PANE QUOTIDIANO«Si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto»

 La Liturgia di Lunedi 28 Dicembre 2015  VANGELO (Mt 2,13-18) COMMENTO:Rev. D. Joan Pere PULIDO i Gutiérrez (Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse:
«Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».
Parola del Signore



«Si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto»
Rev. D. Joan Pere PULIDO i Gutiérrez 
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
Oggi celebriamo la festa dei Santi Innocenti, martiri. Anche se immersi nelle celebrazioni natalizie, non possiamo ignorare il messaggio che la liturgia vuole trasmetterci per definire, ancora di più, la buona Nuova della nascita di Gesù, con due particolari molto chiari. In primo luogo, la predisposizione di San Giuseppe nel progetto salvatore di Dio, accettando la Sua volontà. E,contemporaneamente,il male, l’ ingiustizia che frequentemente troviamo nella nostra vita, materializzato in questo caso nel martirio dei bambini Innocenti. Tutto questo richiede un atteggiamento ed una risposta personale e sociale.

San Giuseppe ci offre un testimonio molto chiaro di risposta decisa davanti alla chiamata di Dio. In lui ci sentiamo identificati quando dobbiamo prendere decisioni nei momenti difficili della nostra vita e partendo dalla nostra fede: «Si alzò nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto» (Mt 2,14).

La nostra fede in Dio coinvolge la nostra vita. Fa sì che ci `alziamo´, cioè ci invita a stare attenti su quanto accade attorno a noi, perché -frequentemente- è da dove Dio ci parla. Ci fa prendere il `Bambino e Sua madre´ questo vuol dire che Dio ci si avvicina, quale compagno nel cammino, rafforzando la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità e ci fa uscire di notte verso l’ Egitto, ossia ci invita a non aver paura di fronte alla nostra stessa vita, che frequentemente si vede colma di notti difficili da illuminare.

Questi bambini martiri, oggi, hanno pure nomi reali di bambini, di giovani coppie di persone in età avanzata, immigranti ammalati... che aspettano la risposta della nostra carità. San Giovanni Paolo II dice così: «Infatti sono molte nei nostri tempi i bisogni che interpellano alla sensibilità cristiana. E’ l’ora di una nuova `immaginazione della carita´ che viene realizzata, non solo nell’efficacia dell’aiuto offerto, ma anche nella capacità di farci sentire vicini e solidali con chi soffre».

Che la luce nuova, chiara e forte di Dio, fatto Bambino, riempia le nostre vite e rafforzi la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità.


La fame accontentata

La prepotenza si sfama dei deboli per crescere, altrimenti muore.
Nel cuore di ciascuno di noi giace un Erode inconscio che si risveglia quando la fame si fa sentire e crea un criminale bisogno: quello di cibarsi dell'altro
Il Vangelo ci descrive questa drammatica realtà non per il gusto del macabro e della violenza, ma per richiamare il vero cibo per colui che ha desiderio di sfamare se stesso: non la debolezza, ma la forza di Dio.
don Luciano Sanvito

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