Don Attilio GIOVANNINI sdb"Si recò al sepolcro che era ancora buio."

27 marzo 2016 | Santa Pasqua - Anno C | Spunti per la Lectio
PASQUA di RESURREZIONE
Si recò al sepolcro che era ancora buio.
Eppure il giorno nuovo è già cominciato. Un giorno tutto nuovo.

Quel maestro che aveva fatto sognare parlando di un amore più forte della morte, di una giustizia più grande di quella dei pii e dei farisei, di una alleanza-vicinanza di Dio che più nulla poteva spezzare, quel Gesù sembrava sconfitto, smentito dalla storia e naufragato in una assurda tragedia. Ma adesso si è aperta una fenditura, questa pietra rovesciata lascia intravedere qualcosa di ulteriore... La storia non è finita.
Il sepolcro è vuoto: Gesù è emerso dalla morte, e non solo vivo, ma glorioso. Dalla risurrezione appare definitivamente la sua figliolanza divina, e dunque la presenza di Dio in lui, che era già in quelle che sono state la sua vita e le sue opere.
Allora si rivela che davvero Dio è venuto tra noi. Il luogo della sua presenza è stata l'esistenza storica di Gesù: il suo amare, guarire, perdonare, liberare, arricchire.
La vita di Gesù era segnata da Dio fin dalla nascita e abitata da lui in ogni momento. Gesù non aveva un suo progetto, ma si riceveva dal Padre in una crescente manifestazione della sua presenza. Il culmine di questa rivelazione è stata la risurrezione. Essa, annunciarono gli apostoli, fu il compimento della generazione del Figlio in mezzo a noi e per noi. Fu la piena manifestazione della paternità di Dio come potenza di vita, che vince la morte.
Ma se Gesù giunge nella risurrezione/glorificazione a ricevere la pienezza di essere Figlio, allora realizza anche la pienezza dell'Alleanza (Dio con noi). Allora davvero il Regno è arrivato. Davvero il male e la morte, segno della mancanza di Dio, sono superati.
Con la risurrezione, Gesù è costituito modello e causa del nostro riceverci dal Padre. Un riceversi senza misura, che di grazia in grazia (2Cor 38) e di gloria in gloria (Gv 116) ci porta alla pienezza finale: la nostra risurrezione.
Questo compimento è assicurato perché nessuno può separarci dall'amore di Cristo (Rom 832), visto che lui si è fatto vicino a noi e uno di noi, e ci ha condiviso il suo Spirito!
Il dono dello Spirito è precisamente frutto della risurrezione, poiché con la risurrezione inizia il mondo nuovo, finalmente secondo il piano originale di Dio: impronta del suo amore.
Proprio perché vivo, Gesù può comunicarci il suo Spirito. Esso è ora libero dono alla nostra libertà. Scegliendo di impostare la nostra vita come quella di Gesù, nell'obbedienza al Padre da cui riceviamo tutto, partecipiamo al suo Spirito, che ci trasfigura come lui. Perciò la nostra vita è in modo nuovo relazionata a Dio.
La nostra vita, per effetto della divinità di Gesù di Nazaret, si dilata fino a oltre se stessa. Il tempo che viviamo acquista così la sua decisiva importanza, perché può essere progressivo riempimento di vita nuova... oppure permanente schiavitù del peccato e della morte. Dipende dalla nostra sequela di Gesù.
Lo Spirito per intanto geme in noi nell'attesa della rivelazione piena dei figli di Dio. Come dice la lettera di Giovanni,
Fin d'ora noi siamo figli di Dio. Ma ciò che saremo non è ancora stato rivelato.
O, come dice san Paolo ai Colossesi:

*** La nostra vita è nascosta con Cristo in Dio, e quando Cristo, la nostra vita, si sarà manifestato, anche la nostra vita sarà manifestata per ciò che è.

Dunque davvero non vale più la pena di preoccuparci troppo delle cose di questo mondo, vecchio e stupido. Vale la pena di attaccarci a Cristo nostra Pasqua, Cristo vivo in eterno, che ci dona lo Spirito della gloria e della gioia.
Don Attilio GIOVANNINI sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it

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