Missionari della Via Commento su Luca 13,1-9
Commento su Luca 13,1-9
Missionari della Via
III Domenica di Quaresima (Anno C) (28/02/2016)
Vangelo: Lc 13,1-9
Il Vangelo di oggi ci da una chiave di lettura importantissima per la nostra vita: ogni fatto doloroso è un'occasione per convertirci, per cambiare, per migliorare!
Partiamo dai fatti: Pilato, governatore romano della Giudea, per dare dimostrazione della forza dell'impero di Roma, aveva fatto uccidere brutalmente dei pellegrini galilei insieme agli animali che stavano sacrificando nel Tempio; un vero abominio per la mentalità biblica. alcune persone vanno da Gesù e gli chiedono: "Come mai a quelle persone gli è successo ciò? Quali peccati avranno mai commesso per "meritarsi" questo "castigo?". Gesù non risponde a questa domanda (sbagliata), ma li invita ad usare questi fatti dolorosi come occasioni per cambiare. Vediamo due punti.
Primo: innanzitutto Gesù fa capire che è sbagliato cercare sempre un collegamento diretto tra colpa e morte, tra peccato e infortunio, della serie: se lo meritava? Dio l'ha punito! Non è un problema di "colpa maggiore o minore" ma è un'occasione di conversione per chi lo viene a sapere: se non vi convertite, perirete anche voi allo stesso modo! Cioè usate questi avvenimenti dolorosi come occasioni per convertirvi, perché anche a voi non arrivi una morte improvvisa, senza senso, senza che vi siate minimamente preparati all'incontro con Dio.
Dunque il Signore ci invita a chiederci: ma se c'ero io al loro posto, in che condizione mi sarei trovato? Come mi sarei presentato davanti a Dio? Sono in grazia di Dio? Mi son confessato di recente? Sto cercando di vivere nella verità e nella giustizia? Come prima cosa il Signore ci invita ad usare questi avvenimenti come occasioni per riflettere sulla nostra vita e convertirci oggi: d'altronde Dio ci ha assicurato la Sua misericordia, ma il domani non ce lo ha assicurato nessuno (sant'Agostino).
Secondo: Queste situazioni di dolore diventano occasioni di conversione perché ci chiamano ad agire per aiutare gli altri! Il punto non è chiedersi se uno si merita o no di soffrire, ma se mi lascio scomodare dalla sua sofferenza! Il dolore è una chiamata all'amore, alla missione; la sofferenza, mia o altrui, è una vocazione ad amare di più! Quanti santi sono sbocciati dall'incontro con la sofferenza: pensiamo a sant'Ignazio di Loyola, che costretto a letto per mesi iniziò a conoscere il Signore e la vita interiore, accorgendosi della vanità della vita mondana; a san Filippo Neri e don Bosco, che partirono nella loro missione di educatori dall'incontro con la sofferenza dei bambini di strada; a san Giuseppe Cottolengo che, profondamente scosso dall'incontro con una povera donna in fin di vita, perché povera e non accolta nell'ospedale, diede vita alla Piccola Casa della Divina Provvidenza; o a Madre Teresa, che nell'incontro con un povero per la strada riconobbe la voce di Cristo che diceva: "ho sete"... noi siamo affamati di gossip, sentiamo tanti fatti di cronaca, vediamo tanti amici persi, assistiamo alla scristianizzazione della nostra società; bene, oltre a sentire queste notizie, ci lasciamo toccare? Ci diamo da fare? Siamo pronti a mettere in gioco la nostra vita per gli altri? Questi fatti rimangono cronaca o diventano impegno a favore gli altri? Quanto sarebbe bello se in noi diventassero ciò che sono, cioè chiamata ad agire, a donarci di più...
Ecco allora il perché della parabola del vignaiolo. Dio ha diritto di chiederci frutti: Egli bussa al nostro cuore attraverso i fatti dolorosi della vita e ci chiama a rientrare in noi, a vivere nella verità e all'amore, non al menefreghismo. A che serve che mi commuovo, vedendo in tv fatti devastanti, se poi non muovo nemmeno un dito? La vita è una domanda di senso a me: non mi è richiesto di avere una risposta a tutti i perché teorici della vita, ma che io dia risposta ai bisogni degli altri con la dedizione a la cura.
Le situazioni di dolore sono appelli che Dio mi fa perché inizio veramente ad amare, a dare una svolta alla mia vita, a darmi da fare per gli altri, ad essere misericordioso, riscoprendo che nella vita ciò che conta è amare, e che l'unica misura dell'amore è amare senza misura! Questa è la qualità umana più alta! Gesù usa pazienza, ci da tutto se stesso per farci sbocciare, come il vignaiolo della parabola che aspetta tempo e si prende cura del fico perché porti frutto. Sì, siamo chiamati a portare frutti buoni, a sbocciare, ma potremo farlo solo se ci lasceremo interpellare dai fatti seri della vita.: ogni avvenimento è un' occasione che hai per decidere chi essere e quanto amare! E' l'amore che ha spinto Gesù a dare la sua vita per noi e i santi a ricambiare a questo dono donandosi interamente a Lui per la salvezza degli altri. E tu quanto vuoi dare della tua vita?
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