fr. Massimo Rossi,"Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende…”;
II DOMENICA DI QUARESIMA - 21 febbraio 2016
Gn 15,5-12.17-18; Sal 26/27; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28b-36
Dio grande e fedele, che riveli il tuo volto a chi ti cerca con cuore sincero, rinsalda la nostra fede nel
mistero della croce e donaci un cuore docile, perché nell’adesione amorosa alla tua volontà, seguiamo come discepoli il Cristo tuo Figlio.
“Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d’Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate.”
“La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo.”
“Venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube Pietro ebbe paura…”
“Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende…”; “Darò la mia vita per te!”.
Mai parlare, o decidere sull’onda delle emozioni! Rischiamo di dire, o fare cose di cui, poi, potremmo pentirci.
Celebriamo oggi la trasfigurazione del Signore; più propriamente, la festa liturgica ricorre il 6 agosto; ma il Vangelo omonimo è collocato oggi, II Domenica di Quaresima dell’Anno C; tra quindici giorni rifletteremo sulla famosa parabola del Figliol prodigo, mentre la domenica successiva sarà dedicata all’incontro di Gesù con la donna adultera. Pagine preziose per chi, come noi, ha vissuto o vive affetti importanti, nei quali la fede ha qualcosa da dire, in bene o in male…
È possibile che l’amore per Dio si metta, per così dire, di traverso, tra noi e la persona, le persone che amiamo? Se Dio è l’Amore, con la ‘A’ maiuscola, come può entrare in conflitto con i nostri amori, siano essi di natura familiare, come quello tra padre e figlio (cfr. Lc 15); siano essi di altra natura, come quello coniugale, o simili (cfr. Gv 8)?
Pazienza! Ne parleremo al momento opportuno, illuminati sempre della parola di Gesù.
Dunque, Trasfigurazione!
Il Signore decise di mostrarsi nel suo sublime splendore divino non a tutto il gruppo dei Dodici, ma soltanto a tre di loro: bah, chissà perché solo a loro tre, avrà avuto i suoi buoni motivi…
Gli stessi tre apostoli Gesù chiamò più vicino a sé nell’orto degli Ulivi, la notte dell’arresto, affinché vegliassero con lui; i racconti evangelici attestano che non era Sua abitudine pregare la sera insieme a qualcuno: quando parlava con Dio, Gesù desiderava stare solo; ma quella notte no.
Non c’è da stupirsi che Pietro, Giovanni e Giacomo si fossero addormentati; un po’ la stanchezza, un po’ il vino che avevano bevuto durante (l’ultima) la cena… Un po’ anche la circostanza molto particolare, nella quale, furono spettatori di una vera e propria metamorfosi del Figlio di Dio: la Scrittura sottolinea che uno strano torpore assale coloro che assistono alla manifestazione di Dio: fu così sul Tabor, lo abbiamo appena ascoltato; fu così anche nel Getzemani, quando il Signore, colto da profonda angoscia, pregò così intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra (cfr. Lc 22,44).
La vera trasfigurazione, la vera manifestazione di Dio nella persona del Figlio avvenne durante i giorni della Passione. Il quarto Evangelista parla più volte dell’ora di Gesù: al capitolo 12, riporta le parole del Signore in proposito: “È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo: L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò. La folla che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: Un angelo gli ha parlato. Rispose Gesù: Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me.” (12,23-33).
Come avete sentito, anche questa volta, così come sul Tabor, venne una voce dal cielo: “L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò”; e Gesù commenta: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi.” Il significato delle parole del Padre celeste è lo stesso: l’amore di elezione con il quale Dio predilesse il Figlio, fece sì che il Figlio fosse esaltato dal Padre, come canta san Paolo nel suo straordinario inno cristologico contenuto nella lettera ai Filippesi (cap.2).
Questa manifestazione gloriosa, e la successiva esaltazione sulla croce, sono per noi!
Per noi che, come i tre apostoli, non siamo capaci di mantenere le promesse che continuamente facciamo al Signore.
Per noi che perdiamo le occasioni migliori per contemplare la maestà di Cristo, affannati e alienati dai mille impegni che esauriscono le nostre giornate.
Per noi che non riusciamo mai, o quasi mai, a integrare gli incontri con il Signore nella vita di tutti i giorni.
Per noi che non ascoltiamo la Parola del Signore, ignorando l’esortazione che (oggi) Dio ci rivolge.
Per noi che non parliamo volentieri di Cristo, e preferiamo fare silenzio, anche quando dovremmo esprimere la nostra fede “opportune et inopportune” come dice san Paolo…
A proposito, non riesco a capacitarmi di come Pietro, Giacomo e Giovanni abbiano potuto tacere la visione che avevano avuto sul Tabor. Ma neanche con i loro 9 compagni …nemmeno un accenno?
L’incontro di Dio può avere un impatto talmente violento, e impressionare così tanto la natura umana, da togliere il respiro: nessuna sorpresa che, reduci da una esperienza così forte, i tre apostoli abbiano tenuto per sé ciò che avevano visto e sentito.
Ma allora, mi chiedo: è auspicabile vedere Dio faccia a faccia, o dobbiamo piuttosto temerlo che desiderarlo? convincerci, com’erano convinti gli Ebrei, che vedere Dio significa morire?
Niente paura, per noi, poveri mortali, il problema non si pone! Vedere Dio è privilegio dei Santi!
E la strada verso la santità è ancora lunga…
Ma c’è un diritto che nessuno può (più) toglierci – ho detto ‘diritto’, non ‘pretesa’! –: incontrare Cristo nella sua Parola e nei sacramenti della Chiesa.
Il viaggio verso la santità, nel quale la vita e le relazioni ci danno parecchio filo da torcere, conosce per fortuna delle soste, in cui possiamo riposarci dalle fatiche della settimana: e queste soste, ove troviamo ristoro, come in una radura che improvvisamente si spalanca nel folto di una foresta e tutto è pace, tutto questo è la domenica, il giorno del Signore.
Fonte:http://www.paroledicarne.it
Gn 15,5-12.17-18; Sal 26/27; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28b-36
Dio grande e fedele, che riveli il tuo volto a chi ti cerca con cuore sincero, rinsalda la nostra fede nel
mistero della croce e donaci un cuore docile, perché nell’adesione amorosa alla tua volontà, seguiamo come discepoli il Cristo tuo Figlio.
“Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d’Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate.”
“La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo.”
“Venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube Pietro ebbe paura…”
“Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende…”; “Darò la mia vita per te!”.
Mai parlare, o decidere sull’onda delle emozioni! Rischiamo di dire, o fare cose di cui, poi, potremmo pentirci.
Celebriamo oggi la trasfigurazione del Signore; più propriamente, la festa liturgica ricorre il 6 agosto; ma il Vangelo omonimo è collocato oggi, II Domenica di Quaresima dell’Anno C; tra quindici giorni rifletteremo sulla famosa parabola del Figliol prodigo, mentre la domenica successiva sarà dedicata all’incontro di Gesù con la donna adultera. Pagine preziose per chi, come noi, ha vissuto o vive affetti importanti, nei quali la fede ha qualcosa da dire, in bene o in male…
È possibile che l’amore per Dio si metta, per così dire, di traverso, tra noi e la persona, le persone che amiamo? Se Dio è l’Amore, con la ‘A’ maiuscola, come può entrare in conflitto con i nostri amori, siano essi di natura familiare, come quello tra padre e figlio (cfr. Lc 15); siano essi di altra natura, come quello coniugale, o simili (cfr. Gv 8)?
Pazienza! Ne parleremo al momento opportuno, illuminati sempre della parola di Gesù.
Dunque, Trasfigurazione!
Il Signore decise di mostrarsi nel suo sublime splendore divino non a tutto il gruppo dei Dodici, ma soltanto a tre di loro: bah, chissà perché solo a loro tre, avrà avuto i suoi buoni motivi…
Gli stessi tre apostoli Gesù chiamò più vicino a sé nell’orto degli Ulivi, la notte dell’arresto, affinché vegliassero con lui; i racconti evangelici attestano che non era Sua abitudine pregare la sera insieme a qualcuno: quando parlava con Dio, Gesù desiderava stare solo; ma quella notte no.
Non c’è da stupirsi che Pietro, Giovanni e Giacomo si fossero addormentati; un po’ la stanchezza, un po’ il vino che avevano bevuto durante (l’ultima) la cena… Un po’ anche la circostanza molto particolare, nella quale, furono spettatori di una vera e propria metamorfosi del Figlio di Dio: la Scrittura sottolinea che uno strano torpore assale coloro che assistono alla manifestazione di Dio: fu così sul Tabor, lo abbiamo appena ascoltato; fu così anche nel Getzemani, quando il Signore, colto da profonda angoscia, pregò così intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra (cfr. Lc 22,44).
La vera trasfigurazione, la vera manifestazione di Dio nella persona del Figlio avvenne durante i giorni della Passione. Il quarto Evangelista parla più volte dell’ora di Gesù: al capitolo 12, riporta le parole del Signore in proposito: “È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo: L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò. La folla che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: Un angelo gli ha parlato. Rispose Gesù: Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me.” (12,23-33).
Come avete sentito, anche questa volta, così come sul Tabor, venne una voce dal cielo: “L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò”; e Gesù commenta: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi.” Il significato delle parole del Padre celeste è lo stesso: l’amore di elezione con il quale Dio predilesse il Figlio, fece sì che il Figlio fosse esaltato dal Padre, come canta san Paolo nel suo straordinario inno cristologico contenuto nella lettera ai Filippesi (cap.2).
Questa manifestazione gloriosa, e la successiva esaltazione sulla croce, sono per noi!
Per noi che, come i tre apostoli, non siamo capaci di mantenere le promesse che continuamente facciamo al Signore.
Per noi che perdiamo le occasioni migliori per contemplare la maestà di Cristo, affannati e alienati dai mille impegni che esauriscono le nostre giornate.
Per noi che non riusciamo mai, o quasi mai, a integrare gli incontri con il Signore nella vita di tutti i giorni.
Per noi che non ascoltiamo la Parola del Signore, ignorando l’esortazione che (oggi) Dio ci rivolge.
Per noi che non parliamo volentieri di Cristo, e preferiamo fare silenzio, anche quando dovremmo esprimere la nostra fede “opportune et inopportune” come dice san Paolo…
A proposito, non riesco a capacitarmi di come Pietro, Giacomo e Giovanni abbiano potuto tacere la visione che avevano avuto sul Tabor. Ma neanche con i loro 9 compagni …nemmeno un accenno?
L’incontro di Dio può avere un impatto talmente violento, e impressionare così tanto la natura umana, da togliere il respiro: nessuna sorpresa che, reduci da una esperienza così forte, i tre apostoli abbiano tenuto per sé ciò che avevano visto e sentito.
Ma allora, mi chiedo: è auspicabile vedere Dio faccia a faccia, o dobbiamo piuttosto temerlo che desiderarlo? convincerci, com’erano convinti gli Ebrei, che vedere Dio significa morire?
Niente paura, per noi, poveri mortali, il problema non si pone! Vedere Dio è privilegio dei Santi!
E la strada verso la santità è ancora lunga…
Ma c’è un diritto che nessuno può (più) toglierci – ho detto ‘diritto’, non ‘pretesa’! –: incontrare Cristo nella sua Parola e nei sacramenti della Chiesa.
Il viaggio verso la santità, nel quale la vita e le relazioni ci danno parecchio filo da torcere, conosce per fortuna delle soste, in cui possiamo riposarci dalle fatiche della settimana: e queste soste, ove troviamo ristoro, come in una radura che improvvisamente si spalanca nel folto di una foresta e tutto è pace, tutto questo è la domenica, il giorno del Signore.
Fonte:http://www.paroledicarne.it
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