don Davide Arcangeli, " Sarai pescatore di uomini! "

Commento su Luca 5,1-11
V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/02/2016)
Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )
  Visualizza Lc 5,1-11
Nella liturgia di questa domenica troviamo tre protagonisti che ci trasmettono un unico messaggio:
Isaia, Paolo e Pietro sono accomunati dal dono di incontrare il Signore e dalla chiara percezione del proprio peccato. Isaia si lamenta perché ha visto la Presenza nel tempio, come un grande manto i cui lembi possono già riempire tutto quanto, o come un'esperienza di fumo, nube, e rombo che fa tremare la terra. Si ripete ciò che Mosè aveva vissuto sul Sinai e la paura di Isaia rievoca quella di tutto il popolo di Israele, davanti ad una manifestazione terribile e straordinaria. È la coscienza immediata della propria piccolezza e dipendenza, ma anche della propria distanza da un Dio così grande e potente.
Questa stessa coscienza viene avvertita da Paolo, che si autodefinisce "aborto". Di fronte all'annuncio del Vangelo, che è una vocazione scritta fin dalla sua nascita, Paolo si è comportato da persecutore, a causa del suo peccato. L'immagine dell'aborto sottolinea una promessa di vita mancata. Eppure la grazia di Dio è più forte del peccato dell'uomo e Paolo ha potuto conoscere il Signore, che è apparso a lui, ultimo tra tutti gli apostoli.
Infine questa è l'esperienza di Pietro, che accoglie Gesù nella barca e si fida della sua parola, andando a pescare al largo in pieno giorno. L'improvvisa e miracolosa pesca di tanti pesci, fino a fare affondare due barche, pone Pietro e i compagni davanti alla potenza inaudita della Parola di Dio, un mistero Santo davanti a cui l'uomo percepisce tutta la sua miseria. Così Pietro preso dallo sgomento si inginocchia e pronuncia quella frase famosa: "Allontanati da me, perché sono un peccatore". Gesù risponde con un invito, che suona come la vocazione di Pietro: "non temere, d'ora in poi sarai pescatore di uomini".
La situazione esistenziale di Pietro è anche quella di molti di noi che hanno paura di incontrare Dio, perché è radicalmente "diverso" da noi e dalle nostre aspettative e ci può mettere in ansia, per la paura di dover modificare i nostri progetti o le sicurezze che ci siamo costruiti.
Anche chi ha fatto un primo incontro, bello e ricco, con lui, spesso si considera indegno di andare fino in fondo nel rapporto con lui, per seguirlo dove egli vuole. Infine tutti noi ci sentiamo spesso indegni di annunciare il Vangelo, perché la potenza di quella Parola ci sovrasta talmente, che noi non sappiamo come potremmo servirla e accampiamo tante scuse: non sono adeguatamente preparato; mi sento lontano da Dio; cosa potrà mai fare Dio con me? Qui il nostro peccato diventa una giustificazione di comodo, per non metterci in gioco fino in fondo.
Se seguiamo l'itinerario di Isaia, Paolo e Pietro noi siamo degni proprio in quanto peccatori. Se non avessimo coscienza del nostro peccato, non potremmo essere annunciatori della Parola. Ma proprio in quanto peccatori perdonati, in quanto ammalati ogni giorno guariti dalla grazia di Dio, noi possiamo testimoniare e annunciare la potenza di quella Parola che perdona, risana, guarisce. Così diventiamo anche noi, pescatori di uomini, senza volerlo, ma solo in risposta ad un invito preciso di Gesù: "non temere", perché la Parola di Dio è come una grazia che ci trasforma e che si comunica per attrazione misteriosa, fino a coinvolgere tante persone intorno a noi.
Alice è una mamma di due figli e anche una catechista in parrocchia. Di mestiere fa la segretaria ed è contenta del suo lavoro e della sua famiglia. Ha accettato di slancio una richiesta del parroco per diventare catechista, perché c'era bisogno in parrocchia...ma ora sente la difficoltà e il peso di questo impegno. Non è come il lavoro, dove ogni giorno hai un compito preciso da svolgere. Fare la catechista non è semplicemente portare a termine gli argomenti del giorno... almeno si riuscisse a finirli, con i bambini che dopo dieci minuti hanno già perso completamente l'attenzione, faticosamente ottenuta dopo venti minuti di "ssht" e toni di voce che si impennano improvvisamente. Il problema più grave poi è che i genitori non si fanno quasi mai vedere e spesso non portano neanche i figli al catechismo, perché tutto, dal calcio alla danza, passa davanti alla povera ora di catechismo... questi sono i pensieri di Alice, che di fronte a Dio pensa di essere lei in errore. Sicuramente non è lei all'altezza di fare la catechista. Ma se solo Alice potesse vedere nel cuore di quei genitori, come vede Dio, allora i suoi pensieri cambierebbero: vedrebbe infatti l'ansia per le difficoltà della vita, le frustrazioni pesanti di ogni giorno e la paura di conoscere Dio, nascosti dietro ad una maschera di indifferenza e superiorità. Alice sentirebbe tenerezza per ciascuno di loro e, senza falsi buonismi, sarebbe in grado di accoglierli per come sono, uscendo dal cerchio chiuso del senso di inferiorità e dell'orgoglio ferito. Alice non temere, gli dice oggi Gesù, perché sarai pescatore di uomini! Non resta che lasciare tutto e seguirlo...

Commenti

Post più popolari