Clarisse Sant'Agata,LECTIO DIVINA "Seguendo Gesu’... nella sua Pasqua"

Domenica delle Palme
Antifona d'Ingresso
Sei giorni prima della solenne celebrazione della Pasqua, quando il Signore entrò in Gerusalemme,
gli
andarono incontro i fanciulli: portavano in mano rami di palma, e acclamavano a gran voce: Osanna
nell'alto dei cieli: Gloria a te che vieni, pieno di bontà e di misericordia. Sollevate, porte, i vostri
frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria. Chi è questo re della gloria? Il Signore degli
eserciti è il re della gloria. Osanna nell'alto dei cieli: Gloria a te che vieni, pieno di bontà e di
misericordia.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro
Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa' che abbiamo sempre presente il grande
insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio...
Prima Lettura
Is 50, 4-7
Dal libro del profeta Isaia.
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo
sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio
mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il
mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la
faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo
rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
Salmo
Salmo 21 (22)
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
"Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!".
Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d'Israele.
Seconda Lettura
Fil 2, 6-11
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi.
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma
svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto
riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di
croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di
Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: "Gesù Cristo è
Signore!", a gloria di Dio Padre.
Canto al Vangelo
Gloria e lode a te, o Cristo!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e
gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
Gloria e lode a te, o Cristo!
Vangelo
Lc 22, 14 - 23, 56
Dal vangelo secondo Luca.
Quando venne l'ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: "Ho tanto
desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la
mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio". E, ricevuto un calice, rese grazie e disse:
"Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto
della vite, finché non verrà il regno di Dio". Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro
dicendo: "Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me". E, dopo aver
cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è
versato per voi". "Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell'uomo
se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell'uomo dal quale egli viene tradito!". Allora essi
cominciarono a domandarsi l'un l'altro chi di loro avrebbe fatto questo. E nacque tra loro anche una
discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e
coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è
più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande,
chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui
che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno,
come il Padre mio l'ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E
siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele. Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per
vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta
convertito, conferma i tuoi fratelli". E Pietro gli disse: "Signore, con te sono pronto ad andare anche
in prigione e alla morte". Gli rispose: "Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre
volte, abbia negato di conoscermi". Poi disse loro: "Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né
sandali, vi è forse mancato qualcosa?". Risposero: "Nulla". Ed egli soggiunse: "Ma ora, chi ha una
borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché
io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: "E fu annoverato tra gli empi". Infatti
tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento". Ed essi dissero: "Signore, ecco qui due spade".
Ma egli disse: "Basta!". Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo
seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: "Pregate, per non entrare in tentazione". Poi si allontanò da
loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: "Padre, se vuoi, allontana da me
questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Gli apparve allora un angelo dal cielo
per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di
sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano
per la tristezza. E disse loro: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione".
Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li
precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: "Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio
dell'uomo?". Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: "Signore,
dobbiamo colpire con la spada?". E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò
l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: "Lasciate! Basta così!". E, toccandogli l'orecchio, lo
guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del
tempio e anziani: "Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi
nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l'ora vostra e il potere delle tenebre".
Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo
seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche
Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo
attentamente, disse: "Anche questi era con lui". Ma egli negò dicendo: "O donna, non lo conosco!".
Poco dopo un altro lo vide e disse: "Anche tu sei uno di loro!". Ma Pietro rispose: "O uomo, non lo
sono!". Passata circa un'ora, un altro insisteva: "In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo".
Ma Pietro disse: "O uomo, non so quello che dici". E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo
cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il
Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte". E, uscito fuori, pianse
amaramente. E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli
bendavano gli occhi e gli dicevano: "Fa' il profeta! Chi è che ti ha colpito?". E molte altre cose
dicevano contro di lui, insultandolo. Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo,
con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: "Se tu sei il
Cristo, dillo a noi". Rispose loro: "Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi
risponderete. Ma d'ora in poi il Figlio dell'uomo siederà alla destra della potenza di Dio". Allora tutti
dissero: "Tu dunque sei il Figlio di Dio?". Ed egli rispose loro: "Voi stessi dite che io lo sono". E quelli
dissero: "Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca".
Tutta l'assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: "Abbiamo trovato
costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di
essere Cristo re". Pilato allora lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici".
Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: "Non trovo in quest'uomo alcun motivo di condanna".
Ma essi insistevano dicendo: "Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver
cominciato dalla Galilea, fino a qui". Udito ciò, Pilato domandò se quell'uomo era Galileo e, saputo
che stava sotto l'autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch'egli a
Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo,
per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli
molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e
insistevano nell'accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli
mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono
amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia. Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le
autorità e il popolo, disse loro: "Mi avete portato quest'uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l'ho
esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest'uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e
neanche Erode: infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò,
dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà". Ma essi si misero a gridare tutti insieme: "Togli di mezzo
costui! Rimettici in libertà Barabba!". Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in
città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi
urlavano: "Crocifiggilo! Crocifiggilo!". Ed egli, per la terza volta, disse loro: "Ma che male ha fatto
costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà".
Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato
allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in
prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere. Mentre lo
conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso
la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si
battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: "Figlie di
Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno
giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno
allattato". Allora cominceranno a dire ai monti: "Cadete su di noi!", e alle colline: "Copriteci!". Perché,
se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?". Insieme con lui venivano condotti a
morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi
crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: "Padre, perdona loro perché
non sanno quello che fanno". Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i
capi invece lo deridevano dicendo: "Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto".
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: "Se tu sei il re dei
Giudei, salva te stesso". Sopra di lui c'era anche una scritta: "Costui è il re dei Giudei". Uno dei
malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!". L'altro invece lo
rimproverava dicendo: "Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi,
giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha
fatto nulla di male". E disse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In
verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso". Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la
terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà.
Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo,
spirò.
Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: "Veramente quest'uomo era
giusto". Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era
accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito
fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo. Ed ecco, vi era un uomo di nome
Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all'operato
degli altri. Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a
Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un
sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève
e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano
Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro
e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.
Forma breve (Lc 23, 1-49)
In quel tempo, tutta l'assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo:
"Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a
Cesare e affermava di essere Cristo re". Pilato allora lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli
rispose: "Tu lo dici". Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: "Non trovo in quest'uomo alcun
motivo di condanna". Ma essi insistevano dicendo: "Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la
Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui". Udito ciò, Pilato domandò se quell'uomo era
Galileo e, saputo che stava sotto l'autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava
anch'egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava
vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò,
facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e
gli scribi, e insistevano nell'accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di
lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato
diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia. Pilato, riuniti i capi dei
sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: "Mi avete portato quest'uomo come agitatore del popolo.
Ecco, io l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest'uomo nessuna delle colpe di cui lo
accusate; e neanche Erode: infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte.
Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà". Ma essi si misero a gridare tutti insieme: "Togli di
mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!". Questi era stato messo in prigione per una rivolta,
scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù.
Ma essi urlavano: "Crocifiggilo! Crocifiggilo!". Ed egli, per la terza volta, disse loro: "Ma che male ha
fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in
libertà". Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano.
Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in
prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere. Mentre lo
conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso
la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si
battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: "Figlie di
Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno
giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno
allattato". Allora cominceranno a dire ai monti: "Cadete su di noi!", e alle colline: "Copriteci!". Perché,
se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?". Insieme con lui venivano condotti a
morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi
crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: "Padre, perdona loro perché
non sanno quello che fanno". Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i
capi invece lo deridevano dicendo: "Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto".
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: "Se tu sei il re dei
Giudei, salva te stesso". Sopra di lui c'era anche una scritta: "Costui è il re dei Giudei".Uno dei
malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!". L'altro invece lo
rimproverava dicendo: "Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi,
giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha
fatto nulla di male". E disse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In
verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso". Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la
terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà.
Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo,
spirò.
Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: "Veramente quest'uomo era
giusto". Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era
accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito
fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.
Sulle Offerte
Dio onnipotente, la passione del tuo unico Figlio affretti il giorno del tuo perdono; non lo meritiamo
per le nostre opere, ma l'ottenga dalla tua misericordia questo unico mirabile sacrificio. Per Cristo
nostro Signore.
Comunione
"Padre, se questo calice non può passare senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".
Dopo la Comunione
O Padre, che ci hai saziati con i tuoi santi doni, e con la morte del tuo Figlio ci fai sperare nei beni in
cui crediamo, Fa' che per la sua risurrezione possiamo giungere alla meta della nostra speranza. Per
Cristo nostro Signore.
Seguendo Gesu’... nella sua Pasqua
Iniziamo con la liturgia della Domenica delle Palme la grande Settimana, la Settimana Santa,
in cui cerchiamo di seguire Gesù nel suo deciso dirigersi verso Gerusalemme. Inizia la Settimana che
ci riporta alla fonte della nostra fede, ritrovandoci innanzi alla profondità della vita di Gesù di
Nazareth, il Figlio prediletto, che nell’amore e nell’obbedienza al Padre tutto per noi si dona.
Mentre Gesù entra a Gerusalemme è accompagnato dalla gioia dei discepoli, dalle loro grida
di lode: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. Tra le mura della città santa questo grido di
lode si tramuterà nel grido del popolo “Crocifiggilo, crocifiggilo!” e sul Calvario i discepoli avranno
paura a seguire colui che è venuto nel nome del Signore.
Il cammino quaresimale che ci ha condotti a vedere sempre più da vicino il Signore ora ci
chiede di riconoscerlo in colui che abbraccia lo scandalo della croce, il rifiuto ( “Ho presentato il mio
dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e
agli sputi.”). Ora la misericordia del Padre si manifesta totalmente nel suo non avere limiti tanto da
raggiungere anche le tenebre della morte per spalancarci le porte della vita senza fine.
L’evangelista Luca nel suo narrarci la passione del Signore, ricapitola in questo evento tutto
quanto Gesù ha vissuto, ci ha insegnato, il volto del Padre che nella sua obbedienza amorosa ci ha
consegnato. L’innocenza di Gesù viene riconosciuta dall’uomo della strada, dal buon ladrone, dal
centurione e non dagli uomini dediti alla legge che sempre l’hanno sentito una minaccia alle loro
sicurezze; Gesù è sempre andato in cerca dei peccatori, degli emarginati e ora muore sulla croce come
i malfattori e tra i malfattori; ha parlato di perdono, di amore per coloro che ci fanno del male e ora
sulla croce perdona coloro che lo uccidono. Ancora una volta e in modo così forte e totale, Gesù ci
mostra la misericordia infinita del Padre nello sguardo a Pietro, nelle parole di perdono ai crocifissori,
nell’accogliere con sé nel Regno il ladrone che offre a lui il suo pentimento. Sulla croce più che mai,
proprio nel silenzio di Dio, Gesù, nel suo incondizionato e rinnovato abbandono (“Padre, nelle tue
mani consegno il mio spirito”), mostra lo splendore del perdono infinito del Padre, nel suo folle amore
per l’uomo, fino a donare il suo unico Figlio per testimoniare all’estremo il suo amarci e volerci con
Lui, in Lui.
Rinunciando sulla croce a salvare se stesso, in quest’ultima grande tentazione, Gesù rimane
solidale con tutti gli uomini, ma anche fedele al disegno di Dio, nella fiducia nel suo progetto di
salvezza che sceglie di passare proprio per mezzo dell’impotenza, della debolezza.
Mettiamoci da discepoli in contemplazione di questi giorni, penetriamoli insieme a Colui che
solo ce ne svela il senso nella consapevolezza che è tutta la vita, così come l’ha vissuta Gesù, che vince
la morte. Proprio la debolezza dell’amore crocifisso è tanto forte da vincere la morte e la risurrezione è
lo svelamento finale del mistero della croce. Allora saranno di nuovo i discepoli a gridare al mondo la
loro gioia rinnovata nel Crocifisso Risorto che nuovamente ci invia, precedendoci, sulle strade del
mondo.
“Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando
confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo
Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore. Io vorrei che tutti… abbiamo il
coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore;
di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica
gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti.”
(dall’omelia di papa Francesco ai cardinali a conclusione del Conclave)


Fonte:http://www.clarissesantagata.it/

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