Don Giorgio Scatto "La Parola rigenera una comunità delusa e infiacchita

3° Domenica del Tempo Ordinario (anno C)
Letture: Ne 8,2-4a.5-6.8-10; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4;4,14-21
La Parola rigenera una comunità delusa e infiacchita
MONASTERO MARANGO, 
1«In quel tempo Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito»

E’ un ritorno a casa. L’evangelista Marco ci informa che Gesù aveva lasciato Nazareth per recarsi presso Giovanni, che battezzava al di là del Giordano, nei pressi di Gerico. Dopo aver ricevuto il battesimo Gesù non torna immediatamente in Galilea, ma si trattiene per qualche tempo nel deserto, accanto al Battista. Secondo la ricerca storica attuale, Gesù avrebbe accettato inizialmente il progetto di Giovanni, aderendo al gruppo dei suoi discepoli e collaboratori. E’ là che avrebbe conosciuto due fratelli, Andrea e Simone, con Filippo loro amico, tutti oriundi dello stesso paese di Betsàida.
Secondo Marco e Matteo Gesù ritorna in Galilea dopo l’arresto di Giovanni. Il suo sembra piuttosto un “ritirarsi”, quasi temesse di rimanere in Giudea.
Luca ci avverte che questo ritorno è contrassegnato da un grande entusiasmo della gente: «La sua fama si diffuse in tutta la regione». E’ una fama dovuta probabilmente alla sua attività in Giudea, ma certamente accresciuta dal suo insegnamento nelle sinagoghe della Galilea. «La proclamazione liturgica della Parola di Dio – ci avverte papa Francesco – è il dialogo di Dio con il suo popolo, dialogo in cui vengono proclamate le meraviglie della salvezza e continuamente riproposte le esigenze dell’Alleanza» (E.G. 137).
Gesù «parla con autorità, non come gli scribi», megafoni di una Legge imbalsamata, caricata sulle spalle della povera gente. La sua è una parola che apre il cuore, guarisce le ferite, che è vestita di misericordia, di amore che perdona. E’ una parola che crea la possibilità di una nuova creazione, di un nuovo inizio.

Dopo l’esperienza tragica, difficile da comprendere, del lungo esilio a Babilonia, nasce la certezza che Dio continuerà ad amare il suo popolo, che il tempio sarà ricostruito, che il popolo disperso tornerà a riunirsi e che tutti potranno godere in pace la terra promessa. Questa rinnovata speranza cresce attorno alla lettura della Parola della Torah, letta «dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quanti sono capaci di intendere». La Parola è viva ed efficace. Rigenera una comunità delusa e infiacchita.
Così fa Gesù nelle sinagoghe della Galilea, tanto che «tutti gli rendono lode». E’ l’unico passo del vangelo dove risuona questa frase. Nella Bibbia la lode è sempre riferita a Dio, ma qui è rivolta anche a Gesù, perché è in lui che si rivela il volto misericordioso del Padre.

«Con la potenza dello Spirito».
Il figlio di Maria viene chiamato Figlio di Dio perché lo Spirito Santo era sceso su di lei e la potenza dell’Altissimo l’aveva coperta con la sua ombra. Mentre Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, lo Spirito Santo era sceso su di lui, come volo di colomba. Pieno di Spirito Santo Gesù si allontana dal Giordano e, guidato dallo Spirito, si inoltra nel grande deserto per essere tentato dal diavolo. Abitato dallo Spirito di Dio Gesù appare come «il più forte» che scaccia «il forte». Per questo la sua parola è straordinaria: non è una filastrocca imparaticcia o un moralistico sermone che fa addormentare gli ascoltatori. Dicono infatti: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?».
Condotto dallo Spirito Gesù, una volta ritornato al suo paese «entrò di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia». Nella sinagoga ogni fedele maschio, da quando a dodici anni diventa “bar mizwah”, figlio del precetto, può leggere i testi sacri. Forse è proprio Gesù che chiede il rotolo dei profeti. In quel tempo infatti non vi era ancora nulla di stabilito riguardo alla lettura dei Nebiìm, dei profeti, che accompagnava la proclamazione solenne della Torah.
«Trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me”». Dovremmo piuttosto tradurre: “cercò il passo”. Il verbo greco usato, infatti, ha tra i suoi significati primari quello di “trovare dopo un’accurata ricerca”. Vuol dire che Gesù aveva deciso di leggere proprio quel testo, che diventa il suo preciso programma di vita. Dirà anzi a tutti quelli che lo ascoltano: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Nelle sinagoghe ogni sabato venivano lette e commentate le Scritture, e si pregava Dio chiedendo la liberazione del popolo. Nei villaggi di Galilea si trovava il popolo più povero e diseredato, spogliato e derubato di ogni diritto; qui Gesù incontra l’Israele più umiliato e oppresso dai potenti. Il Regno di Dio annunciato da Gesù deve cominciare a istaurarsi  là dove il popolo è afflitto, povero, affamato, disperso come “pecore senza pastore”. Per Gesù il Regno di Dio può essere annunciato soltanto partendo dal contatto diretto con le persone più bisognose di liberazione . Gesù è un pastore che ha l’odore delle pecore. Non è venuto per insegnare una nuova dottrina religiosa, ma ad annunciare la novità di una presenza che libera e salva: in lui Dio è presente e agisce in maniera nuova ed efficace. Guarire, liberare dal male, togliere dall’abbattimento e dallo sconforto, risanare le ferite, guarire dall’oppressione della politica e di una religione deviata, mostrare il volto dell’amore e del perdono di Dio, costituiscono le vie che Gesù percorrerà. Sono il suo “programma pastorale”, da fare nostro in ogni momento. Un buon avvertimento ai parroci  che iniziano il loro servizio nelle comunità!
L’avvento del Regno non è qualcosa di privato e di “spirituale”. Una “spiritualità” che non incontra la storia , con i suoi drammi, le sue oscurità e le sue speranze, è una spiritualità deviata. Non cristiana.
La Parola che Gesù annuncia non è una parola che rimane scritta su un libro, ma una Parola che si compie oggi, nella storia. La Parola è Gesù stesso. Questa Parola accade quando, in Gesù, diventa forza liberatrice, umile ma efficace, nel mezzo della vita, alla portata di chiunque la accolga con fede.

               Giorgio Scatto          

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