ORDINE DEI CARMELITANI, LECTIO DIVINA"La fede nella parola di Gesù e la pesca miracolosa"

LECTIO DIVINA: 5ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C)
Lectio:  Domenica, 7 Febbraio, 2016
La fede nella parola di Gesù e la pesca miracolosa
La chiamata dei primi discepoli
Luca 5, 1-11
1. Orazione iniziale
Padre mio, ora la tua Parola è qui! Si è levata come sole dopo una notte buia, vuota e solitaria:
quando manca lei, è sempre così, lo so. Dal mare, ti prego, soffi il dolce vento dello Spirito Santo e mi raccolga, mi accompagni a Cristo, tua Parola vivente: Lui voglio ascoltare. Non mi scosterò da questa spiaggia, dove Li ammaestra e parla, ma rimarrò qui, finché non mi avrà preso con sé; allora lo seguirò e andrò con Lui, dove mi condurrà.
2. Lettura
a) Per inserire il brano nel suo contesto:

Questo racconto, ricco di grande intensità teologica, si pone come nel centro di un percorso di fede e di incontro con il Signore Gesù, che ci conduce dalla sordità alla capacità piena di ascolto, dalla malattia più paralizzante alla guarigione salvifica, che ci rende capaci di aiutare i fratelli a rinascere con noi. Gesù ha inaugurato la sua predicazione nella sinagoga di Nazareth, rendendo finalmente leggibili e luminose le lettere del rotolo della Torah (4, 16 ss.), ha sconfitto il peccato (4, 31-37) e la malattia (4, 38-41), allontanandoli dal cuore dell’uomo e ha annunciato quella forza misteriosa che l’ha inviato a noi e per la quale egli deve muoversi, correre come gigante, che raggiunge ogni angolo della terra. È qui, a questo punto, che avviene la risposta e inizia la sequela, l’obbedienza della fede; è qui che nasce già la Chiesa e il popolo nuovo, capace di ascoltare e dire di sì.
b) Per aiutare nella lettura del brano:

vv. 1-3: Gesù è sulla riva del mare di Genesareth e davanti a lui sta una grande folla, desiderosa di ascoltare la Parola di Dio. Egli sale su una barca e si scosta da terra; come un maestro e come un prode, lui siede sulle acque e le domina e di lì offre la sua salvezza, che nasce dalla Parola, ascoltata e accolta.

vv. 4-6: Gesù invita alla pesca e Pietro si fida, crede alla Parola del maestro. Per fede prende il largo e getta le sue reti; per questa stesa fede la pesca è sovrabbondante, è miracolosa.

v.7: L’incontro con Gesù non è mai chiuso, ma spinge sempre alla comunicazione, alla condivisione: il dono, infatti, è troppo grande e incontenibile per uno solo. Pietro chiama i compagni dell’altra barca e il dono raddoppia, continuamente cresce.

vv. 8-11: Davanti a Gesù Pietro si inginocchia, adora e riconosce il suo peccato, la sua incapacità, ma Lui lo chiama, con quello stesso tuono che ha sconvolto le acque di tanti mari, lungo tutta la Scrittura: “Non temere!”. Dio si rivela e si fa compagno dell’uomo. Pietro accetta la missione di trarre fuori gli uomini, suoi fratelli, dal mare del mondo e del peccato, così come è stato tratto fuori lui; lascia la barca, le reti, i pesci e segue Gesù, insieme ai suoi compagni.
c) Il testo:

Luca 5, 1-111Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2 e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6 E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8 Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». 9 Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
3. Un momento di silenzio orante
Ascolto e riascolto la voce e le parole di Gesù, la voce del mare e della sabbia lungo la riva. Gesù è seduto e no ha fretta. Raccolgo ogni verbo che Lui mi dice e getto anch’io la mia rete, nel mare di questo spazio di silenzio e solitudine che mi è concesso di vivere con Lui. Mi allontano un po’ da terra, prendo il largo e, fidandomi del Signore, lancio la rete fino alle profondità e così aspetto…
4. Alcune domande
Che mi aprano ancora di più all’ascolto del mio maestro e all’accoglienza del suo insegnamento nel mio cuore. La Parola del Signore è una spada, che in questo momento si trasforma in ago, per cucire e intessere la rete della mia vita. Io rimango fermo e lascio che Lui compia la sua opera in me, opera di bellezza e di felicità.

a) “Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca”. Gesù scende, si siede, prende dimora in mezzo a noi, si abbassa fino a toccare la nostra terra e da questa piccolezza ci offre il suo insegnamento, la sua Parola di salvezza. Anche Matteo fissa la stessa azione di Gesù all’inizio del suo ministero: “…salì sulla montagna e messosi a sedere” (Mt 5, 1); lo stesso fa Marco: “…là restò seduto” (Mc 4, 3) e anche Gv 6, 3. Gesù mi offre tempo, spazio, disponibilità piena per incontrarlo e conoscerlo, ma io so fermarmi, so rimanere, radicarmi in Lui, davanti a Lui? Questo è un atteggiamento sapienziale che il Signore trasmette ai suoi discepoli, perché anch’essi imparino a sedersi (cfr. Lc 10, 39; Gv 11, 20), come Lui.

b) “Lo pregò di scostarsi un poco da terra”. Vediamo che la richiesta del Signore è progressiva, perché Lui, come buon pastore, ci conduce pian piano, ci fa crescere con bontà e pazienza; infatti, dopo questo primo distacco da terra, Lui chiede di prendere il largo. “Scostati da terra! Prendi il largo!”: inviti rivolti alla barca di ogni esistenza, quella mia e quella di ogni uomo e donna che viene in questo mondo. Ho fede, ho fiducia, ho confidenza in lui e perciò mi lascio andare, abbandono le prese? Mi guardo dentro con sincerità e serietà: dove sono piantati gli ormeggi della mia vita?

c) “Getterò le reti”. Pietro ci offre un esempio luminoso di fede nella Parola di Gesù e ci consegna il testimone prezioso della sua avventura di liberazione e di amore: il verbo “gettare”. In questo brano ritorna in due occasioni: la prima volta è riferito alle reti e la seconda alla persona stessa di Pietro. Il significato è forte e chiaro: davanti al Signore possiamo solo gettare le nostre ricchezze e risorse, la nostra intera vita. Noi gettiamo, ma Lui raccoglie. Sempre, con una fedeltà assoluta e infallibile. Provo a inseguire questo verbo nelle pagine dei Vangeli e a fissarmelo nel cuore, come una luce sicura: Mc 4, 26; Lc 13, 19; 21, 2; Mc 11, 7-8; 14, 3. Cerco di fare mia questa azione, questo gesto di vita. Posso pensare a qualcosa di concreto da gettare via, per donarlo a qualcun altro? A un pensiero, un progetto, che tengo ancorato saldamente al mio cuore, alla mia volontà? Mi sento disposto a prendere la mia vita, oggi, così com’è, e gettarla ai piedi di Gesù, in Lui, perché Egli, ancora una volta, mi raccolga, mi risani e mi salvi, facendo di me un uomo nuovo?

d) “Fecero cenno ai compagni dell’altra barca”. Il Signore ha riempito la mia vita con una ricchezza enorme, con misura pigiata, scossa e ancora traboccante; non posso negarlo: il suo amore è davvero così, dà senza misura. Pietro si fa ancora una volta guida per il mio cammino e mi indica la via dell’apertura agli altri, della condivisione, perché nella Chiesa non è possibile stare isolati e chiusi. Tutti siamo mandati: “Va’ dai miei fratelli e dì loro” (Gv 20, 17). Questa dinamica è espressa molto bene nel cap. 1 del Vangelo di Giovanni (40-42); mi soffermo su questo passaparola stupendo, che accende luce su luce, fuoco su fuoco e pongo il mio cuore, la mia vita a confronto con l’esigenza di questa parola. So accostare la mia barca a quella di altri? So riversare nell’esistenza di altri fratelli e sorelle i doni e le ricchezze non miei, che il Signore ha voluto affidare a me in deposito?

e) “Lasciarono tutto e lo seguirono”. So che il verbo “seguire” è molto intenso, è forte, sconvolgente. Lo lascio entrare in me e lo rumino, lo sciolgo nel mio cuore, perché il mio intimo possa assorbire le sostanze di vita che esso contiene. Lo ripeto e dico: “Signore, ti seguirò”. Provo a pensare ad alcuni sinonimi: “camminare dietro”, “fare come Lui”, “tenere lo sguardo fisso su di Lui”… Non sento, forse, subito la mia vita più piena, più luminosa e felice? Non sento che si spezzano le catene della mia solitudine? Sì, devo ammetterlo: seguire il Signore mi rende felice!
5. Una chiave di lettura
Mi scosto da terra e prendo il largo, seguendo il Signore Gesù. Getto via per Lui la mia barca e la mia vita. Mi fido della sua Parola e mi riconosco peccatore, bisognoso della guarigione e della salvezza che vengono solamente da Lui. Lascio che Lui mi parli, che mi racconti la storia meravigliosa del suo Amore per me. Chiamo a questa festa anche i miei amici, i vicini e i conoscenti, perché, insieme, la gioia sia moltiplicata.
* Il mare e il tema dell’esodo:
Gesù è in piedi, sta presso la riva del mare, è innalzato al di sopra delle oscurità minacciose e ignote dei flutti del mare e della vita. Si pone di fronte a questo popolo radunato, pronto per l’ascolto e per l’esodo, Lui, il buon pastore, con la verga della sua Parola. Vuole condurci attraverso i mari e gli oceani di questo mondo, in un viaggio di salvezza che ci porta sempre più vicino al Padre. Il Signore parla e le acque si aprono davanti a Lui, come già è avvenuto presso il mar Rosso (Es 14, 21-23) e presso le rive del fiume Giordano (Gs 3, 14-17). Anche il mare di sabbia del deserto viene sconfitto dalla potenza della sua Parola e si apre, diventando un giardino, una strada pianeggiante e percorribile (Is 43, 16-21) per quanti decidono il viaggio di ritorno a Dio e da Lui si lasciano guidare. In questi pochi versetti del Vangelo, il Signore Gesù prepara, ancora una volta, per noi il grande miracolo dell’esodo, dell’uscita dalle tenebre di morte per la traversata salvifica verso i pascoli verdeggianti dell’amicizia con Lui, dell’ascolto della sua voce. Tutto è pronto: il nostro nome è già stato pronunciato con infinito amore dal pastore buono, che ci conosce da sempre e ci guida per tutta l’eternità, senza lasciarci cadere mai dalla sua mano.
* L’ascolto della fede che conduce all’obbedienza:
È il secondo passaggio del glorioso cammino che il Signore Gesù ci offre attraverso questo brano di Luca. La folla si stringe attorno a Gesù, spinta dal desiderio intimo di “ascoltare la Parola di Dio”; è la risposta all’invito perenne del Padre, che percorre tutta la Scrittura: “Ascolta, Israele!” (Dt 6, 4) e “Se il mio popolo mi ascoltasse!” (Sal 80, 14). È come se la folla dicesse: “Sì, ascolterò che cosa dice Dio, il Signore” (Sal 85, 9). Ma l’ascolto che ci viene indicato e suggerito è completo, non superficiale; è vivo e vivificante, non morto; è ascolto della fede, non dell’incredulità e della durezza di cuore. È l’ascolto che dice: “Sì, Signore, sulla tua Parola io getterò la mia rete”. La chiamata che il Signore ci sta rivolgendo, in questo momento, è prima di tutto la chiamata alla fede, a fidarci di Lui e di ogni parola che esce dalla sua bocca, sicuri e certi che tutto ciò che Lui dice, si realizza. Come Dio disse ad Abramo: “C’è forse qualche cosa impossibile per il Signore?” (Gen 18, 14) o a Geremia: “Qualcosa è forse impossibile per me?” (Ger 32, 27); cfr. anche Zac 8, 6. O come fu detto a Maria: “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1, 37) e allora lei disse: “Eccomi, avvenga di me quello che hai detto”. È qui che dobbiamo arrivare; come Maria, come Pietro. Non possiamo essere soltanto ascoltatori, perché illuderemmo noi stessi, come dice san Giacomo (1, 19-25); resteremmo ingannati dalla smemoratezza e ci perderemmo. La Parola va realizzata, messa in pratica, compiuta. È grande la rovina di chi ascolta, ma non mette in pratica la Parola; bisogna scavare profondo e porre il fondamento sulla roccia, che è la fede operosa (cfr. Lc 6, 46-49).
* La pesca come missione della Chiesa:
L’adesione dell’ascolto e della fede porta alla missione, cioè ad entrare nella comunità istituita da Gesù per la diffusione del regno. Sembra che Luca, in questo brano, voglia già presentare la Chiesa che vive l’esperienza post-pasquale dell’incontro con Gesù risorto; noto, infatti, i molti richiami al brano di Gv 21, 1-8. Gesù sceglie una barca e sceglie Pietro e, dalla barca, chiama uomini e donne, figli e figlie, a continuare la sua missione. Noto che il verbo “prendi il largo” è al singolare, riferito a Pietro che riceve l’incarico di guida, ma l’azione della pesca è al plurale: “gettate le reti”, riferita a tutti coloro che vorranno aderire e partecipare alla missione. È bella e luminosa, è gioiosa quest’unica missione e fatica comune per tutti! È la missione apostolica, che inizia ora, in obbedienza alla Parola del Signore e che giungerà molto al largo, fino agli estremi confini della terra (cfr. Mt 28, 19; At 1, 8; Mc 16, 15; 13, 10; Lc 24, 45-48).
È interessante notare il vocabolo usato da Luca per indicare la missione che Gesù affida a Pietro e, con lui, a tutti noi, quando gli dice: “Non temere…tu sarai pescatore di uomini”. Qui non viene usato lo stesso termine che troviamo già in Mt 4, 18 ss., in Mc 1, 16 o anche in questo brano al v. 2, semplicemente pescatore; qui c’è una parola nuova, che compare solo due volte in tutto il Nuovo Testamento e che deriva dal verbo “catturare”, nel senso di “prendere vivo e mantenere in vita”. I pescatori del Signore, infatti, gettano le loro reti nel mare del mondo per offrire agli uomini la Vita, per strapparli dagli abissi e farli ritornare alla vita vera. Pietro e gli altri, noi e i nostri compagni di navigazione in questo mondo, possiamo continuare, se lo vogliamo, in qualsiasi stato ci troviamo, quella sua stessa meravigliosa missione di inviati del Padre “a salvare ciò che era perduto” (Lc 19, 10).
6. Un momento di preghiera: Salmo 65
Canto di lode al Signore,
che ha aperto il nostro cuore alla fede
Rit. Mia forza e mio canto è il Signore; egli mi ha salvato!
Acclamate a Dio da tutta la terra,
cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.
Dite a Dio: «Stupende sono le tue opere!

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
mirabile nel suo agire sugli uomini.
Egli cambiò il mare in terra ferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia.

Benedite, popoli, il nostro Dio,
fate risuonare la sua lode;
è lui che salvò la nostra vita
e non lasciò vacillare i nostri passi.
Dio, tu ci hai messi alla prova;
ci hai passati al crogiuolo, come l'argento.
Ci hai fatto passare per il fuoco e l'acqua,
ma poi ci hai dato sollievo.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
A lui ho rivolto il mio grido,
la mia lingua cantò la sua lode.
Dio ha ascoltato,
si è fatto attento alla voce della mia preghiera.
Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.
7. Orazione finale
Signore, tu hai aperto il mare e sei venuto fino a me; tu hai spezzato la notte e hai inaugurato per la mia vita un giorno nuovo! Tu mi hai rivolto la tua Parola e mi hai toccato il cuore; mi hai fatto salire con te sulla barca e mi hai portato al largo. Signore, Tu hai fatto cose grandi! Ti lodo, ti benedico e ti ringrazio, nella tua Parola, nel tuo Figlio Gesù e nello Spirito Santo. Portami sempre al largo, con te, dentro di te e tu in me, per gettare reti e reti di amore, di amicizia, di condivisione, di ricerca insieme del tuo volto e del tuo regno già su questa terra. Signore, sono peccatore, lo so!, ma anche per questo ti ringrazio, perché tu non sei venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori e io ascolto la tua voce e ti seguo. Ecco, Padre, lascio tutto e vengo con te…

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