Don Bruno FERRERO sdb"Mentre pregava il suo volto cambiò d'aspetto..."

21 febbraio 2016 | 2a Domenica di Quaresima - Anno C  | Omelia
Mentre pregava il suo volto cambiò d'aspetto...
Vangelo: Lc 9,28-36 
Alcune farfalle volteggiavano intorno ad un falò acceso nella notte. Avevano inclinazioni scientifiche
e filosofiche e, volando intorno alle fiamme che le riscaldavano e le illuminavano, si chiedevano:
"Che cosa sarà mai il fuoco?".
"È una cosa che rischiara", diceva una.
"È una cosa che riscalda", ribatteva un'altra.
Ma le loro erano risposte erano insoddisfacenti, inadeguate.
Alla fine una delle farfalle si buttò in mezzo alle fiamme. Per un istante divenne essa stessa una fiamma.
"Ora lei sa che cos'è il fuoco", dissero le altre.

Conoscere una persona non è facile. Figuratevi che cosa sarà stato per i discepoli conoscere Gesù. Quante volte al giorno si saranno posti quella domanda che costella i Vangeli: "Chi è veramente quest'uomo?". Gesù sa che il suoi amici dovranno affrontare dei momenti difficili e allora, per un attimo, li fa passare nel fuoco.
La scena che abbiamo visto nel Vangelo ha un intenso sapore biblico: la montagna e la preghiera. Non viene detato il nome del monte: nella Bibbia, il termine monte indica il luogo teologico in cui Dio si rivela e parla.
Fino a questo punto, nel Vangelo questa rivelazione è avvenuta nel, è stato il luogo intimo dell'incontro, quasi dell'abbraccio, di Gesù con il Padre. Gesù porta con sé tre discepoli, li fa entrare in questa comunione incomparabile, che nei vangeli è semplicemente definita preghiera.
In quel momento il cielo e la terra entrano in contatto in modo sconvolgente:

Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.

Mosè ed Elia rappresentano la Legge e i Profeti, cioè l'Antico Testamento, la Bibbia degli Ebrei. Parlano dell'esodo messianico di Gesù, di quel mistero di Passione - morte - Riesurrezione che Gesù sta cercando invano di far comprendere ai suoi.
Difatti che cosa fanno, in un momento così grande e solenne, i tre amici di Gesù?

Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno.

Anche nel momento decisivo del Getsemani, i tre (sempre loro) si addormenteranno. Nel Vangelo il sonno dei discepoli non è segno di stanchezza, ma di torpore spirituale.
Nel momento decisivo, prima della Passione, nell'Orto degli Ulivi, Gesù rivolge ai suoi un rimprovero pieno di tristezza: "Così non avete potuto vegliare con me nemmeno un'ora? State svegli e pregate per resistere nel momento della prova; perché la volontà è pronta ma la debolezza è grande".
La fede cristiana non è a basso prezzo! È una sfida a noi stessi e al mondo.

"Sono una cristiana impegnata, convinta che non siaè sufficiente ricordarsi di Dio soltanto alla domenica. Partecipo alle attività di gruppi giovanili: riunioni, conferenze, incontri di preghiera, attività in parrocchia. Considero la mia fede fondamentale per costruire la vita, cerco di corredarla di una preparazione culturale adeguata ai tempi e alla società in cui vivo.
Ma ecco che all'improvviso sembra che tutto mi si sbricioli fra le dita. E se non ci fosse quel Dio per il quale io e tanta altra gente lavoriamo tanto non ci fosse? E se la nostra vita fosse davvero un insieme di funzioni biologiche? Molte persone sono convinte di questo e sono persone come me, con un cuore che batte, gioisce e soffre. Come posso essere sicura che sono io, e non loro, ad avere ragione? Che senso ha tutto il mio impegno, se mi ritrovo sconsolata a chiedermi se Dio esistae davvero?", si è domandata una giovane.
Pascal, un celebre pensatore, definiva la fede "un'oscurità luminosa".
Vegliare durante la notte non è romantico: bisogna lottare contro il freddo e la stanchezza. Non ci si può fare l'abitudine. Solo quando si è intensamente toccati da qualcuno si può vegliare per aspettarlo.
Quando si svegliano, i discepoli vedono solo la gloria. Ne sono abbagliati.

Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa". Egli non sapeva quello che diceva.

Pietro vorrebbe fermare quell'istante. È così facile credere in quel momento: Gesù è lo sfolgorante Messia che tutti aspettano. Così va proprio bene: gloria e riflettori per tutti.
Presto però Ma lle luci si spengono: Gesù andrà fino in fondo. Scenderà da quell'altura monte per salire su un altro monte, nel buio del cielo e della terra, coperto solo del suo sangue.
È la cosa più difficile che Gesù dovrà spiegare ai suoi: quella gloria luminosa si conquista, è frutto di un amore reale e si ottiene nella carne e nel sangue, nella fatica di ogni giorno, nel dono totale e nel sacrificio, se è necessario.
Tutte cose difficili da capire.
Il Padre dei Cieli, che ben conosce la fragilità delle sue creature, fa dà la sua autorevole raccomandazione:

Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!".

Come dire: "Fidatevi di Lui!". O anche: "Non c'è nessun altro che vi possauò indicare la strada!".
È quello che fa Abramo, l'abbiamo sentito nella prima lettura: si fida totalmente di Dio.
Una star della musica internazionale, Bob Dylan, ha dichiarato nel suo stile un po' ruvido: "Puoi essere un fanatico del rock, puoi avere droghe a volontà, puoi essere un uomo d'affari o un ladro d'alto rango, ma dovrai sempre riconoscere che hai d'aver bisogno di Lui".
La conclusione di questo el brano deli Vangelo è proprio quella:

Restò Gesù solo.

Avranno capito Ii discepoli avranno capito? Il momento di fuoco ha dato loro una fede coraggiosa? Non abbastanza, perché sulla montagna della croce la loro fede vacillerà e vigliaccamente abbandoneranno Gesù e lo lasceranno solo un'altra volta.
Non sono molti quelli che capiscono:

"Ho appena terminato di leggere "Le tifose della bella morte", un libro sull'eutanasia. Mentre leggevo mi si accapponava la pelle per l'indignazione e il disgusto, ma soprattutto provavo pietà per quelle povere persone sostenitrici dell'eutanasia. Mi sono stupita profondamente nel leggere che al Convegno erano presenti soprattutto donne anziane, che hanno sperimentato la bellezza della vita ed ora vogliono disfarsene, come se fosse qualcosa di troppo.
Io vorrei urlare a tutti che la vita di ogni creatura è sacra ed è bella. Sono una ragazza di ventidue anni, diversamente abile fin dalla nascitanata handicappata. Sono affetta da Ho una malattia della pelle, che mi procura piaghe su tutto il corpo, ho perso i capelli, le unghie dellei mani e dei piedi, le mie dita sono chiuse a pugno, da sei mesi devo sottopormi alla dialisi quattro volte al giorno. Da questa descrizione potrei sembrare un mostro, ma non lo sono, o almeno io non mi sento tale. Non è semplice trascorrere ventidue anni sulla croce, ma credo in Dio, lo amo intensamente e lo ringrazio per avermi donato la vita, perché ogni giorno che mi regala è un'occasione in più che ho per amarlo e servirlo.
Ho voluto far conoscere la mia esperienza perché i "luminari" che sostengono l'eutanasia capiscano che non hanno alcun diritto sulla vita altrui. Ogni vita che sboccia è un dono divino e, se questa vita è segnata in modo particolare dal dolore, rappresenta un doppio dono, perché la sofferenza ci matura, ci permette un dialogo profondo con Dio, ci aiuta a espiare molti peccati e a tamponare le scempiaggini dei folli".

Il segreto c'è ed è proprio quello che Gesù ha voluto far vivere ai suoi amici. Per cercare di comprenderlo bisogna salire sulle due montagne, quella della Trasfigurazione e quella della Passione, con Lui.
Se vogliamo veramente conoscerlo, dobbiamo stare con lui.

Un giovane cinese decise di diventare un provetto intagliatore di giada. Si recò perciò dal migliore maestro di tutta la Cina e si mise a bottega da lui.
Il primo giorno il maestro gli mise in mano un pezzo di giada e gli disse: "Tienilo stretto in pugno".
Per tutto il giorno il giovane rimase fermo con il pugno chiuso. Non fece nient'altro.
Il giorno dopo, si presentò baldanzoso dal maestro, convinto di imparare qualcosa di nuovo. Il maestro però gli mise in mano un pezzo di giada e gli disse: "Stringi il pugno". E per tutto il giorno il giovane rimase nuovamente fermo impalato con il pugno stretto su un pezzo di giada.
Così il giorno dopo e il giorno dopo ancora. Per un anno intero.
Un mattino, come era ormai abituato a fare, il giovane si presentò dal maestro con la mano aperta. Come al solito, il maestro gli mise una pietra in mano.
Appena la pietra gli sfiorò la mano, il giovane esclamò: "Ma questa non è giada!".
Il maestro sorrise dicendogli: "Ora conosci la giada".
Solo mantenendo il contatto è possibile conoscere. Solo con la preghiera, la liturgia e la lettura della Bibbia possiamo avere il coraggio di credere.
San Paolo ci esorta così:

La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!
Don Bruno FERRERO sdb
  Fonte:  www.donbosco-torino.it

Commenti

Post più popolari