p. Alberto Maggi OSM"GESU’ COME ELIA ED ELISEO E’ MANDATO NON PER I SOLI GIUDEI "

IV TEMPO ORDINARIO – 31 gennaio 2016
GESU’ COME ELIA ED ELISEO E’ MANDATO NON PER I SOLI GIUDEI - Commento al Vangelo di
p. Alberto Maggi OSM  Lc 4,21-30
STUDI BIBLICI "G. VANNUCCI, 
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura

che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla
sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente
voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde
a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”».
Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in
verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per
tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu
mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al
tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono
fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città,
per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Il vangelo di questa domenica ci presenta la prima fallimentare predica di Gesù a Nazaret. L’evangelista
– già l’abbiamo visto domenica scorsa – presenta un Gesù a Nazaret che si alza e legge un famoso
brano, conosciutissimo, atteso, quello del capitolo 61 del profeta Isaia, che indicava la venuta del
Messia. Ma, arrivato al punto in cui dice “proclamare l’anno di grazia del Signore”, Gesù interrompe la
lettura e non prosegue con quello che era il versetto più atteso: “e la vendetta del nostro Dio”.
Era quello che il popolo aspettava, dominato dai romani. Allora vediamo il proseguimento di questo
brano, il capitolo 4 di Luca, dal versetto 21 al 30. Allora cominciò a dire loro nella sinagoga: «Oggi si è
compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». E l’evangelista continua aggiungendo: “Con i vostri
orecchi”. Gesù, alludendo a una citazione del profeta Ezechiele che dice che il popolo ha orecchi ma
non ascolta, perché è una genia di ribelli, prepara quello che segue.
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Tutti, cioè tutti i presenti nella sinagoga … E qui bisogna tradurre bene questo termine, gli davano
testimonianza. Il verbo “testimoniare” in greco è martireo, da cui il termine “martire” che conosciamo
tutti. Dal contesto dipende se è una testimonianza a favore o contro. Qui è chiaramente una
testimonianza contro. Quindi è meglio tradurre Tutti gli erano contro.
Ed erano meravigliati, sconvolti. Da che cosa? Delle parole di grazia, perché Gesù non ha parlato della
vendetta contro i dominatori, ma soltanto di grazia.
Che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Non stanno mettendo in
dubbio la paternità di Giuseppe, perché, come ha scritto l’evangelista, era figlio, come si credeva, di
Giuseppe. Ma “figlio”, nella cultura del tempo, non indica soltanto colui che è nato dal padre, ma colui
che gli assomiglia nel comportamento. Quindi evidentemente Gesù non assomiglia al padre nel
comportamento. Probabilmente anche Giuseppe partecipava di questi ideali nazionalisti, violenti. Nei
testi ebraici del tempo l’appellativo “Giuseppe” significava addirittura “il pantera”, quindi dà l’idea di
qualcosa di bellicoso.
Quindi Gesù non assomiglia al padre. Ebbene Gesù, anziché calmare gli animi, rincara la dose. Ma egli
rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso”. Sarà poi quello che
gli diranno sulla croce, “Ha salvato gli altri, salvi se stesso”.
Quanto abbiamo udito che accadde … E qui Gesù rincarando la dose parla di una città rivale di Nazaret,
usando un termine dispregiativo “in quella Cafarnao”, fallo anche qui, nella tua patria!”. Usando il
termine “patria” l’evangelista vuol far comprendere che quanto accade a Nazaret sarà poi
rappresentativo di tutto quello che accadrà nella sua terra.
Poi aggiunse: «In verità” … Quindi è un’affermazione solenne … “ io vi dico: nessun profeta è bene
accetto nella sua patria”. Perché? Il profeta chi è? E’ quell’individuo che, in sintonia con Dio, non ripete
le cose del passato, ma crea le nuove. Ecco allora che sarà sempre vittima dell’avversione e
dell’opposizione della classe sacerdotale al potere. E poi Gesù fa quello che non doveva fare. C’erano
due episodi della storia di Israele che si preferiva tenere nel dimenticatoio, nel passato. Erano episodi
nei quali, di fronte a delle emergenze, Dio ha soccorso non gli ebrei, quelli che avevano dei diritti, dei
privilegi, ma è andato a soccorrere niente meno che i disprezzati, i pagani.
Erano due episodi che si preferiva dimenticare. Gesù invece li toglie dal dimenticatoio. “Anzi, in verità io
vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e
ci fu una grande carestia in tutto il paese - quindi anche in Israele - ma a nessuna di esse fu mandato
Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. Quindi in terra pagana. Gesù sta indicando che l’amore di
Dio è universale, che non significa soltanto “estensione”, cioè ovunque, ma “qualità”, cioè per tutti.
L’amore di Dio non è attratto dai meriti delle persone, ma dai loro bisogni.
E poi Gesù rincara ancora la dose. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma
nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». Un altro pagano, se non addirittura un nemico di
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Israele. E’ troppo. Infatti, all’udire queste cose, tutti nella sinagoga… I “tutti” sono gli stessi dei quali
l’evangelista diceva “tutti gli davano testimonianza” cioè “tutti gli erano contro”.
Tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno, letteralmente “schiumarono” di ira. Si alzarono e lo
cacciarono fuori della città. L’evangelista sta anticipando quella che poi sarà la sua fine quando verrà
ucciso fuori della città santa di Gerusalemme.
E lo condussero fin sul ciglio del monte. Il monte qui richiama il monte Sion dov’è costruita
Gerusalemme, quindi l’evangelista in questo episodio ci sta anticipando quella che poi sarà la fine di
Gesù, il rifiuto totale da parte del suo popolo.
Sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. La prima volta che Gesù predica in una sinagoga il
risultato è che tenteranno di ammazzarlo. Per Gesù, che non correrà mai pericolo con i peccatori, con la
gentaglia, con la feccia della società, i luoghi e le persone più pericolosi saranno quelli religiosi. Saranno
questi che cercheranno di ammazzarlo, di lapidarlo, di eliminarlo.
Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Perché l’evangelista scrive questo dato che
sembra un po’ strano. Tutta la folla dei presenti in sinagoga che cerca di catturare Gesù e di ucciderlo e
lui come fa a passare in mezzo a loro? L’evangelista sta anticipando il fatto della risurrezione: la morte
non si è impadronita di Gesù, ma egli continua il suo cammino.
E conclude il brano con si mise in cammino. In cammino verso dove? Verso Gerusalemme. Quindi Gesù
da questo primo rifiuto poi nella sua terra ha compreso che incontrerà soltanto opposizione, incontrerà
pericolo di morte. Ma Gesù non si arrende, lui deve essere testimone del perdono di Dio, dell’amore del
Padre anche a scapito della propria vita.





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