don Luciano Cantini "Con la potenza dello Spirito"


don Luciano Cantini  
III Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (24/01/2016)
Vangelo: Lc 1,1-4; 4,14-21 
Con la potenza dello Spirito
Lo Spirito Santo che era disceso su Gesù in forma corporea, come una colomba (Lc 3,22),
accompagna il Signore e in lui manifesta tutta la sua potenza. Luca aveva raccontato l'esperienza nel deserto: Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto (Lc 3,1). Viene da domandarci cosa significhi potenza dello Spirito. A detta di san Basilio, il Paraclito fu "il compagno inseparabile" di Gesù durante tutta la sua vita; il Vangelo di Luca (insieme agli Atti) più di ogni altro sottolinea l'azione dello Spirito nella vita di Cristo e della prima Comunità cristiana.
All'inizio della predicazione di Gesù, in questo breve sommario che introduce la visita a Nazareth, sembra che l'evangelista abbia una sola affermazione che lo preoccupa: lo Spirito che ha permesso il concepimento di Gesù, che ha ricevuto dopo il battesimo, che lo ha guidato nel deserto, quello Spirito è ancora con Gesù e lo accompagna nel ministero della predicazione.
Della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto
L'evangelista nel prologo descrive quale sia stato il suo modo di operare: non è l'unico a scrivere e non il primo e pur facendo tesoro di quanti lo hanno preceduto, ha voluto condurre una sua accurata indagine, per redarne un resoconto fin dagli inizi. Luca è voluto andare ai fondamenti della fede, e rivolgendosi ad un ipotetico Amico di Dio (Teofilo) desidera confermare e rafforzare la solidità degli insegnamenti che ha ricevuto.
L'impegno dichiarato di Luca è quello di porsi in seconda battuta, dopo il racconto ordinato degli avvenimenti dei testimoni oculari; la sua ricerca è un approfondimento dopo la catechesi iniziale. Il resoconto ordinato che ne esce non aggiunge particolarità storiche quanto sistematizza il messaggio di fede per renderlo solido fondamento della vita. Più di ogni altro si preoccupa li leggere l'opera dello Spirito santo in Gesù perché quello stesso Spirito possa essere libero di agire in ciascuno di noi.
Lo Spirito del Signore è sopra di me
È interessante il susseguirsi di verbi e delle azioni descritte con minuzia, all'andata e al ritorno: si alzò, gli fu dato, aprì... riavvolse, riconsegnò, sedette. Come accorto sceneggiatore pone ciò che gli interessa al centro le parole di Isaia Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. Non è soltanto il centro della predicazione a Nazareth ma il senso di tutta l'azione di Gesù che è dallo Spirito il consacrato con l'unzione (l'Unto in italiano, il Cristo in greco, il Messia in ebraico) così che ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre (Fil 2,11).
L'anno di grazia del Signore
La priorità nel discorso di Nazareth è dato alla Parola: il lieto annuncio portato ai poveri, la libertà proclamata ai prigionieri e la vista ai ciechi. È attraverso il Vangelo (lieto annunzio) l'unzione dello Spirito raggiunge tutti gli uomini a partire dai poveri per renderli liberi. Ogni umana azione di liberazione non produce frutto se non lasciamo crescere in noi quella Parola di verità che sola ci rende liberi (cf Gv 8,32).
L'anno di grazia che Gesù proclama, il Giubileo, è segno di fede in Dio e nella sua Misericordia perché la terra, la storia, la vita appartengono a Dio. Nel Giubileo della tradizione ebraica la terra, segno della eredità di Dio agli uomini tornava ai primi proprietari, così il povero ridotto in schiavitù per i debiti riaveva la sua vita, si ristabiliva nel pieno diritto quella libertà che Dio aveva donato al suo popolo. La vocazione di ogni uomo che accoglie il lieto annuncio, è proprio affidarsi alla Misericordia e alla Provvidenza di Dio, che supera i limiti della storia e del contingente.
Oggi si è compiuta questa Scrittura
Letteralmente «Oggi si è compiuta questa Scrittura nei vostri orecchi».
Oggi: in questo tempo in cui viviamo si compie questa parola.
I nostri orecchi sono il luogo del compimento della Scrittura: siamo fisicamente coinvolti; non è un mero ascolto di suoni e rumori che passano e vanno, nella nostra persona la Parola è destinata a trovare dimora (Cf Gv 1,14), come seme gettato nel buon terreno (Cf Lc 8,11).

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