Carla Sprinzeles"Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?"

Commento su Is 43,16-21; Gv 8,1-11
Carla Sprinzeles  
V Domenica di Quaresima (Anno C) (13/03/2016)
Vangelo: Gv 8,1-11 
Ci stiamo avvicinando a Pasqua e alla settimana santa. La quaresima non è un percorso penitenziale
in cui tutti ci concediamo di fare un elenco delle nostre manchevolezze.
E' l'esercizio annuale nella dura legge del perdono.
Perdonare è molto faticoso, ma ha sempre un lato eroico, in cui uno alla fine si sente buono.
Essere perdonati, invece non consente nessun lato eroico.
Ecco la novità dell'immagine di Dio che Gesù ci ha portato!
ISAIA 43, 16-21
Anche la prima lettura tratta dal profeta Isaia ci parla di questa novità di vita e la esprime in un modo splendido con delle metafore molto suggestive, i sentieri nel deserto, i fiumi nella steppa.
Ma anche a noi il Signore dice: "ci sono cose nuove che stanno fiorendo, non ve ne accorgete?"
Chi si richiama alla legge del passato certo non può accorgersene.
Una volta per sapere cosa fare, bisognava guardare al passato.
Oggi sappiamo che il passato non è sufficiente, la novità di vita sorge, non ce la impone Dio, occorre essere fedeli all'azione di Dio, che diventi azione di creature umane!
Isaia, un autore del tempo del ritorno all'esilio nel 537, parla di novità di vita nella storia umana: "Ecco sto facendo una cosa nuova; proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?"
Isaia vede l'imminente ritorno del popolo come un altro esodo, con una seconda Pasqua, dove l'unica differenza sarebbe il passaggio non attraverso il mare, ma nel deserto.
Gli occhi del popolo non sono ancora in grado di vedere la novità di Dio, che sta per sbocciare.
Egli sta per aprire una strada nel deserto e farà arrivare acqua per dissetare le bestie.
La salvezza futura supererà radicalmente qualsiasi esperienza vissuta da Israele nel passato.
Il passato può insegnare ma non deve legare con schemi fissi.
Se Dio ha saputo nel passato, creare e liberare, lo può fare anche oggi e nel futuro.
Il testo annuncia la possibilità di Dio di creare e ricreare, tramutando il deserto in acqua e l'acqua in terra asciutta.
Dio è in grado di offrire una via di uscita anche nelle situazioni più disperate.
E' lui che apre ad Israele una strada nel deserto perché possa ritornare dall'esilio e raggiungere la sua terra.
E' vero ci sono frangenti in cui, se leggiamo la storia con occhi realistici, ci pare non esistano vie di uscita, che ci si debba rassegnare a ciò che risulta compromesso una volta per tutte.
Ci viene la tentazione di lasciar perdere, di gettare la spugna, ci sembra di lottare con forze più grandi di noi!
Il profeta viene inviato a un popolo sfiduciato, e ricorda che non si può rimanere ancorati al passato, come se non fosse possibile una ricostruzione.
Il passato deve servire a ricordarci gli interventi di Dio, che può ripetere anche oggi!
GIOVANNI 8, 1-11
Il vangelo ci presenta l'episodio dell'adultera.
Per capire l'insegnamento di Gesù e coglierne il valore trasgressivo è necessario ricordare che la legge ordinava di uccidere gli adulteri.
C'era infatti la concezione che il male di una società si elimina, eliminando chi lo commette.
Dobbiamo ricordare che è l'ultima settimana della vita di Gesù, i capi del popolo stavano raccogliendo accuse contro di lui. Quindi gli portano l'adultera per accusare lui.
Difatti il testo fa notare che pur avendo Gesù amici in città, ogni sera usciva da Gerusalemme e si recava sul Monte degli Ulivi, che era fuori delle mura e dormiva là con i suoi discepoli. A volte procedeva oltre, arrivava fino a Betania, dove c'erano Marta, Maria e Lazzaro. Poi al mattino tornava in città. Era un periodo drammatico per Gesù.
Al tempo di Mosè, quando la legge venne intrododotta ritenevano che per togliere il male dal popolo si dovesse uccidere chi lo commetteva.
Ma Gesù, col suo insegnamento sul perdono e con le scelte che compiva, ha messo in evidenza che non solo non è la via per eliminare il male, ma anzi lo moltiplica.
La via che Gesù propone per eliminare il male è portarlo assieme a colui che l'ha commesso, nella consapevolezza che quel male è l'espressione del male più profondo in cui tutti siamo coinvolti!
La novità è questa: è da accogliere. Si tratta di aprirsi all'azione di Dio in noi, in modo da consentire che diventi nostra azione di misericordia.
I sommi sacerdoti, i capi del popolo, credevano di agire per il bene del popolo: cosa c'era di sbagliato?
L'atteggiamento di fondo: non nasceva da un abbandono fiducioso in Dio, da un'accoglienza della sua azione. La novità di vita che ha portato Gesù è contro la violenza, perché è sempre male, è sempre violenza, non può introdurre dinamiche di vita.
Gesù scende all'alba dai monti per ammaestrare il popolo che lo seguiva.
L'incontro con Gesù è un dialogo, fatto di parole, di volti che si guardano, Gesù risponde, discute, spiega. Ma gli scribi e i farisei, che sono brave persone, osservanti della legge, fanno un'operazione terribile: prendono una e la usano per accusarlo!
Non ci meravigliamo, facciamo anche noi così, mettiamo sempre qualcuno in mezzo: quante volte diciamo, "non è colpa mia, è capitato, non me ne sono accorto, perché Dio mi ha messo in questa situazione?
Oltre a mettere in mezzo la donna, i farisei mettono in mezzo la legge, ma anche questa è una nostra abitudine, noi parliamo di valori della vita, di giustizia, difficilmente ci esponiamo in prima persona: io la penso così...
Gesù, chinatosi, scrive col dito per terra. Si vede l'immagine di chiusura di Gesù rispetto a questa questione. Non vuole entrare in questo dialogo: Gesù non ci sta, è uno spostamento, è un incontro scorretto, c'è un uso strumentale di un'altra persona e della fede.
Visto che loro insistono risponde:"Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". Qui si mette di nuovo al centro il perdono. Non possono sentirsi senza peccato, perché non lo sono e se perdonano se stessi, sono costretti a perdonare la donna. Essere perdonati ti mette nella condizione di non poter più accusare nessuno. Perdiamo il diritto di giudicare.
Accettare fino in fondo il perdono nella propria esistenza, significa sapere che siamo stati graziati, non perché giusti, perciò non abbiamo il diritto di giudicare nessuno.
"Se ne andarono...", ma non hanno riconosciuto di essere dei peccatori amati.
Questa è la chiave del vangelo. La differenza, la buona notizia, il nuovo che porta Gesù, la novità che porta Gesù non è tanto la notizia che noi siamo peccatori, che combiniamo guai e che ogni tanto siamo in grado di migliorarci, ma che siamo amati perché peccatori: ognuno vorrebbe essere amato per le sue virtù.
Gesù mette al centro la donna, al centro della sua attenzione, non si rimette a scrivere per terra, ma le rivolge una domanda: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?" lei risponde semplicemente:"Nessuno."
"Neanch'io ti condanno; va e d'ora in poi non peccare più". Questa frase non vuol dire che il prezzo del perdono è non peccare più. Dio benedice la vita così com'è!
Gesù le dice: "camminiamo insieme, ti do la forza di vita, ti amo a tal punto che puoi essere nuovo!"
Impariamo anche noi a non accusare nessuno, chi accusa è sempre dalla parte di Satana, che significa l'accusatore, mentre lo Spirito Santo, quello di Cristo, è invece l'avvocato difensore.
Facciamo i difensori dei nostri fratelli: potrebbe essere un impegno per la quaresima!

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