Don Bruno FERRERO sdb"La Conversione. Se sapessi che è l'ultima volta...."

28 febbraio 2016  | 3a Domenica di Quaresima - Anno C   |  Omelia
La Conversione. Se sapessi che è l'ultima volta....
TESTO (Lc 13,1-9) 
Le notizie del telegiornale riportano a Gesù. È un fatto confermato anche dagli storici: il governatore
della Giudea, Pilato, aveva ordinato il massacro di un gruppo di giudei, colpevoli soltanto di essere radunati insieme. Pilato in effetti era allergico a tutti movimenti di folla.
Nella Palestina del primo secolo, il male era generalmente considerato come il castigo di una colpa. Quella gente in realtà sembra voler chiedere al Maestro: "Che colpa avevano commesso quei poveretti per dover morire così?".
Invece di rispondere, Gesù rincara la dose e partendo dal massacro di Pilato, causato da una precisa responsabilità umana, aggiunge quello di un incidente avvenuto ai piedi del bastione a sud-est di Gerusalemme, in cui, in questo caso, la crudeltà e la volontà dell'uomo non c'entravano per nulla.
Gesù non rivendica l'innocenza delle vittime né da una risposta teologica al problema del male, ma invita tutti alla conversione. Gesù vuole che i suoi interlocutori cambino la direzione della loro vita; non è venuto per tenere un corso di teologia fondamentale.
Non dite: "Meno male! È capitato a loro! Certamente qualcosa di male avevano combinato…". Il fatto che siate sopravvissuti non prova che siate innocenti! Siete tutti peccatori allo stesso modo e dovete convertirvi finché siete in tempo, prima di trovarvi di fronte a Dio.
Là dobbiamo andare tutti.
Proprio quando la vita è serena e spensierata bisogna accogliere la Parola salvatrice di Dio, che ci dà un senso e una direzione. Siamo nelle mani di Dio e apparteniamo a Dio. Se lo crediamo non soltanto con la testa, ma anche con il cuore, allora siamo veramente liberi, perché sappiamo che cosa è veramente importante nella vita.

Una signora esprime così questo pensiero:

Se sapessi che è l'ultima volta ti guarderei mentre ti addormenti, ti rimboccherei le coperte con più attenzione, ringrazierei il Signore per la tua vita preziosa. Ti guarderei dormire per un po'.
Se sapessi che è l'ultima volta ti accompagnerei fino alla porta quando esci, ti darei un bacio e un abbraccio e ti chiamerei indietro per dartene un altro.
Se sapessi che è l'ultima volta ascolterei la tua voce, spegnerei la TV, poserei il giornale e ti dedicherei tutta la mia attenzione. Ricorderei il suono della tua voce e la luce dei tuoi occhi.
Se sapessi che è l'ultima volta ti ascolterei cantare, canterei con te e ti chiederei di cantare un'altra volta.
Se sapessi che è l'ultima volta che sto con te, vorrei dare importanza a ogni istante. Non mi preoc-cuperei dei piatti, del cortile, e neppure delle bollette. Se sapessi che è l'ultima volta, vorrei stare con te sempre.
Se sapessi che è l'ultima volta che stiamo insieme, vorrei renderti felice. Cucinerei la tua cena preferita, ti proporrei il tuo gioco preferito. Prenderei un giorno di permesso solo per stare con te. Non mi affannerei tanto per raccogliere i giocattoli e rifare il letto. Ti ricorderei quanto sei importante per me. Ti direi quanto desidero che tu vada in Paradiso. Ti direi di non avere paura, ma di essere forte. Ti direi che ti amo, e ridendo condivideremmo i nostri ricordi preferiti.
Se sapessi che è l'ultima volta che stiamo insieme, leggerei la Bibbia con te e direi una preghiera a Dio. Ringrazierei il Signore per averci fatti incontrare e per essersi preso cura di noi in modo così speciale.
Se sapessi che è l'ultima volta che stiamo insieme, piangerei perché vorrei passare più tempo con te.
Se sapessi che è l'ultima volta

Non so affatto quando sarà l'ultima volta.
Aiutami, Signore, a mostrare il mio amore
a tutte le persone che hanno inciso sulla mia vita.
Questa può essere l'ultima volta in cui stiamo insieme.
Il fatto che la vita sia così fragile e, tutto sommato, breve non la rende un gioco spietato. Gesù ci dice che Dio non è un esattore, né un poliziotto, né un giudice severo. Soprattutto non aspetta impassibile che le sue creature si presentino per il rendiconto finale.
Nella prima lettura, Dio si presenta come un padre che ha a cuore ciò che succede ai suoi figli:

Il Signore disse: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele".
Troviamo qui quattro verbi magnificamente e amorevolmente "paterni": "Ho osservato…, ho udito…, conosco le sue sofferenze…, sono sceso per liberarlo…".
Convertirsi significa allora semplicemente andare verso Dio che, attraverso gli avvenimenti della vita, lieti o drammatici, ci sta cercando per portarci in salvo.
Diamo il nome di vita proprio a questo periodo di tempo che è l'unica occasione che ci è data per incontrarci con Lui.

Con una piccola parabola, Gesù aggiunge un'altra consolante caratteristica di Dio:

"Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai""
Dio è paziente, assicura Gesù. È commovente l'immagine di Dio che aspetta che i suoi figli si decidano finalmente a portare frutti.
Questo significa che Dio ha fiducia in noi e soprattutto esprime un altro dei pensieri più consolanti del cristianesimo: le persone possono cambiare.

UNA POESIA D'AMORE

Una delle più belle poesie d'amore degli ultimi tempi è stata scritta da una ragazza americana. È intitolata: "Le cose che non hai fatto". Eccola:

Ricordi il giorno in cui presi a prestito la tua macchina nuova e l'ammaccai?
Credevo che mi avresti uccisa, ma tu non l'hai fatto.
E ricordi quella volta in cui ti trascinai alla spiaggia, e tu dicevi che sarebbe piovuto, e piovve?
Credevo che avresti esclamato: "Te l'avevo detto!". Ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta in cui civettavo con tutti per farti ingelosire, e ti eri ingelosito?
Credevo che mi avresti lasciata, ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta in cui rovesciai la torta di fragole sul tappettino della tua macchina?
Credevo che mi avresti picchiata, ma tu non l'hai fatto.
E ricordi quella volta in cui dimenticai di dirti che la festa era in abito da sera e ti presentasti in jeans?
Credevo che mi avresti mollata, ma tu non l'hai fatto.
Sì, ci sono tante cose che non hai fatto.
Ma avevi pazienza con me, e mi amavi, e mi proteggevi.
C'erano tante cose che volevo farmi perdonare quando tu saresti tornato dal Vietnam.
Ma tu non sei tornato.
Una regola d'oro:

Passeremo nel mondo una sola volta.
Tutto il bene, dunque, che possiamo fare o la gentilezza che possiamo manifestare a qualunque essere umano, facciamoli subito.
Non rimandiamolo a più tardi, né trascuriamolo, poiché non passeremo nel mondo due volte.
Possiamo constatarlo nella vita di tutti i giorni:

Alla moglie, qualunque fosse il motivo, un uomo ripeteva: "Tu non capisci proprio niente!". Effettivamente lei non aveva studiato oltre la quinta elementare, non si interessava di politica, non leggeva giornali; si occupava soltanto dei figli, della casa, del bucato, della cucina, del pollaio, del lavoro al calzaturificio.
Quando si accendeva una discussione in famiglia, il marito, rifiutando per principio ogni dialogo assennato, pregiudizialmente concludeva: "Tu non capisci proprio niente!".
Il suo disinteresse per i bambini era costante. A lui, un marcantonio nerboruto che pure lavorava sodo come muratore, bastava seguire il calcio in televisione, i film gialli e le veline.
Quando Pina, sua moglie, tentava di coinvolgerlo in qualche problema serio per valutare l'opportunità di una spesa o la scelta del luogo di villeggiatura o i risultati scolastici dei ragazzi o il bilancio familiare... la sua risposta era sempre la stessa, pronta, secca, definitiva: "Tu non capisci proprio niente!".
Una sera, in casa, mentre la TV trasmetteva una partita della nazionale, venne a mancare improvvisamente la corrente elettrica. Succedeva spesso, in quella zona di campagna, soprattutto in occasione di qualche temporalaccio estivo.
Il marito, brontolando con la sua abituale presuntuosa sicumera, si avviò a scendere nel buio dello scantinato per controllare e sostituire la valvola fusibile nel quadro di distribuzione.
"Accendi una candela!", gli suggerì la moglie. Al solito il marito ribatté: "Tu non capisci proprio niente! Conosco il posto a memoria!". Ma quella sera, evidentemente, qualcosa non funzionò a dovere. Così il pover'uomo scivolò su un gradino, dopo aver lanciato un urlo disumano, picchiò una testata tremenda e finì al suolo tramortito, sanguinante e con fratture varie.
Chiamata d'urgenza un'autoambulanza, la moglie, accasciata, accompagnò il marito al Pronto soccorso in ospedale. Il caso era molto grave ma i medici, dopo giorni e giorni di cure intensive, riuscirono a salvare la vita al poveretto.
Quando infine l'infortunato si risvegliò, dopo quattro giorni, vide Pina accanto al letto, china su di lui con gli occhi pieni di lacrime, amorosa e trepidante. La povera donna non l'aveva abbandonato un solo istante: giorno e notte, era rimasta sempre vicina a lui, con mille attenzioni e con infinite preghiere e lacrime.
Dopo due settimane di degenza, quando finalmente l'uomo poté mormorare le prime parole, farfugliando penosamente sussurrò a Pina, mentre due grosse lacrime gli brillavano negli occhi: "Sono proprio un animale. Non avrei mai creduto che tu mi volessi tanto bene!".
E Pina, col suo sorriso di sempre, amabile e luminoso, gli bisbigliò sottovoce: "Tu non capisci proprio niente!".
Possiamo incominciare a capire, possiamo diventare migliori, l'uomo può cambiare. Questo compito è aperto, ma terribilmente serio.
San Paolo ci ha esortati così:

Tutte queste cose… sono state scritte per nostro ammonimento,
di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi.
Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.
Don Bruno FERRERO sdb

Commenti

Post più popolari