Clarisse Sant'Agata, LECTIO DIVINA"Il Suo sguardo che ci fa nuovi"

Antifona d'Ingresso
Gv.8,1-11
Fammi giustizia, o Dio, e difendi la mia causa contro gente senza pietà; salvami dall'uomo ingiusto e
malvagio,
perché tu sei il mio Dio e la mia difesa.
Colletta
Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse
il tuo Figlio a dare la vita per noi. Egli è Dio...
Oppure:
Dio di bontà, che rinnovi in Cristo tutte le cose, davanti a te sta la nostra miseria: tu che ci hai mandato il tuo
Figlio unigenito non per condannare, ma per salvare il mondo, perdona ogni nostra colpa e fa' che rifiorisca
nel nostro cuore il canto della gratitudine e della gioia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Prima Lettura
Is 43, 16-21
Così dice il Signore, che aprì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti, che fece uscire
carri e cavalli, esercito ed eroi a un tempo; essi giacciono morti, mai più si rialzeranno, si spensero come un
lucignolo, sono estinti: "Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio
una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò
fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al
deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi".
Salmo
Salmo 125 (126)
Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
"Il Signore ha fatto grandi cose per loro".
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Nell'andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
Seconda Lettura
Fil 3, 8-14
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi.
Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio
Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere
trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in
Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua
risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere
alla risurrezione dai morti. Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di
correre per conquistarla, perché anch'io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora
di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta
di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.
Canto al Vangelo
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore, perché io sono misericordioso e pietoso.
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo
Gv 8, 1-11
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il
popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una
donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in
flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".
Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere
col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: "Chi di voi è senza peccato,
getti per primo la pietra contro di lei". E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne
andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora
Gesù si alzò e le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". Ed ella rispose: "Nessuno, Signore". E
Gesù disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".
Sulle Offerte
Esaudisci, Signore, le, nostre preghiere: tu che ci hai illuminati con gli insegnamenti della fede, trasformaci
con la potenza di questo sacrificio. Per Cristo nostro Signore.
Comunione
"Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto".
Oppure:
"Donna, nessuno ti ha condannata?". "Nessuno, Signore". "Neppure io ti condanno: d'ora in poi non peccare
più".
Dopo la Comunione
Dio onnipotente, concedi a noi tuoi fedeli di essere sempre inseriti come membra vive nel Cristo, poiché
abbiamo comunicato al suo corpo e al suo sangue. Per Cristo nostro Signore.
Il Suo sguardo che ci fa nuovi
Continuiamo il nostro cammino quaresimale guidati dalla Parola, mantenendo lo sguardo fisso su
quell’Uomo venuto da Nazareth che con la sua vita annuncia l’amore folle del Padre per l’umanità, per i
peccatori, per i lontani. Un amore che sempre combatte condanna il peccato, ma che sempre salva e dona una
nuova vita al peccatore. La liturgia di oggi ci spalanca davanti una possibilità nuova di vita generata e nutrita
dalla misericordia di Dio.
Nella prima lettura la Parola del Signore si rivolge agli ebrei schiacciati dal dolore della distruzione del tempio,
dall’esilio, un peso che anche nel loro viaggio di ritorno alla terra promessa, gli impedisce di credere che è
possibile ancora una vita dopo ciò che hanno vissuto, hanno visto i loro occhi. Il profeta riaccende la speranza
annunciando la novità che solo il Dio fedele può portare, aprendo tutti al futuro che lui prepara per il suo
popolo, in quei germogli di vita nuova che già nell’oggi stanno spuntando (“Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?).
Qui sta la conversione: tagliare con il passato segnato dalla nostra infedeltà e incamminarsi sulla via nuova che
il Padre delle misericordie prepara per chi ritorna a lui.
Anche nella seconda lettura Paolo ci parla di questo cammino teso tra passato e futuro che ci attira, ci mette le
ali ai piedi perché corriamo verso il nuovo orizzonte che Dio ci prepara, ci pone innanzi fino ad entrare nella
Gerusalemme celeste.
 Anche nella pagina del Vangelo c’è questo passaggio da un passato di condanna ad un futuro di vita nuova.
Gesù offre alla donna un amore che la genera d una avita nuova, ad un amore fedele. Nella pagina di
Vangelo che in questa domenica la liturgia ci dona, viene portata a Gesù il caso di una donna adultera. Su
questa donna si posano due sguardi, nella sua vicenda si scontrano due modi di vedere l’altro.
Il primo sguardo è quello dei farisei, di coloro che si sentono i difensori della legge, che si ritengono
impeccabili moralmente e si pongono su un gradino ben più alto di questa donna. Sono ansiosi di tendere un
tranello a Gesù, al Giusto: se perdona la donna adultera va contro il diritto ebraico; se condanna la donna alla
lapidazione va contro il diritto romano a cui solo spetta la condanna a morte.
Il secondo sguardo innanzi a questa peccatrice è quello di Gesù che si pone accanto alla donna e scrive per
terra (quanti ti abbandonano Signore resteranno confusi; quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché
hanno abbandonato il Signore, fonte di acqua viva.(Ger 17,13)). Quando il Maestro rompe il silenzio la sua parola
è come una spada che penetra nella coscienza di ognuno, toccando tutte le cose nascoste, ogni ipocrisia o falsa
immagine di sé :”chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”.
Davanti a questa parola di Gesù gli accusatori non possono sentirsi senza peccato, non solo perché sono
peccatori, ma perché, se perdonano se stessi, sono costretti a perdonare la donna. Riconoscere di essere stati
perdonati ci mette nella condizione di non potere più accusare nessuno. Questa è una legge dura che è meglio
soffocare nel legalismo.
Gli scribi e i farisei se ne vanno, tornano alla loro casa - “…se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani
fino agli ultimi” - perché non sanno accettare di mettersi dalla parte dei perdonati. Paradossalmente, con il loro
comportamento, affermano di essere dei peccatori, ma rifiutano di accettare di essere più che dei giusti, dei
peccatori amati, raggiunti anche loro dalla misericordia di Dio. La buona notizia, il nuovo che Gesù porta, il
proprio del vangelo non è tanto nella notizia che siamo peccatori, che siamo in grado ogni tanto, ma il proprio
del vangelo è che siamo amati non quando siamo migliori, ma quando siamo peccatori (“Dio dimostra il suo amore
verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. (Rm5,8)).
Gesù e la donna rimangono soli in questo incontro tra la miseria umana e la misericordia in questo dialogo
tra perdono e conversione. In questa solitudine il Suo sguardo la raggiunge e le restituisce la sua dignità: non è
più l’adultera, ma è la donna.
Abbracciare un cammino di conversione è lasciare un passato ed aprirsi a quest’amore che ci rimette in
cammino, che ci fa suoi (L'amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque
tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e
risorto per loro (2Cor 5,14-15)) nel futuro che Dio prepara per noi.
La novità sempre un po’ ci spaventa. A volte rimaniamo nel peccato, nell’abitudine perché in fondo lì è un
terreno che conosciamo, una zona in cui noi ci sentiamo i padroni, ma è vivere una vita misera, chiusa, che
piano piano ci soffoca nel suo non lasciarsi raggiungere dalla grazia che con la sua novità ci destabilizza, ci
travolge generandoci alla speranza e alla gioia. Come Dio scrisse la sua nuova relazione con l’uomo sulle tavole
di pietra ora Gesù, chinato per terra scrive la novità di questa alleanza nella fragilità della polvere di cui siamo
fatti. Gesù non punta il dito verso la donna per condannarla, ma chino su quella terra ancora una volta ci
riplasma in essa con il suo amore, impastando ciò che l’umanità è, con il suo sangue che scende da quel cuore
trafitto sulla croce che fa di noi nuove creature.
 La donna non chiede nulla, ma è Gesù a donarle la benedizione del suo perdono, del suo amore intorno al
quale ricostruire la vita nuova. Guardati da Lui, rigenerati da e ad un amore fedele, ci rimettiamo in cammino
in quella misericordia che c’è sempre accanto, fa di noi dei peccatori amati e ci apre la via: “Neanch'io ti
condanno; va' e d'ora in poi non peccare più”.

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