PANE QUOTIDIANO, «Gesù salì sul monte a pregare»


La Liturgia di Domenica 21 Febbraio 2016 VANGELO (Lc 9,28-36) COMMENTO:Rev. D. Jaume GONZÁLEZ i Padrós  (Barcelona, Spagna)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre
pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. 
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Parola del Signore

«Gesù salì sul monte a pregare»
Rev. D. Jaume GONZÁLEZ i Padrós 
(Barcelona, Spagna)
Oggi, seconda domenica di Quaresima, la liturgia della Parola ci porta invariabilmente l’episodio evangelico della Transfigurazione del Signore. Quest’anno con i tratti caratteristici di San Luca.

Il terzo evangelista è chi sottolinea più intensamente Gesù orante, il Figlio che è unito permanentemente al Padre per mezzo della preghiera personale, a volte intima, nascosta; altre volte alla presenza dei Suoi discepoli, colma di gioia dello Spirito Santo.

Fissiamoci, dunque, che Luca è l’unico dei sinottici che inizia la narrazione di questo rapporto così: «Gesù (...) salì sul monte a pregare» e, pertanto, è pure colui che specifica che la trasfigurazione del Maestro avvenne «mentre pregava» (Lc 9,29). Non è questo un fatto secondario.

La preghiera viene presentata quale contesto idoneo, naturale, per la visione della gloria di Cristo; quando Pietro, Giovanni e Giacomo si svegliarono, «videro la sua gloria» (Lc 9,32). Ma non solo quella di Lui, ma pure la gloria che Dio aveva manifestato nella Legge ed i Profeti.; costoro erano «apparsi nella gloria» (Lc 9,31). Effettivamente, anche loro trovano il loro splendore, quando il Figlio parla al Padre nell’amore dello Spirito. Così nel cuore della Trinità, la Pasqua di Gesù, «il suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme» (Lc 9,31) è il simbolo che manifesta il progetto di Dio, da sempre, portato a tèrmine nel seno della storia d’Israele, fino al compimento definitivo, nella pienezza dei tempi, nella morte e risurrezione di Gesù, il Figlio incarnato.

È bene ricordare, in questa Quaresima e sempre, che solo se lasciamo affiorare lo Spirito di pietà nella nostra vita, stabilendo con il Signore una relazione familiare inseparabile, potremo godere della contemplazione della Sua gloria. E’ urgente che ci lasciamo impressionare dalla visione del volto del Trasfigurato. Alla nostra vivenza cristiana forse ci sono troppe parole e c’è mancanza di stupore, quello che fece di Pietro e dei suoi compagni, testimoni autentici del Cristo vivente.

La voce di un poeta, pittore e filosofo libanese
Credere è una bella cosa, ma mettere in atto le cose in cui si crede è una prova di forza. Sono molti coloro che parlano come il fragore del mare, ma la loro vita è poco profonda e stagnante come una putrida palude. Sono molti coloro che levano il capo al di sopra delle cime delle montagne, ma il loro spirito rimane addormentato nell'oscurità delle caverne.
Kahlil Gibran


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