Don Attilio GIOVANNINI sdb"Gesù e l'adultera: "Va' e d'ora in poi..."
13 marzo 2016 | 5a Domenica di Quaresima - Anno C | Spunti per la Lectio
Gesù e l'adultera: "Va' e d'ora in poi..." Vangelo: Gv 8,1-11
* Mosè ha comandato di lapidare donne come queste
Una pena spietata, perfino abbastanza barbara per i nostri gusti; una condanna che ci pare appartenga a un mondo passato, ormai estraneo al nostro vivere.
Eppure essa è contenuta nella Legge che Mosè ha ricevuto da Dio. Un senso in questa severità deve pur esserci.
In effetti, a ben guardare, l'adulterio è un grave peccato contro Dio, un'offesa diretta alla sua immagine. Se risaliamo all'origine della coppia secondo la Bibbia, scopriamo che il Creatore ha pensato all'umanità come un'espressione felice di se stesso. Tutti conosciamo a memoria il passo della Genesi in cui Dio dice:
*Facciamo l'uomo (l'umanità) a nostra immagine e somiglianza.
E Dio creò l'uomo a sua immagine: maschio e femmina li creò.
Dove si vede che l'immagine di Dio si manifesta nella differenza tra i sessi. Quando un uomo e una donna uniscono i loro corpi e il loro spirito in un atteggiamento di totale apertura e donazione di sé, formano una nuova immagine di Dio. La loro unione non risponde solo a una necessità biologica, ma li conduce a condividere la felicità di essere fatti a sua immagine.
Nulla più del rapporto tra maschio e femmina offre la possibilità di percepire qualcosa di Dio in questo mondo. Il vincolo coniugale è dunque lo specchio del mistero d'amore che è Dio. Per questo il matrimonio è sempre stato considerato sacro e inviolabile. Per questo tutta la letteratura profetica fa equivalere l'idolatria con l'adulterio, e l'alleanza con un patto sponsale che non si può rompere né inquinare.
Dunque non è concepibile che si possa compromettere la principale possibilità di percepire Dio in questo mondo manomettendo il matrimonio. Rompere lo specchio dell'identità divina è sacrilegio contro Dio e delitto contro l'umanità. Chi lo compie, va senz'altro estromesso dal consorzio dei giusti.
Anche Gesù, che è venuto precisamente a restaurare l'immagine di Dio corrotta, non può certo transigere sulla gravità dell'adulterio. Ma proprio per questo egli rivelerà tutta la misericordia del Padre, che offre sempre una seconda possibilità.
Gli scribi e i farisei, rigorosi custodi della Legge, lo vogliono inchiodare alla parola di Mosè, per metterlo fuori gioco con le sue interpretazioni "nuove" e la sua indulgenza verso pubblicani e peccatori. Ma, come sempre, Gesù ne esce ribaltando il problema sugli avversari.
Dapprima compie un gesto enigmatico, nello stile dei profeti, che predicavano "a gesti strani". Anziché ergersi nella posizione del giudice, egli si china a tracciare per terra delle parole. Al che, loro dovrebbero chiedergli il senso del gesto. Però loro non vogliono perdere il punto, e invece di chiedere spiegazione, insistono perché si pronunci, sicuri di averlo in mano.
Allora Gesù pronuncia la sua sentenza: Volete applicare la Legge di Mosè? È giusto. Allora, tocca al testimone scagliare la prima pietra. Anzi, facciamo così:
* Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Mi pare più giusto. Non è più onesto, prima di essere spietati con gli altri, esserlo con se stessi?
Ed ecco che la morsa si allenta. Questi esperti della Scrittura sanno troppo bene che per esempio i Salmi invocano il perdono per i peccati occulti, così come insegnano che nessuno è proprio giusto davanti a Dio.
A questo punto ciascuno pensa che è meglio lasciare ad altri la responsabilità dell'esecuzione capitale, così se ne vanno tutti.
E noi ascoltatori ci sentiamo sollevati. Però il problema non è ancora risolto. Resta da vedere che ne è di questa donna.
Gesù anche con lei usa il metodo del ribaltare la domanda: Tu che dici? Che facciamo?
Anche lei non sa cosa dire.
Allora Gesù conclude: Anch'io, benché il Padre mi abbia costituito giudice supremo, non ti condanno. Lascio al Padre, che è sempre lento all'ira e ricco di misericordia, di giudicarti. Il Padre che, come diceva Ezechiele,
* non desidera la morte del peccatore, ma che desista dalla sua condotta e viva.
Perciò, sai cosa facciamo? Invece di guardare al passato, guardiamo al futuro:
* Va' e non peccare più.
Dio ti fa credito. Puoi iniziare una vita nuova. Puoi tirar fuori da te le tue qualità migliori, ora specialmente che sai di essere amata così come sei.
Non che tu ti debba fidare troppo di te stessa, ma se guardi sempre a lui, avrai la certezza di non essere mai abbandonata. E raggiungerai il premio.
Don Attilio GIOVANNINI sdb
www.donbosco-torino.it
Gesù e l'adultera: "Va' e d'ora in poi..." Vangelo: Gv 8,1-11
* Mosè ha comandato di lapidare donne come queste
Una pena spietata, perfino abbastanza barbara per i nostri gusti; una condanna che ci pare appartenga a un mondo passato, ormai estraneo al nostro vivere.
Eppure essa è contenuta nella Legge che Mosè ha ricevuto da Dio. Un senso in questa severità deve pur esserci.
In effetti, a ben guardare, l'adulterio è un grave peccato contro Dio, un'offesa diretta alla sua immagine. Se risaliamo all'origine della coppia secondo la Bibbia, scopriamo che il Creatore ha pensato all'umanità come un'espressione felice di se stesso. Tutti conosciamo a memoria il passo della Genesi in cui Dio dice:
*Facciamo l'uomo (l'umanità) a nostra immagine e somiglianza.
E Dio creò l'uomo a sua immagine: maschio e femmina li creò.
Dove si vede che l'immagine di Dio si manifesta nella differenza tra i sessi. Quando un uomo e una donna uniscono i loro corpi e il loro spirito in un atteggiamento di totale apertura e donazione di sé, formano una nuova immagine di Dio. La loro unione non risponde solo a una necessità biologica, ma li conduce a condividere la felicità di essere fatti a sua immagine.
Nulla più del rapporto tra maschio e femmina offre la possibilità di percepire qualcosa di Dio in questo mondo. Il vincolo coniugale è dunque lo specchio del mistero d'amore che è Dio. Per questo il matrimonio è sempre stato considerato sacro e inviolabile. Per questo tutta la letteratura profetica fa equivalere l'idolatria con l'adulterio, e l'alleanza con un patto sponsale che non si può rompere né inquinare.
Dunque non è concepibile che si possa compromettere la principale possibilità di percepire Dio in questo mondo manomettendo il matrimonio. Rompere lo specchio dell'identità divina è sacrilegio contro Dio e delitto contro l'umanità. Chi lo compie, va senz'altro estromesso dal consorzio dei giusti.
Anche Gesù, che è venuto precisamente a restaurare l'immagine di Dio corrotta, non può certo transigere sulla gravità dell'adulterio. Ma proprio per questo egli rivelerà tutta la misericordia del Padre, che offre sempre una seconda possibilità.
Gli scribi e i farisei, rigorosi custodi della Legge, lo vogliono inchiodare alla parola di Mosè, per metterlo fuori gioco con le sue interpretazioni "nuove" e la sua indulgenza verso pubblicani e peccatori. Ma, come sempre, Gesù ne esce ribaltando il problema sugli avversari.
Dapprima compie un gesto enigmatico, nello stile dei profeti, che predicavano "a gesti strani". Anziché ergersi nella posizione del giudice, egli si china a tracciare per terra delle parole. Al che, loro dovrebbero chiedergli il senso del gesto. Però loro non vogliono perdere il punto, e invece di chiedere spiegazione, insistono perché si pronunci, sicuri di averlo in mano.
Allora Gesù pronuncia la sua sentenza: Volete applicare la Legge di Mosè? È giusto. Allora, tocca al testimone scagliare la prima pietra. Anzi, facciamo così:
* Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Mi pare più giusto. Non è più onesto, prima di essere spietati con gli altri, esserlo con se stessi?
Ed ecco che la morsa si allenta. Questi esperti della Scrittura sanno troppo bene che per esempio i Salmi invocano il perdono per i peccati occulti, così come insegnano che nessuno è proprio giusto davanti a Dio.
A questo punto ciascuno pensa che è meglio lasciare ad altri la responsabilità dell'esecuzione capitale, così se ne vanno tutti.
E noi ascoltatori ci sentiamo sollevati. Però il problema non è ancora risolto. Resta da vedere che ne è di questa donna.
Gesù anche con lei usa il metodo del ribaltare la domanda: Tu che dici? Che facciamo?
Anche lei non sa cosa dire.
Allora Gesù conclude: Anch'io, benché il Padre mi abbia costituito giudice supremo, non ti condanno. Lascio al Padre, che è sempre lento all'ira e ricco di misericordia, di giudicarti. Il Padre che, come diceva Ezechiele,
* non desidera la morte del peccatore, ma che desista dalla sua condotta e viva.
Perciò, sai cosa facciamo? Invece di guardare al passato, guardiamo al futuro:
* Va' e non peccare più.
Dio ti fa credito. Puoi iniziare una vita nuova. Puoi tirar fuori da te le tue qualità migliori, ora specialmente che sai di essere amata così come sei.
Non che tu ti debba fidare troppo di te stessa, ma se guardi sempre a lui, avrai la certezza di non essere mai abbandonata. E raggiungerai il premio.
Don Attilio GIOVANNINI sdb
www.donbosco-torino.it
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