padre Paul Devreux "La follia dell'Amore,"


Commento su Luca 13,1-9
padre Paul Devreux
III Domenica di Quaresima (Anno C) (28/02/2016)
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Nella prima lettura vediamo che Dio si rivela a Mosè, che ormai è un uomo rassegnato a fare il
pastore di pecore, per rilanciare la sua vita e per salvare il suo popolo. Dio non si rivela per vanagloria, ma per aiutarci: è sempre costruttivo.
Così nel Vangelo, vediamo Gesù che sta insegnando nel Tempio di Gerusalemme per aiutare i presenti. Alcune persone arrabbiate, gli riferiscono un fatto scandaloso: dei soldati hanno ucciso dei Galilei nel tempio. I Galilei erano noti per essere focosi; è una lite finita male nel posto sbagliato, perché il Tempio è luogo sacro. Si aspettano una dura condanna da Gesù, e magari che colga l'occasione per organizzare una sommossa e prendere il potere.
Gesù non ci casca, non vuole violenza né dividere il mondo tra buoni e cattivi. Non fa finta di niente, ma usa questa provocazione per dare un insegnamento importante: il loro credo religioso era che se ti capita una disgrazia è perché te la sei meritata. Dio ti punisce e ti smaschera, rivelando a tutti che sei un peccatore.
Anche oggi sento dire:" Vorrà dire che me la sono meritata", oppure: "Che cosa ho fatto di male?" Non siamo cambiati molto, malgrado 2000 anni di Cristianesimo. Eppure Gesù è chiarissimo. Dice che non c'entra nulla. La disgrazia non è mai il frutto di una colpa, né tanto meno un castigo mandato da Dio.
Gesù insiste con l'esempio della torre. Questa volta non sono Galilei. Sono Giudei di Gerusalemme, brava gente che lavorava. E' solo una disgrazia, ci saranno forse dei colpevoli, come è vero che spesso il male è un frutto dell'avidità, dell'egoismo, del peccato; ma chi lo riceve non ha nessuna colpa.
Per spiegarsi meglio Gesù aggiunge la parabola del fico. E' strano che si lasci un fico in una vigna, ma qui il Padrone è Dio, la Vigna è la Chiesa, il popolo di Dio, il fico sono io.
Un fico che produce solo foglie è uno che si preoccupa solo di apparire bello e forte, pensa solo a se stesso. Quando muore non rimane nulla e non viene rimpianto, perché chi non serve, non serve.
Il Padrone è il Dio dell'Antico Testamento, e forse anche il mio. Dice:"Taglialo, perché sfrutta e basta." Anche io faccio fatica ad accettare lo zingaro, il tossico, chiunque vuole solo sfruttarmi.
Gesù invece, che è il Vignaiolo che già da tre anni sta lavorando in questa Vigna, interviene. Non pensa a punire il fico, neanche lo rimprovera o ammonisce. Decide di fare una cosa assurda: Decide di amarlo, coccolarlo ancora di più, perdendoci tempo ed energia, zappando e concimando. Non si è mai visto un contadino zappare e concimare un fico. Siamo alla follia, la follia dell'Amore, la follia della Croce, che è la Passione di Dio per l'uomo, per me.
Allora cosa significa "convertirsi, per non perire tutti allo stesso modo?"
Significa aprire gli occhi, fare memoria della nostra storia, per vedere quanto il Signore, tramite la Chiesa, la famiglia la gente che ho conosciuto, la natura stessa, in mille modi e maniere, si è preso cura della mia vita e continua a farlo.
Se scopro questo, il cuore mi si apre alla gratitudine, e nasce in me il desiderio di amare e servire, portando cosi frutti di vita eterna, di comunione con Dio.
Il 4° anno, l'anno della misericordia, è cominciato 2000 anni fa. Gesù conclude dicendo:"Se no, lo taglierai", sottinteso: Io di certo non lo faccio... Questo è il Dio del Nuovo Testamento.

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