P. Ermanno Rossi O.P“Venite, vi farò pescatori d’uomini!”.

V Domenica Ordinaria – Anno C
(Lc 5,1-11)
La Parola di Dio oggi ci ha proposto l'esperienza di tre uomini - Isaia, Paolo e Pietro - che hanno
incontrato Dio in modi diversi, ne sono restati affascinati, e hanno lasciato tutto per mettere la propria vita a sua totale disposizione.
Il rischio per noi, oggi, è quello di ascoltare questi racconti come esperienze affascinanti, sì, ma lontane dalla nostra realtà. Tutto potrebbe rimanere al semplice stadio di reazione emotiva. In realtà, le chiamate - presentate oggi dalla liturgia – sono emblematiche: valgono, cioè, per tutti. Contengono la logica e la pedagogia di Dio che chiama.
Quello sguardo di Gesù, l'invito a Prendere il largo e calare le reti”; oppure: “D'ora in poi sarai pescatore d’uomini”,  sono rivolte a noi in prima persona.
Gli apostoli hanno avuto, certo, la grazia d'aver incontrato Gesù mentre viveva sulla terra, d'aver trattato con lui, d'aver sentito con i loro orecchi la sua chiamata: “Venite, vi farò pescatori d’uomini!”. E lo hanno seguito. Noi, invece, vediamo con i loro occhi, crediamo alla loro testimonianza; ma, in realtà, anche noi abbiamo il nostro rapporto personale e diretto con Gesù.
È lo stesso Gesù che agisce in noi e in loro. Egli ha detto, infatti: “Con voi resterò fino alla fine del mondo”.
Il contatto che noi oggi abbiamo col Cristo vivente è lo stesso: non è meno immediato, profondo. Chiedetelo al santo, al mistico. Essi parlano con un Vivente, non con un simulacro. Veramente, al santo - e ognuno di noi è santo, se ama - Egli si fa vedere in mille modi.
Paolo - dopo aver ricordato gli Apostoli che hanno visto il Cristo - dice: “Ultimo, apparve anche a me come ad un aborto”.
Ognuno di noi - che ha creduto a Gesù e lo ama - può ripetere la stessa cosa: Cristo è apparso anche a me. Non posso minimamente dubitare d'aver visto il Cristo. Dico “visto”, ma è una parola che metto tra virgolette e a cui do un significato particolare.
In realtà non ho mai visto Gesù con questi miei occhi, ma ho avuto l'esperienza del Cristo; e non solo quando sono stato bravo, anche quando ho peccato. Dirò di più: l'esperienza più profonda, più sconvolgente - perché allora ho cominciato a capire che cos'è l'Amore - l'ho avuta dopo un fallimento. Mi sono sentito, allora, amato da Dio, accolto come il Figliol prodigo, come l'adultera, come Pietro dopo che lo ha tradito. Mi sono sentito abbracciato, rivestito con la veste nuova, riportato in casa. Mi confermava, anzi, la fiducia.
Sono, infatti,- e questo è incredibile - suo rappresentante. Dirò di più: agisco in suo nome. Se dico a questo pane: “Questo è il mio corpo”, il pane diventa corpo di Cristo. Io, peccatore, posso far questo. Se dico ad un mio fratello, peccatore come me: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”, egli può andare in pace.
Questa è l'esperienza sconvolgente, intima, viva, dell'Amore, della presenza di Cristo. Sono amato come gli apostoli che hanno avuto la grande grazia d'aver vissuto con Lui.
E, allora, come Paolo, posso dire anch'io: “Per grazia di Dio sono quello che sono, e la grazia in me non è stata vana”.
Gesù chiama, chiama sempre; chiama tutti e ciascuno di noi. Chiama giovani e vecchi, sani e malati, ricchi e poveri, intelligenti e scemi.
Siamo tutti candidati al Paradiso, anche i matti; sì, tutti, purché ci sappiamo muovere nei limiti delle nostre debolezze.
Ma come e verso quali mete?
Nella nostra vita ci sono le grandi chiamate. Sono queste le tappe fondamentali. Per me, è l'averlo seguito come gli apostoli, l'essermi messo a sua completa disposizione. Per altri è il matrimonio; anche il matrimonio è una chiamata, una vocazione. Iddio vi ha scelto l'uno per l'altra. Vi ha creati l'uno per l'altra. Ed è una vocazione sublime, perché vi ha chiamato a vivere nell'amore come le Persone della Trinità. Come il Cristo ama la sua chiesa - e per essa dona la sua vita - tu sposo devi amare la tua sposa. Vi ha chiamato a continuare la creazione con la procreazione.
Ma - prima di queste grandi chiamate - c'è quella fondamentale d'esser figli di Dio attraverso il Battesimo. Siamo corpo di Cristo, regno di Dio. Questa è la chiamata uguale per tutti. Poi, nel Corpo di Cristo, ognuno di noi ha un suo compito: chi è apostolo, chi profeta, chi evangelista. Ognuno di noi deve contribuire alla costruzione e alla crescita di questo corpo: ognuno per la sua parte.
Coraggio, dunque!
Al Signore che chiede: “Chi manderò?”, rispondiamo con Isaia: “Ecco, manda me!”.

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