fra Damiano Angelucci"Come una feritoia di luce "
Commento al Vangelo della III Domenica di Quaresima; 28 febbraio 2016 Come una feritoia di luce
TESTO (Lc 13,1-9)
COMMENTO
Un ammonimento ma anche l’annuncio della pazienza e benevolenza del nostro Signore, il Cristo,
che come il vignaiolo della parabola è venuto a concederci un tempo di Grazia ( ricorderete il discorso inaugurale nella sinagoga di Nazareth ) in forza della quale poter vivere e donare i frutti di bontà persi lungo una storia umana naufragata nel mare del male e nella durezza del cuore; un anno simbolico che significa anche un tempo non infinito e che quindi ci sollecita alla vigilanza e alla conversione.
Il nostro divino vignaiolo non è venuto certo per condannare o per imporre pesanti leggi da osservare , ma solo il dolce peso della legge dell’amore scambievole, di un amore che Lui per primo ha annunciato e vissuto fino al sacrificio di sé, dissodando e concimando le nostre coscienza assopite. L’esistenza della morte fisica, e della violenza umana è sotto gli occhi di tutti, e anzi per molti è come uno scandalo che impedirebbe di credere alla bontà di Dio.
La croce di Gesù è ben più di una bacchetta magica. Chi l’abbraccia con fede ottiene il cambiamento del cuore e dello sguardo sulla realtà, e tutto diventa un’occasione e una possibilità di essere dono d’amore per gli altri. La morte fisica, corporale non è dunque un male assoluto, e irreversibile, ma se non volgiamo lo sguardo all’amore crocifisso e risorto di Gesù Signore per lasciarci guarire, la morte che ne seguirebbe sarebbe ben peggiore e, soprattutto definitiva.
Nel mezzo di tanto dolore che appesantisce la storia del mondo e le nostre storie personali, abbiamo sicura speranza di trovare nel Signore Gesù uno squarcio di luce che apre su un mondo rinnovato, redento pacifico.
fra Damiano Angelucci da Fano: tennista fallito per Grazia di Dio, frate francescano per vocazione,
TESTO (Lc 13,1-9)
COMMENTO
Un ammonimento ma anche l’annuncio della pazienza e benevolenza del nostro Signore, il Cristo,
che come il vignaiolo della parabola è venuto a concederci un tempo di Grazia ( ricorderete il discorso inaugurale nella sinagoga di Nazareth ) in forza della quale poter vivere e donare i frutti di bontà persi lungo una storia umana naufragata nel mare del male e nella durezza del cuore; un anno simbolico che significa anche un tempo non infinito e che quindi ci sollecita alla vigilanza e alla conversione.
Il nostro divino vignaiolo non è venuto certo per condannare o per imporre pesanti leggi da osservare , ma solo il dolce peso della legge dell’amore scambievole, di un amore che Lui per primo ha annunciato e vissuto fino al sacrificio di sé, dissodando e concimando le nostre coscienza assopite. L’esistenza della morte fisica, e della violenza umana è sotto gli occhi di tutti, e anzi per molti è come uno scandalo che impedirebbe di credere alla bontà di Dio.
La croce di Gesù è ben più di una bacchetta magica. Chi l’abbraccia con fede ottiene il cambiamento del cuore e dello sguardo sulla realtà, e tutto diventa un’occasione e una possibilità di essere dono d’amore per gli altri. La morte fisica, corporale non è dunque un male assoluto, e irreversibile, ma se non volgiamo lo sguardo all’amore crocifisso e risorto di Gesù Signore per lasciarci guarire, la morte che ne seguirebbe sarebbe ben peggiore e, soprattutto definitiva.
Nel mezzo di tanto dolore che appesantisce la storia del mondo e le nostre storie personali, abbiamo sicura speranza di trovare nel Signore Gesù uno squarcio di luce che apre su un mondo rinnovato, redento pacifico.
fra Damiano Angelucci da Fano: tennista fallito per Grazia di Dio, frate francescano per vocazione,
Fonte:http://www.fradamiano.blogspot.it/
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