Clarisse Sant'Agata, Lectio Divina" Dal grido della morte al sussurro della Vita"

II domenica di Pasqua Dal grido della morte al sussurro della Vita
Antifona d'Ingresso
Come bambini appena nati, bramate il puro latte spirituale, che vi faccia crescere verso la salvezza.

Alleluia.
Colletta
Dio di eterna misericordia, che nella ricorrenza pasquale ravvivi la fede del tuo popolo, accresci in noi
la grazia che ci hai dato, perché tutti comprendiamo l'inestimabile ricchezza del Battesimo che ci ha
purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del Sangue che ci ha redenti. Per Cristo, nostro Signore.
Oppure
O Padre, che nel giorno del Signore raduni il tuo popolo per celebrare colui che è il Primo e l'Ultimo,
il Vivente che ha sconfitto la morte, donaci la forza del tuo Spirito, perché, spezzati i vincoli del male,
ti rendiamo il libero servizio della nostra obbedienza e del nostro amore, per regnare con Cristo nella
gloria. Egli è Dio...
Prima Lettura
At 5, 12-16
Dagli Atti degli Apostoli.
Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme
nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Sempre
più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che
portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro
passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a
Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano
guariti.
Salmo 117 (118)
Rendete grazie al Signore perché è buono:
il suo amore è per sempre.
Oppure
Alleluia, alleluia, alleluia.
Dica Israele:
"Il suo amore è per sempre".
Dica la casa di Aronne:
"Il suo amore è per sempre".
Dicano quelli che temono il Signore:
"Il suo amore è per sempre".
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d'angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina.
Seconda Lettura
Ap 1, 9-11.12-13.17.19
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo.
Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù,
mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui
preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che
diceva: "Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese". Mi voltai per vedere la voce
che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d'oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a
un Figlio d'uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro.Appena lo
vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: "Non temere! Io
sono il Primo e l'Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e
degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in
seguito".
Alleluia, alleluia
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Alleluia.
Vangelo
Gv 20, 19-31
Dal vangelo secondo Giovanni.
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si
trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!".
Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse
loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Detto questo, soffiò
e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a
coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati". Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo,
non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma
egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei
chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo". Otto giorni dopo i discepoli erano di
nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse:
"Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e
mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!". Gli rispose Tommaso: "Mio Signore e
mio Dio!". Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e
hanno creduto!". Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti
in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e
perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Sulle Offerte
Accogli con bontà, Signore, l'offerta del tuo popolo (e dei nuovi battezzati): tu che ci hai chiamati alla
fede e rigenerati nel Battesimo, guidaci alla felicità eterna. Per Cristo nostro Signore.
Comunione
"Accosta la tua mano, tocca le cicatrici dei chiodi
e non essere incredulo, ma credente". Alleluia.
Dopo la Comunione
Dio onnipotente, la forza del sacramento pasquale che abbiamo ricevuto continui a operare nelle
nostre anime. Per Cristo nostro Signore.
Dal grido della morte
al sussurro della Vita
“Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa …”.
Siamo nella domenica dell’ottava di Pasqua, sono trascorsi otto giorni e anche noi ci ritroviamo “in
casa”, nella nostra comunità ad ascoltare la sua Parola.
In questi otto giorni, la liturgia della Parola quotidiana ci ha fatto incontrare molti volti: il volto delle
donne che al mattino presto si recano al sepolcro per ungere il corpo del Signore; il volto di Maria di Magdala,
segnato dal pianto perchè non trova più il suo Signore; il volto triste dei due discepoli che abbandonano
Gerusalemme senza più alcuna speranza; quello di Pietro e degli undici sulle rive del lago di Tiberiade intenti a
tornare al loro lavoro di prima e oggi, otto giorni dopo, quello di Tommaso.
Uomini e donne chiamati, come noi, a passare da ciò che hanno visto a ciò che non hanno visto e non
si può vedere, dal grido dell’abbandono di Gesù, al sussurro della Sua nuova presenza tra loro, dall’evidenza
cruda della croce di Gesù, all’annuncio misterioso del suo Amore vivo e vivente. Uomini e donne chiamati a
compiere un esodo avendo davanti a loro come “colonna di fuoco”, “l’Amore più forte della morte”(Ct 8).
Nel Vangelo di oggi Giovanni ci racconta questo “venire” di Gesù, questo suo “stare in mezzo”, “dire
pace” e “mostrare loro i segni” come inconfondibile riconoscimento di Colui che ha amato fino alla fine. Ma,
mentre tutto questo accade, “Tommaso, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù”. Gli eventi erano stati
talmente drammatici e fuori da ogni possibile comprensione che avevano portato i dodici alla dispersione:
“percuoterò il Pastore e le pecore saranno disperse”, antifona tante volte sentita in questi giorni.
Tommaso, non è con loro: come le tante volte nella storia di Israele in cui Dio si rivela e c’è qualcuno
che è assente. E’ così per Adamo che si nasconde al rumore dei passi di Dio; è così per il popolo di Israele nel
deserto che non sopporta l’assenza di Mosè per il rivelarsi di Dio con le tavole della legge e si dà all’idolatria. E’
così in tutta l’esperienza dei profeti, Parola di Dio continuamente rivelata ad un popolo che non è con Lui.
Tommaso non è con loro quando Gesù viene e non è con loro neanche quando gli altri tentano di
renderlo partecipe di ciò che hanno visto. Non è con loro perché il suo cuore fatica a stare dietro agli eventi, è
un cuore “in ritardo” nel credere, come il cuore dei due di Emmaus: “stolti e tardi di cuore nel credere alle parole
dei profeti” (Lc 24). Un cuore, quello di Tommaso, che somiglia tanto al nostro cuore nella sua quotidiana fatica
di imparare a credere che il Crocifisso è il Risorto, che la morte non è l’ultima Parola sulla nostra vita, che la
vita, anche se silenziosa, c’è e si mostra a noi. E proprio come a noi, anche a Tommaso non basta che qualcuno
glielo racconti, non è sufficiente l’esperienza fatta da altri per credere: occorre, è necessario esserci, “essere con”
la Chiesa, essere con la comunità e vedere con i propri occhi i segni dell’Amore.
“Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù,
a porte chiuse, stette in mezzo e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le
mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!".
Otto giorni dopo la situazione è la stessa: le porte sono chiuse, i discepoli sono in casa nonostante
abbiano già visto il Signore, ma Tommaso è con loro. E Gesù torna ancora e si mostra per lui, ma anche per
loro, perché stavolta, dall’averlo visto, nasca la professione di fede: “Mio Signore e mio Dio”.
E’ questo che accade oggi per noi: l’essere con la Chiesa ci permette di vedere il Signore vivo e di
proclamare insieme ad ogni lingua che “Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre” (Fil 2, 6-11). L’essere con la
chiesa in questo nuovo mattino di Pasqua ci permette di riconoscerlo e di lasciarci di nuovo coinvolgere in un
cammino di sequela che non conosce più la paura di morire perché la morte è stata vinta, per sempre.

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