo e di scaricare su di Lui la colpa di ciò che ci scomoda.
Ma «la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie» (Mt 11,19). Basta contemplare il mistero del Natale. E, in quanto a noi? Com’è la nostra fede? Cerchiamo forse di nascondere con queste lamentele l’assenza della nostra risposta? Certamente una buona domanda per questo tempo d’Avvento!

Dio viene all’incontro dell’uomo, ma l’uomo –particolarmente l’uomo contemporaneo- rifugge da Lui. Altri hanno paura di Lui, quali Erodi. Ad altri, risulta perfino molesta la Sua sola presenza: «Via! Via! Crocifiggilo!» (Gv 19,15). Gesù «è il Dio che viene» (Benedetto XVI) e noi, invece, sembriamo “l’uomo che se ne va”: «Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11).

Perché fuggiamo? Per la nostra mancanza di umiltà. San Giovanni Battista ci raccomandava di “rimpicciolirci”. E la chiesa ce lo ricorda ogni volta che arriva l’Avvento. Facciamoci, dunque, piccoli per poter capire ed accogliere il “Piccolo-Dio”. Lui ci si presenta nell’umiltà delle fasce: mai prima si era predicato un “Dio-con-le-fasce”! Che ridicola immagine presentiamo agli occhi di Dio quando gli uomini pretendiamo occultarci dietro scuse e false giustificazioni. Fin dagli albori dell’umanità, Adamo gettò la colpa su di Eva; Eva sul serpente e... con il passar dei secoli, continuiamo a fare lo stesso.

Arriva però Gesù-Dio: nel freddo e nella povertà estrema di Betlem non gridò e nulla ci rimproverò. Al contrario: comincia già a caricare sulle sue piccole spalle tutte le nostre colpe. Allora, dobbiamo avere paura di Lui? Davvero avranno valore le nostre scuse di fronte a questo “Piccolo-Dio”? «Il segno di Dio è il Bambino; impariamo a vivere con Lui ed anche a praticare con Lui l’umiltà» (Benedetto XVI).

La voce di un predicatore
La giustizia non basta per essere uomini...Non basta interrogarsi sulla propria giustizia, non basta la verifica del giusto o dell'ingiusto, serve la verifica della misericordia....
Noi non saremo giudicati da Dio sui nostri peccati, ma sulla nostra misericordia.
E. Ronchi

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