DON Paolo Scquizzato, “Oggi si è compiuta questa Scrittura”. Quest’oggi, è l’oggi dell’incarnazione

OMELIA 3a Domenica Tempo Ordinario. Anno C
Dio ha un sogno: che: i poveri siano fatti oggetto di salvezza; i prigionieri siano messi in libertà; i ciechi riacquistino la vista; gli oppressi conoscano la libertà, e la storia conosca la possibilità di una ricreazione.
Gesù dice: “con me – oggi – il sogno di Dio s’è fatto realtà” (cfr. v. 21).
Anzitutto è in me a compiersi questo sogno di Dio. Quando mi permetto di entrare in contatto col ‘Dio più intimo a me di me stesso’ (Agostino), e gli lascio spazio di azione, di espansione, la mia vita conosce pian piano una vera e propria ricreazione, un mutamento. Questo per il fatto che l’energia divina che riposa in me inizia a dilatarsi, a irraggiarsi guarendo la mia cecità, le mie durezze, le mie schiavitù dal male e dagli egoismi che tanto diminuiscono l’umano.
E poi il sogno di Dio si realizza anche fuori di me. Molti uomini, lungo la storia, hanno desiderato – consciamente o inconsapevolmente – compiere il sogno di Dio. Si tratta di coloro i quali hanno cercato di liberare gli oppressi, di aprire gli occhi agli schiavi, di riscattare i poveri della terra. Sono i rivoluzionari, di ogni epoca e
latitudine. Sono gli epigoni dei grandi movimenti di liberazione, che hanno sempre avuto però bisogno di un braccio armato per farsi strada, e che hanno finito solo di spargere oceani di sangue rendendo l’umanità ancora più povera e oppressa.

Dio non compie alcuna rivoluzione. L’amore non fa rivoluzioni. L’amore non pretende che la realtà cambi a tutti i costi, perché questo richiederebbe sempre un atto di violenza e – in ultima analisi – un’arma in mano.
L’amore non cambia l’amato, mai. Cambia sempre se stesso. Chi trasforma se stesso trasforma l’umanità intera.
Perché la realtà possa essere modificata, e tornare ad essere foriera di vita, luogo di liberazione, l’amore non opera dall’esterno, ma come lievito nella pasta (cfr. Gal 5, 9), vi entra dentro, si confonde con la realtà, ne partecipa, se ne fa carico, paga di persona, prende parte al male stesso trasformandolo così dall’interno.
Cercare di trasformare in bene una realtà maligna dall’esterno, sarà sempre occasione di violenza e moltiplicazione del male stesso. Non si esporta benevolenza “da fuori”, sarebbe stucchevole elemosina; come voler esportare democrazia facendo piovere bombe dal cielo sul mondo dei cattivi.
 l’oggi in cui Dio non attende che l’uomo diventi Dio, ma è Dio a diventare uomo, ad impastarsi con l’umanità, mescolandosi col suo male, ad assumerla nella carne, fino a versare per lei sangue ed innalzarla all’unione con sé.
L’incarnazione di Dio nel mondo non è finita con l’umanità di Gesù, ma continua nell’uomo e attraverso l’umano. Il sogno di Dio si realizza col nostro entrare nella storia degli uomini, e “Amouriseur le monde”, portare l’amore nel mondo, come diceva Teilhard de Chardin.
Ciascuno di noi può trasformare l’umanità partendo dalla pasta in cui ogni giorno ha le mani immerse. Trasformare significa introdurre nel vasto mare del male, un principio di vita diverso, un antidoto, che per quanto piccolo è capace di sprigionare un’energia infinita, come l’amore. E allora ‘tutta la pasta sarà lievitata’. «A ogni nuovo crimine o or­rore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi» (Etty Hillesum, Diario).

Abbiamo la possibilità di dare compimento al sogno di Dio, facendoci compagni di viaggio dei poveri, degli oppressi, degli umiliati e degli offesi, dei peccatori, dei ciechi ovvero di coloro che hanno solo visto e conosciuto il male e mai lo splendore della luce del sole. Di prendere parte alle loro storie ferite, condividendone i pesi. Saremo così quinto Vangelo, bella notizia che rimarrà nella storia degli uomini – e nella speranza – anche oltre ogni oltre.


FONTE:DON Paolo Scquizzato,

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