Don Gianni MAZZALI sdb"QUARESIMA PER UNA VITA NUOVA"

28 febbraio 2016  |  3a Domenica di Quaresima - Anno C   |   Omelia
QUARESIMA PER UNA VITA NUOVA
Se non siamo distratti ci accorgiamo che la Quaresima è davvero un tempo "forte" e si fa incalzante.
Con Gesù siamo andati nel deserto per renderci conto delle lotte che dobbiamo sostenere contro il Maligno. Con Gesù siamo saliti sul Tabor per assaporare, per brevi istanti, una vita luminosa, davvero bella. Percepiamo, nonostante la confusione e l'incertezza che caratterizzano il nostro tempo, che c'è un'urgenza che viene dal profondo di rinnovarci, di non cedere all'assuefazione, di collaborare con Dio per trasformare la nostra vita.

A TU PER TU CON DIO

La lettura della pagina dell'Esodo ci fa sentire una certa invidia, un rammarico nei confronti di Mosè che sperimenta inattesa la presenza di Dio ed ha la possibilità di dialogare con lui, di sentirne la voce, di essere avvolto nella sua presenza. Ci sono momenti della nostra vita in cui invochiamo che Dio sia presente, che si faccia sentire, che ci indichi la direzione verso cui camminare e, con sconforto, Egli sembra essere sordo, assente, lontano. Rimaniamo perplessi, dubbiosi, delusi. La Parola oggi vuole entrare nelle nostre esperienze dell'assenza di Dio, per confermarci che Egli c'è, è presente, si rende visibile con segni e vuole che noi lo sentiamo tale. Mosè vaga nel deserto con il gregge di Ietro con la disillusione di un totale fallimento della sua vita. Dio si manifesta a lui nel fuoco del roveto che arde senza consumarsi e indica a Mosè che la sua vita deve cambiare totalmente, che deve tornare in Egitto e liberare il suo popolo dalla schiavitù. Mosè reagisce come reagiremmo noi di fronte ad un compito impossibile: manifesta la sua incapacità e indaga sulla credibilità e autenticità del suo interlocutore. E Dio rivela il suo nome, Yahweh (Io sono Colui che sono) affermando di essere lo stesso Dio dei Patriarchi e dichiarando il suo fermo proposito di liberare il suo popolo:"Il Signore, Dio dei vostri Padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi". Dio svela il suo nome e la sua volontà di salvezza in questa pagina biblica tra le più sublimi della Rivelazione e ci conferma che anche noi conosciamo il suo nome, siamo oggetto della sua predilezione, possiamo dialogare a tu per tu con lui e continuare a realizzare nella vita di ogni giorno la missione che egli ci ha affidato. Noi ci fidiamo di lui ed affrontiamo, sulla sua parola, le sfide che incontriamo ogni giorno sul nostro cammino.

IL TEMPO STRINGE

Paolo, richiamando il comportamento contraddittorio e ribelle degli Ebrei nel deserto, usa un'espressione che ci lascia di stucco: "Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi". Sembra che Paolo si sia sbagliato se consideriamo che, dopo più di duemila anni dal tempo in cui scriveva ai Corinti, non si è conclusa la storia del mondo. Oppure, pur ammettendo che Paolo ritenesse vicina la fine del mondo, la Parola rivelata vuole dirci, attraverso lo scritto di Paolo, che non possiamo più rifugiarci nell'attesa perché l'Evento si è realizzato, Dio ci ha salvati in Gesù ed ora è il "nostro" tempo, il tempo della nostra risposta, il tempo in cui viviamo la stagione di Dio. Convertirci, per usare l'espressione plastica di Paolo, significa "stare in piedi" "non cadere", resistere, non cedere al vento delle tentazioni che offusca ed abbatte l'immagine di Dio in noi. Il tempo ci incalza perché Dio costantemente fa irruzione nella nostra vita.

DIO COMUNQUE E' PAZIENTE

Seguiamo Gesù nell'interpretare due fatti di cronaca alla luce della fede e impariamo a fare lo stesso con l'ossessione delle informazioni che ci vengono fornite dai media. Di fronte alla efferata e sprezzante violenza di Pilato e alla morte di 18 persone per il crollo di una torre Gesù, con un tono provocante, apparentemente sembra chiedersi se le morti inflitte dal governatore e causate dalla caduta della torre siano conseguenza dei peccati e delle colpe delle vittime ed invece egli vuole trarre un insegnamento per i suoi interlocutori ripetendo la stessa espressione che sembra una sfida: "(…)se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo". Gesù vuole che ciò che accade attorno a noi non ci porti a riflettere sulle responsabilità altrui, ma sulla nostra, sull'urgenza di "convertirci", di cambiare da di dentro, di vivere una vita nuova. E tuttavia questa urgenza si incontra con la "pazienza di Dio, il suo accettare i "tempi lunghi" dell'uomo, le nostre incertezze, le nostre contraddizioni: "Vedremo se porterà frutti per l'avvenire".

"Diciamo sempre grazie a Dio,
anzitutto per la sua pazienza e misericordia"
(Papa Francesco).
Don Gianni MAZZALI sdb
Fonte:  www.donbosco-torino.it  

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