mons. Roberto Brunelli"Sulla tua parola getterò le reti"

Sulla tua parola getterò le reti
mons. Roberto Brunelli
V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/02/2016)
Vangelo: Lc 5,1-11 
Nelle complesse vicende narrate dalla Bibbia, un filo conduttore può essere quello delle vocazioni:
sono innumerevoli i personaggi che hanno ricevuto da Dio la chiamata a svolgere uno specifico compito. Da Abramo a Mosè, da Davide a Maria di Nazaret, dai profeti agli apostoli, la storia della salvezza è passata per tanti uomini e donne che, pur consapevoli di esserne indegni, si sono resi disponibili a realizzare quanto è stato loro indicato.
Le letture di oggi ne offrono tre esempi. La prima (Isaia 6,1-8) è costituita dal racconto dello stesso protagonista, chiamato alla missione profetica nel contesto mistico di una grandiosa visione concessagli mentre assiste ai sacrifici nel tempio di Gerusalemme. La seconda lettura (1Corinzi 15,1-11) richiama per accenni la nota vicenda della folgorazione di Paolo sulla via di Damasco. Il vangelo (Luca 5,1-11) narra la chiamata di Pietro.
La scena si svolge sul lago di Gennésaret, allora denominato anche Mare di Galilea. Sulla riva la folla si accalca intorno a Gesù, il quale sale sulla barca del pescatore Simone (il futuro Pietro) chiedendogli di scostarsi un poco dalla riva per permettergli di parlare al cospetto di tutti. Terminato il discorso, egli invita Pietro e i suoi compagni a prendere il largo per andare a pescare; il futuro apostolo gli obietta che l'hanno appena fatto, per tutta la notte, senza prendere nulla, ma per rispetto e fiducia gli obbedisce: "Sulla tua parola getterò le reti". Ed ecco il prodigio: "Presero una quantità enorme di pesci", tanto da indurli a chiedere aiuto ai compagni di un'altra barca, e "riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare". Nel comune stupore, Pietro prende coscienza di trovarsi di fronte a un uomo investito della potenza di Dio, e al suo confronto avverte la propria indegnità; allora si getta alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore". Si colloca a questo punto la vocazione, nella risposta di Gesù: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini".
Che cosa intendesse con quelle parole risulta chiaro dal seguito della vicenda di Pietro, costituito capo della Chiesa incaricata di andare in tutto il mondo a portare la salvezza a chi ne vorrà beneficiare. Venti secoli dimostrano quanto abbondante sia stata anche la pesca di uomini, sulla quale tuttavia si possono fare alcune considerazioni. Gli uomini che hanno aderito al vangelo sono stati tanti, se ormai li si conta a centinaia di milioni; e ciò non è avvenuto certo per merito degli annunciatori: come Pietro, anch'essi sono peccatori; come Pietro, che nel momento in cui Gesù appariva sconfitto ha negato di conoscerlo, tante volte in venti secoli i continuatori della sua missione se ne sono rivelati indegni. Dunque se la "pesca" è stata così abbondante, bisogna riconoscervi la volontà e l'intervento di Dio.
Il compito poi non è certo concluso, perché molti sono quelli che ancora il vangelo non lo conoscono: ed è segno dell'inesauribile bontà di Dio che egli continui a chiamare "pescatori di uomini", i quali, malgrado gli insuccessi, le difficoltà e la precisa coscienza di essere inadeguati, continuano a gettare le reti. Lo fanno "sulla sua parola", fidandosi di lui, confidando che sia lui a dettare le regole, a guidare gli eventi e a decretarne gli esiti.
E' poi da chiedersi chi siano, i "pescatori di uomini" che Dio continua a chiamare, e in proposito occorre sfatare una convinzione diffusa. Essi non sono soltanto il papa e gli altri vescovi con i preti e i frati; se il compito di annunciare il vangelo è della Chiesa, non bisogna dimenticare che la Chiesa è costituita da tutti i battezzati. L'invito ad annunciare il vangelo, ciascuno a suo modo, magari nella misura minima dell'esserne coerente testimone con il proprio stile di vita, è rivolto a chiunque - pur consapevole di esserne indegno - si onori di portare il nome di cristiano.

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