Don Attilio GIOVANNINI sdb"La Conversione: fare frutti"

28 febbraio 2016 | 3a Domenica di Quaresima - Anno C | Spunti per la Lectio
La Conversione: fare frutti
Fare frutti.
*Taglialo! Perché deve sfruttare il terreno?


C'è una punta di minaccioso, di vendicativo, nel discorso di questo padrone. Tanto che suscita per riflesso una richiesta di mitigazione, di tolleranza:

*lascialo ancora quest'anno...

Una proposta che ci fa, credo, simpatia.
Gesù in verità racconta questa parabola per farci capire anzitutto la necessità di convertirci. Egli coglie ogni occasione, approfitta di tutto per battere questo tasto. Il suo slogan è:

*Il Regno è vicino. Convertitevi!

Che poi, se vogliamo, è un vecchio discorso. Già i profeti dei tempi più antichi non facevano altro che redarguire il popolo, in tutti i toni, perché si convertisse, minacciando pure terribili castighi agli impenitenti. Da cui prese piede la teoria della retribuzione: se sei bravo, Dio ti benedice e ti va tutto bene; se sei cattivo, Dio ti punisce e ti becchi ogni sorta di sventure.
Una teoria forse necessaria per menti ancora primitive, ma che si rivela presto inadeguata e falsa.
Certo, di fronte alle calamità e ai disastri è naturale cercare una ragione, o trovare un colpevole. Ci viene spontaneo esclamare: "Che male ho fatto perché mi capiti questo?"; o: "Perché Dio mi punisce così?".
Domande senza risposta. Il male rimane un mistero. L'unica cosa che possiamo dire è che succedono guai e catastrofi perché siamo in un mondo im-perfetto, vale a dire non compiuto, ancora in costruzione, a cui insuccessi e difetti sono inerenti per forza di cose. Noi stessi siamo imperfetti e peccatori, e forse la più parte delle tragedie sono colpa nostra, non abbiamo neanche bisogno che Dio ci punisca: ci facciamo male da soli, col nostro egoismo e le nostre passioni insane.
E tuttavia Gesù respinge il rapporto diretto tra peccato e disgrazia. E anche se è vero che Dio non può affrancarci dal male che ci facciamo da noi, egli però ci offre una via di uscita dal peccato (e dalle sue conseguenze). Dio non ci chiede solo di convertirci, ce ne dà anche il modo. Dio viene incontro alla nostra debolezza donandoci non solo il perdono continuo, ma anche le grazie e i mezzi della conversione. Per cui, se non ne approfittiamo, siamo davvero inescusabili.
La stessa minaccia di castigo (quello eterno, ben inteso), serve per scuoterci. Ma prima del castigo Dio fa tutto il possibile per riportarci a salvezza. Dio non si rassegna facilmente ad ammettere che non ci sia più nulla da fare con noi. Qualunque sia stato il nostro passato, e per quanto incomprensibile sia il presente, possiamo esser certi che agli occhi di Dio siamo abbastanza importanti perché egli ci chiami a diventare sempre qualcosa di più di quello che siamo.
E lo diventiamo ad onta di tutte le disgrazie e gli orrori. Un buon esempio di questo può essere la figura di Carlo Urbani, che non si è salvato dalla SARS, ma con la SARS ha salvato il suo essere persona. Egli infatti in mezzo al contagio ha conservato la sua umanità, e l'ha salvata per sempre in grazia del suo eroismo nel servire gli ammalati. Non per nulla il suo nome è già su tutte le enciclopedie.
Anche la giornalista Anabel Flores Salasar, uccisa dai narcos l'altra settimana, non ha salvato la pelle, ma ha salvato il suo essere persona vera, che non si piega al male e non si rassegna al trionfo della violenza (mentre i narcos hanno ucciso proprio la loro umanità e sono falliti proprio come persone ...almeno fino a quando non si convertiranno e porteranno frutti di giustizia).

L'invito a convertirci in questa quaresima è serio.
Cerchiamo di non perdere anche questa occasione.
Non si sa mai. Potrebbe essere l'ultima.

Don Attilio GIOVANNINI sdb
Fonte:  www.donbosco-torino.it  

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