Don Bruno FERRERO sdb"Gesù e l'adultera e...il perdono"

13 marzo 2016  | 5a Domenica di Quaresima - Anno C   |  Omelia
Gesù e l'adultera e...il perdono
Tribunali e giudici occupano da tempo le prime pagine dei giornali e ampi spazi dei telegiornali.
Al giudice è affidato un potere importante.
Una volta, anche Gesù fu costretto a fare da giudice da parte dei maestri della legge e dei farisei che gli trascinarono davanti una donna sorpresa in adulterio.
"Maestro, questa donna è stata sorpresa mentre tradiva suo marito. La legge di Mosè ci ordina di ucciderla a colpi di pietra. Tu che cosa ne dici?". 
Volevano dei pretesti per accusarlo. 
Gesù come al solito sorprese tutti: guardava in terra e scriveva col dito nella sabbia. 
Un tribunale ben strano! Il giudice scrive nella sabbia e non rimarrà niente. Basterà il vento della sera e tutto sarà cancellato. Niente dossier o voluminosi codici. Gesù non sa che cosa siano.
Siccome insistevano, Gesù alzò la testa e disse: "Chi tra di voi è senza peccati, scagli per primo una pietra contro di lei". E riprese a scarabocchiare nella sabbia. Ben presto la piazza fu vuota.
La donna rimase sola, in piedi. Gesù si alzò. Un semplice sguardo. Una semplice parola. "Nessuno ti ha condannata?". "Nessuno, Signore". "Neppure io ti condanno. Va', ma d'ora in poi non peccare più!".
Come il vento della sera, che cancella tutto.
Troveremo sempre qualcuno che cercherà di farci credere che Dio sia solo un poliziotto o una spia che ci sorveglia e ci tiene d'occhio giorno e notte. Come se Dio scrivesse giorno e notte e annotasse in un grande libro tutti i nostri errori e i nostri peccati, i nostri lati buoni e quelli cattivi. L'unico libro dei conti di Gesù è la sabbia. La sabbia ingoia tutto, dimentica tutto, cancella tutto. Gesù scrive sulla sabbia. Gesù scrive nella sabbia perché per Gesù il peccato è già perdonato. Per Gesù il peccato si cancella come tutto ciò che è scritto sulla sabbia.
Il computer di Dio non ha il disco della memoria.

Una donna riteneva che Dio le apparisse in visione. Andò quindi a chiedere consiglio al suo vescovo. Il buon presule le fece la seguente raccomandazione: "Cara signora, lei forse sta credendo a un'illusione. Deve capire che, in qualità di vescovo della diocesi, io posso decidere se le sue visioni siano vere o false". 
"Certo, Eccellenza". 
"Questa è una mia responsabilità, un mio dovere". 
"Perfetto, Eccellenza". 
"Allora, cara signora, faccia quello che le ordino". 
"Lo farò, Eccellenza". 
"La prossima volta in cui Dio le apparirà, come lei sostiene, lo sottoponga a una prova per sapere se è realmente Dio". 
"D'accordo, Eccellenza. Ma qual è la prova?". 
"Dica a Dio: "Rivelami, per favore, i peccati personali e privati del signor vescovo". Se è davvero Dio ad apparirle, costui le rivelerà i miei peccati. Poi torni qui e mi racconti cosa avrà risposto; a me, e a nessun altro. D'accordo?".
"Farò proprio così, Eccellenza".
Un mese dopo, la signora chiese di essere ricevuta dal vescovo, che le domandò: "Le è apparso di nuovo Dio?". 
"Credo di sì, Eccellenza". 
"Gli ha chiesto quello che le ho ordinato?". 
"Certo, Eccellenza!". 
"E cosa le ha risposto Dio?". 
"Mi ha detto: "Di' al vescovo che i suoi peccati io li ho dimenticati"".
I cristiani non "credono" nel peccato ma nella "remissione dei peccati". Questa espressione significa che tutto ciò che l'essere umano, per sua responsabilità, ha lasciato che si infiltrasse tra lui e Dio, viene cancellato. Il peccato separa l'uomo da Dio; tocca la totalità visibile e invisibile dell'essere umano. In quanto peccatore, l'essere umano viene toccato dalla morte. Quando, con il potere divino, Gesù gli perdona i peccati, la separazione dell'essere umano da Dio viene abolita, l'essere umano è risanato nella sua totalità. 
Più volte Gesù ha ribadito che questo potere è vivo ed efficace nella Chiesa.
Oggi si deve purtroppo constatare un venir meno della confessione. Troppi, infatti, non ritengono più che sia un'esigenza ragionevole chinarsi davanti al giudizio di un sacerdote. La confessione è considerata uno strano retaggio medievale. 
In realtà, nella confessione, si incontra Qualcuno di ben superiore al sacerdote e si tratta perciò di un tribunale che conosce soltanto l'assoluzione. Il segno esteriore del giudizio fa solo apparire tanto maggiore la grazia di Dio perché si avviene quasi una proclamazione pubblica e ben visibile di riabilitazione totale. L'abbraccio fisico fa parte della guarigione.

La decadenza della confessione ha però una ragione più profonda. Non la comprendiamo perché viviamo secondo il motto "ciò che è stato è stato": non c'è responsabilità, non ci sono conseguenze, non ci sono vittime, tutto è solo frutto di una fatalità. Il Sacramento della Riconciliazione invece richiede di esporsi alla luce più potente che esista, in modo che ogni ombra, anche la più piccola, che noi chiamiamo peccato e morte, venga eliminata.
LA CONFESSIONE DEL LUPO

Una parabola corsa illustra la debolezza della natura umana.

Un lupo, preso un giorno dal rimorso, entrò in una chiesetta di montagna e disse al parroco: "Vorrei confessarmi".
"Sei sicuro?", gli chiese il buon prete. "Certo, te l'assicuro, io voglio confessarmi".
"Entra nel confessionale".
"Non hai l'idea", cominciò il lupo, "di quante pecorelle io abbia sgozzato, povere bestiole, dormivano tranquille e io…le ho mangiate…". Il lupo singhiozzava: "Ho attaccato anche un pastore, una cosa orribile. Sono un peccatore scellerato e abietto…".
Il prete lo ascoltava, comprensivo, ma si accorse che il lupo era inquieto e si contorceva come se non vedesse l'ora di andarsene.
Un po' infastidito, il parroco gli disse:
"Insomma, mentre mi racconti i peccati, stai un momento tranquillo!".
"Non ti inquietare, padre mio, ma se tu potessi sbrigarti un po'…".
"Ma perché?".
"Perché … sento suonare la campanella delle pecore".
Non ci indurre in tentazione.

La riconciliazione è molto più del perdono: significa ricominciare da capo. Noi non riusciamo a dimenticare le offese, anche dopo che abbiamo perdonato. Dio sì.

"Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?"
Quando interviene, Dio crea sempre. Creare non significa fare dal nulla, ma dare vita a una cosa nuova. Nuovo significa che non è quello di prima, non è una cosa aggiustata, è una cosa inedita, esclusiva, insolita, mai vista, neppure immaginata.
Il pentimento è un taglio deciso e un inizio sfolgorante. 
Il pentimento nei confronti di Dio fa crescere la persona e la ri-crea.
Perdere questa occasione è una vera disgrazia.

Dobbiamo impararlo da Dio anche noi.
Perdonare e non dimenticare è come seppellire l'ascia di guerra col manico che esce fuori da terreno. Così non si fa altro che restare in attesa, pronti per la prossima battaglia.
Perdonare significa essere disposti a ricominciare da capo, con compassione e senza rancore.
In ebraico la parola compassione deriva dal termine rechem, che significa "grembo", con riferimento a una nuova nascita, quindi a un nuovo punto di partenza, una nuova speranza nel potere dell'amore.

Gesù denuncia il disprezzo di coloro che si credono superiori, l'incoscienza di coloro che non si accorgono delle proprie colpe, la durezza di cuore di coloro che rifiutano di perdonare. Chiede semplicemente alla donna di non peccare più. Non la condanna. Gesù si scontra con il male "umano". Finirà schiacciato da questo male che rovinerà su di lui come un muro di odio e violenza. I "nemici" di Gesù sono i cuori aridi, quelli che sono senza compassione per i diseredati della vita. I cuori chiusi a doppia mandata, perché l'avidità del denaro o del piacere ha invaso tutto. I cuori di quelli che guardano gli altri dall'alto in basso, giudicano e condannano, perché esercitano il potere come tirannia e dominio, o perché credono di possedere, loro soli, tutta la verità.

Lo spauracchio, tanto amato dai pittori, porta il nome di "giudizio".

Il Catechismo della Chiesa Cattolica non fa sconti e parla di due giudizi: quello particolare e quello universale. Significa soltanto ribadire che l'uomo è responsabile, deve cioè dare una risposta, rendere conto a Dio della sua vita. 
Nella sua bontà Dio non si fa prendere in giro. E la grazia e i sacramenti non sono un salvacondotto per la prosecuzione della propria malvagità. Si può leggere questa constatazione, ripetuta con candida regolarità: "Cala sempre più la pratica religiosa dei cristiani". Cresce la perplessità su come far ascoltare e mettere in pratica il cristianesimo nella società. La parabola del banchetto di nozze fornisce un commento proprio a tale proposito: Dio rimane esigente, il cristianesimo non è un'assicurazione sulla vita, indossare l'abito della festa significa osare. 
Non dobbiamo però avere paura: noi conosciamo bene il giudice.

Una buona cristiana si presentò alla porta del Cielo. Era tutta intimorita. San Pietro la accolse cordialmente. Cercò di rassicurarla, ma le disse serio: "Per entrare in Paradiso, ci vogliono cento punti".
La brava donna cominciò a elencare: "Sono stata fedele a mio marito per tutta la vita. Ho educato cristianamente i miei figli; non ci sono riuscita tanto, ma ho fatto tutto quel che ho potuto. Sono stata catechista per ventidue anni. Ho fatto volontariato per le Missioni e ho dato una mano alla Caritas. Ho cercato sempre di sopportare le persone che mi stavano accanto, soprattutto il parroco e i miei vicini di casa…".
Quando si fermò a tirare il fiato, San Pietro le disse: "Due punti e mezzo".
Per la donna fu un pugno nello stomaco.
Allora riprovò: " E… ah sì! Ho assistito i miei vecchi genitori. Ho perdonato a mia sorella che mi faceva la guerra per via dell'eredità… E… Ecco! Non ho mai saltato una Messa la domenica, eccetto che per la nascita dei miei figli. Ho anche partecipato a ritiri e conferenze quaresimali… Ho recitato sempre le preghiere… E il rosario nel mese di Maggio…".
San Pietro le disse: "Siamo a tre punti".
La donna si demoralizzò. Come avrebbe potuto arrivare a cento punti? Aveva detto l'essenziale e le riusciva difficile trovare ancora qualcosa.
Con le lacrime agli occhi e la voce tremante, disse: "Se è così, posso contare solo sulla misericordia di Dio!…"
"Cento punti!", esclamò San Pietro.
Il commovente incontro della donna con Gesù...

... è anche un'immagine dell'incontro che avverrà per ciascuno di noi. Il momento più importante della nostra esistenza.

Io credo che un giorno, il Tuo giorno, Dio, io avanzerò verso Te con i miei passi titubanti, con tutte le mie lacrime nelle mani, e questo cuore meraviglioso che ci hai donato, questo cuore troppo grande per noi perché è fatto per Te...
Un giorno io verrò, e leggerai sul mio viso tutta la stanchezza, tutte le battaglie, tutte le sconfitte del cammino verso la libertà.
Tu vedrai ogni mio peccato. Ma io so, Dio, che non è grave il peccato, quando si è davanti a Te. Perché è davanti agli uomini che si paga tutto.
Ma davanti a Te, è meraviglioso essere così poveri, dal momento che si è tanto amati!
Un giorno, il Tuo giorno, Dio, io verrò da Te.
E nell'esplosione della mia risurrezione, saprò finalmente che la tenerezza sei Tu, che la mia libertà, sei ancora Tu.
Io verrò verso di Te, Dio, con il mondo sulle mie braccia, gridando con tutta la mia voce la verità della vita sulla terra. 
Urlerò quel grido che viene dalla notte dei tempi: "Padre! Ho tentato di essere un Uomo, e sono Tuo figlio".

Don Bruno FERRERO sdb
  www.donbosco-torino.it

Commenti

Post più popolari