Don Enzo BIANCO sdb " Gesù e l'adultera"

13 marzo 2016 | 5a Domenica di Quaresima - Anno C | Omelia
 Gesù e l'adultera
 Vangelo: Gv 8,1-11  
TRE O QUATTRO RACCONTI DI LIBERAZIONE
La parola di Dio in questa Quinta Domenica di Quaresima propone alla meditazione dei fedeli tre
brani che sono tre racconti di liberazione: Dio con una paziente pedagogia guida gli uomini alla maturazione e alla libertà.
L'episodio più suggestivo ha per protagonista Gesù, che affranca il cuore umano dalla prigionia più oscura, quella del peccato. Gesù si mette dalla parte del peccatore, in questo caso una peccatrice, un'adultera. La perdona. La scena dapprima è tragica, a un certo punto si fa comica, e infine sfocia nella gioia della liberazione.

"D'ORA IN POI NON PECCARE PIÙ"

Quella poveretta, colta in flagrante reato e portata a Gesù perché la giudichi, secondo la legge d'Israele era da lapidare. Gli scribi e farisei sono arrivati tenendo in mano le pietre da scagliare contro di lei. Dicono a Gesù: "Mosè nella Legge ci ha comandato di lapidare donne come questa". Nell'espressione "donne come questa" c'è il disprezzo di chi si ritiene giusto, e si attribuisce il diritto di condannare e punire chi non lo è.

" Ma gli scribi e i farisei miravano anche a un secondo fine: tendere un tranello a Gesù. Volevano screditarlo di fronte alla gente, in modo che la gente non lo seguisse più. Così gli proponevano un dilemma, e pretendevano che si pronunciasse. "Tu, che ne dici?". Aut aut. Gesù poteva approvare o disapprovare la lapidazione. E comunque avesse risposto, si sarebbe squalificato davanti alla gente.
- Poteva dire: è giusto, bisogna lapidare questa peccatrice disgraziata. Ma allora non sarebbe più stato dalla parte dei poveracci, com'era suo solito. E la gente non avrebbe più avuto fiducia né simpatia per lui.
- Poteva dire invece: dovete lasciare libera questa poveretta. Ma allora avrebbe violato apertamente la legge di Mosè, che decretava la lapidazione.

" Gesù si mise a scarabocchiare col dito sulla sabbia. Quasi proponendo a tutti una pausa di riflessione. Ma quelli urgevano, lo incalzavano per avere la risposta. "Dunque, tu cosa ne dici?". E al massimo della tensione la risposta di Gesù venne, condita di pietà, di umorismo, e di saggezza divina. "Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei". Poi tornò a scrivere col dito sulla sabbia. In fondo, l'unico senza peccato da quelle parti era lui.
" Gli scribi e farisei, tanto preoccupati di fare giustizia sulla pelle degli altri, si videro costretti a guardare nelle loro coscienze. Lasciarono cadere a terra le pietre, girarono i tacchi e se ne andarono alla chetichella. Concluse Giovanni con sottile umorismo: "Se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani".
"Donna dove sono? Nessuno ti ha condannata?" "Nessuno, Signore." "Neanche io ti condanno. Va', e d'ora in poi non peccare più". Ecco la liberazione. Il perdono di Dio che dà inizio a un'esistenza nuova, nella gratitudine e nella gioia.
È lo stile di Dio. Da tutti i tempi. L'antico profeta Ezechiele lo aveva descritto con un nitido oracolo: "Com'è vero che io vivo - oracolo del Signore Dio - io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva" (Ez 33,11).

"NON PENSATE PIÙ ALLE COSE ANTICHE"

La Prima Lettura ci ha presentato un altro oracolo, un "oracolo di liberazione", questa volta di carattere politico, che un profeta dell'esilio aveva consegnato agli ebrei deportati in Babilonia. Gli esuli erano scoraggiati e il profeta ricordò che il loro è un Dio liberatore. Li aveva già liberati dalla schiavitù d'Egitto, e presto li libererà dall'esilio di Babilonia. Perciò, dice, "Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche!".
Di fatto la liberazione giunge poco dopo, sotto l'imperatore persiano Ciro. Nella gioia. Ed è simboleggiata dal profeta con l'immagine del deserto che fiorisce. "Ecco, faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?" Nel deserto si schiude la via alla libertà.

" La Seconda Lettura presenta l'apostolo Paolo, un liberato. Già persecutore dei cristiani, sulla via di Damasco aveva ricevuto il perdono e una missione. Aveva incontrato Cristo, e ora solo Cristo conta per lui. Il resto, dice espressamente, è spazzatura (Fil 3,18).
Occorre pensare a Paolo come a un atleta. Allora c'era già lo sport, eccome. Le Olimpiadi erano un avvenimento da mettere in fibrillazione i popoli. I greci per celebrare le Olimpiadi sospendevano perfino le guerre. E Paolo, di sicuro uno sportivo, si paragona a un atleta, che libero da ogni impaccio va di corsa verso il traguardo. "Dimenticando ciò che mi sta alle spalle, e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù".
Paolo vuole bene al Signore, in modo superlativo. Non trova le parole per dirlo, e ricorre a una sgrammaticatura. Ha scritto: "Per me il vivere è Cristo". (Fil 1,21). Liberato da Cristo, Paolo va alla conquista del mondo.

UN QUARTO RACCONTO DI LIBERAZIONE

Dunque oggi nelle tre Letture tre racconti di liberazione, tre liberazioni operate da Dio. Gli Ebrei deportati a Babilonia, che tornano liberi alla loro patria tanto desiderata e sognata. La donna adultera che Gesù ha liberato dai suoi aguzzini e restituito a una nuova dignità. E da ultimo Paolo libero in Cristo che corre verso la meta con l'entusiasmo di un asso dello sport.
Per tutti quell'esortazione: "Non pensate più alle cose antiche!". Liberarsi dai condizionamenti del male. Liberarsi per realizzare e realizzarsi. Guardare avanti, progettare novità di vita. "Chi vive di ricordi diventa vecchio. Chi vive di progetti resta giovane" (Bruno Munari).
" La storia non finisce qui. Rimane un quarto racconto di liberazione, ancora tutto di scrivere.
Ed è il nostro.


Don Enzo BIANCO sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it  

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