Don Enzo BIANCO sdb " Il padre misericordioso e il figlio prodigo"
6 marzo 2016 | 4a Domenica di Quaresima - Anno C | Omelia
Il padre misericordioso e il figlio prodigo
La parabola del padre misericordioso
(Mt 5,17-19)
Da leggere adagio, questa parabola, per ricordarla bene nei particolari. Tutti significativi. Ma la si
conosceva già. Chi non la conosce? È forse la pagina più nota di tutti i Vangeli. Grandi pensatori ne hanno tessuto l'elogio, come di un capolavoro delle letterature di tutti i tempi. Di fatto ha ispirato poeti, romanzieri, sceneggiatori, registi.
" Si è affascinati dall'avventura di quel ragazzo scapestrato, che preso da gran voglia di vivere sperpera tutto. Poi attanagliato dalla miseria torna a casa, ma a mala pena osa chiedere perdono. E trova il cuore grande di un padre che cancella il passato, che per lui uccide il vitello grasso, e organizza la festa. La festa del perdono.
Dunque storia di un ragazzo di tutti i tempi, storia dei ragazzi di ieri, e telenovela di tanti ragazzi d'oggi. Quanti genitori hanno figli in giro per il mondo, in una vita a rischio, vittime della droga. Genitori che attendono nell'angoscia, e non sanno se i figli torneranno.
" Gesù ha raccontato questa parabola perché intendeva inviare un messaggio a qualcuno. Informa Luca l'evangelista: "I farisei e gli scribi mormoravano [contro Gesù dicendo]: "Costui accoglie i peccatori, e mangia con loro!"". Cioè rimproveravano al Signore - che è venuto per salvare i peccatori - di farseli amici.
Farisei e scribi erano osservanti della legge fino allo scrupolo e all'ipocrisia. In apparenza erano i giusti, l'opposto dei peccatori. E pensavano: "Se Gesù vuole proprio schierarsi con qualcuno, dovrebbe mettersi dalla nostra parte". E non capivano quel suo mettersi con i cattivi .
Due categorie di uomini come noi
I due fratelli della parabola incarnano le due categorie di uomini come noi, con i quali Gesù si misurava tutti i giorni:
- la gente comune, magari con mani poco pulite e coscienza sporca, gente che somiglia tanto al figliol prodigo;
- e gli scribi in apparenza osservanti ma invece ipocriti, simili al fratello rimasto a casa, quello con la fedina penale pulita, con le carte in regola, ma con il cuore arido.
" Ecco il ragazzo giudicato buono, obbediente ed esemplare: si rivela ostile verso il fratello tornato a casa, e rivela il suo animo gretto, egoista, Fa l'offeso. Vanta col padre i propri meriti: "Ecco, io ti servo da tanti anni, e non ho mai disobbedito un tuo comando...". In fondo gli dispiace che il fratello sia tornato, e venga perdonato.
Si sa la risposta sbagliata di Pierino, che credeva di avere capito tutto. La catechista aveva spiegato questa parabola, poi chiese ai ragazzini del catechismo: "Chi non fu contento del ritorno del figliol prodigo?". E Pierino sicuro: "Il vitello grasso". No, Pierino. L'insoddisfatto fu il fratello che all'apparenza sembrava buono.
" Invece il ragazzaccio, prototipo degli scapestrati, alla fine risulta capace di un ricupero insperato. Capace di conversione, di cambiamento della mentalità. Capace di diventare uomo nuovo. Rientrato in sé, si butta ai ginocchi di suo padre, e trova il perdono.
Il pentimento è forse il più divino di tutti gli atti umani. Diceva Wolfgang Goethe: "La nostra gloria più grande non consiste nel non cadere mai, ma nel risollevarci sempre dopo ogni caduta". Il perdono di Dio non può cambiare il passato, ma dilata il futuro.
" Su tutti, nel racconto emerge la figura paterna. Che è poi Dio. Il vecchio genitore ama i figli di un amore misericordioso e indefettibile, anche quando sbagliano, perché sono suoi. Attende con trepidazione quello perduto, e spera di poterlo riavere sano e salvo a casa, e ogni giorno scruta l'orizzonte per vedere se torna. Poi esplode nella gioia del perdono, e organizza la festa.
Ecco indicato da Gesù il punto fisso attorno al quale ruota il mondo: è l'amore del Padre celeste per le sue creature. Per questo, se si vuole assegnare alla parabola il titolo giusto, non si dirà "del figlio prodigo", ma del vero protagonista sul palcoscenico del mondo: si dirà "parabola del padre misericordioso".
Forse c'è qualcosa di vero nell'intuizione di Friedrich Nietzsche, un filosofo del sospetto, che dichiarò: "Anche Dio ha il suo inferno: è il suo amore per gli uomini".
Conclusioni, in tempi di quiz
Non resta che trarre le conclusioni. La parabola resta aperta per noi, attuali discepoli del Signore. In tempi di quiz, proviamo a decifrarla con i quiz.
- Primo: ciascuno di noi, a quale categoria dei due fratelli appartiene? Somigliamo più al figlio prodigo, scapestrato ma capace di pentirsi, o a quell'altro dall'obbedienza forzata, dal cuore gretto, incapace di amicizia e solidarietà?
- Altro quiz: che cos'è in concreto per noi oggi quella festa organizzata dal Padre? Lo dice il catechismo: è la festa del perdono, e si chiama Confessione.
- E quiz finale: che cos'è il banchetto organizzato dal padre? Per noi si chiama Eucaristia.
Don Enzo BIANCO sdb
Fonte: www.donbosco-torino.it
Il padre misericordioso e il figlio prodigo
La parabola del padre misericordioso
(Mt 5,17-19)
Da leggere adagio, questa parabola, per ricordarla bene nei particolari. Tutti significativi. Ma la si
conosceva già. Chi non la conosce? È forse la pagina più nota di tutti i Vangeli. Grandi pensatori ne hanno tessuto l'elogio, come di un capolavoro delle letterature di tutti i tempi. Di fatto ha ispirato poeti, romanzieri, sceneggiatori, registi.
" Si è affascinati dall'avventura di quel ragazzo scapestrato, che preso da gran voglia di vivere sperpera tutto. Poi attanagliato dalla miseria torna a casa, ma a mala pena osa chiedere perdono. E trova il cuore grande di un padre che cancella il passato, che per lui uccide il vitello grasso, e organizza la festa. La festa del perdono.
Dunque storia di un ragazzo di tutti i tempi, storia dei ragazzi di ieri, e telenovela di tanti ragazzi d'oggi. Quanti genitori hanno figli in giro per il mondo, in una vita a rischio, vittime della droga. Genitori che attendono nell'angoscia, e non sanno se i figli torneranno.
" Gesù ha raccontato questa parabola perché intendeva inviare un messaggio a qualcuno. Informa Luca l'evangelista: "I farisei e gli scribi mormoravano [contro Gesù dicendo]: "Costui accoglie i peccatori, e mangia con loro!"". Cioè rimproveravano al Signore - che è venuto per salvare i peccatori - di farseli amici.
Farisei e scribi erano osservanti della legge fino allo scrupolo e all'ipocrisia. In apparenza erano i giusti, l'opposto dei peccatori. E pensavano: "Se Gesù vuole proprio schierarsi con qualcuno, dovrebbe mettersi dalla nostra parte". E non capivano quel suo mettersi con i cattivi .
Due categorie di uomini come noi
I due fratelli della parabola incarnano le due categorie di uomini come noi, con i quali Gesù si misurava tutti i giorni:
- la gente comune, magari con mani poco pulite e coscienza sporca, gente che somiglia tanto al figliol prodigo;
- e gli scribi in apparenza osservanti ma invece ipocriti, simili al fratello rimasto a casa, quello con la fedina penale pulita, con le carte in regola, ma con il cuore arido.
" Ecco il ragazzo giudicato buono, obbediente ed esemplare: si rivela ostile verso il fratello tornato a casa, e rivela il suo animo gretto, egoista, Fa l'offeso. Vanta col padre i propri meriti: "Ecco, io ti servo da tanti anni, e non ho mai disobbedito un tuo comando...". In fondo gli dispiace che il fratello sia tornato, e venga perdonato.
Si sa la risposta sbagliata di Pierino, che credeva di avere capito tutto. La catechista aveva spiegato questa parabola, poi chiese ai ragazzini del catechismo: "Chi non fu contento del ritorno del figliol prodigo?". E Pierino sicuro: "Il vitello grasso". No, Pierino. L'insoddisfatto fu il fratello che all'apparenza sembrava buono.
" Invece il ragazzaccio, prototipo degli scapestrati, alla fine risulta capace di un ricupero insperato. Capace di conversione, di cambiamento della mentalità. Capace di diventare uomo nuovo. Rientrato in sé, si butta ai ginocchi di suo padre, e trova il perdono.
Il pentimento è forse il più divino di tutti gli atti umani. Diceva Wolfgang Goethe: "La nostra gloria più grande non consiste nel non cadere mai, ma nel risollevarci sempre dopo ogni caduta". Il perdono di Dio non può cambiare il passato, ma dilata il futuro.
" Su tutti, nel racconto emerge la figura paterna. Che è poi Dio. Il vecchio genitore ama i figli di un amore misericordioso e indefettibile, anche quando sbagliano, perché sono suoi. Attende con trepidazione quello perduto, e spera di poterlo riavere sano e salvo a casa, e ogni giorno scruta l'orizzonte per vedere se torna. Poi esplode nella gioia del perdono, e organizza la festa.
Ecco indicato da Gesù il punto fisso attorno al quale ruota il mondo: è l'amore del Padre celeste per le sue creature. Per questo, se si vuole assegnare alla parabola il titolo giusto, non si dirà "del figlio prodigo", ma del vero protagonista sul palcoscenico del mondo: si dirà "parabola del padre misericordioso".
Forse c'è qualcosa di vero nell'intuizione di Friedrich Nietzsche, un filosofo del sospetto, che dichiarò: "Anche Dio ha il suo inferno: è il suo amore per gli uomini".
Conclusioni, in tempi di quiz
Non resta che trarre le conclusioni. La parabola resta aperta per noi, attuali discepoli del Signore. In tempi di quiz, proviamo a decifrarla con i quiz.
- Primo: ciascuno di noi, a quale categoria dei due fratelli appartiene? Somigliamo più al figlio prodigo, scapestrato ma capace di pentirsi, o a quell'altro dall'obbedienza forzata, dal cuore gretto, incapace di amicizia e solidarietà?
- Altro quiz: che cos'è in concreto per noi oggi quella festa organizzata dal Padre? Lo dice il catechismo: è la festa del perdono, e si chiama Confessione.
- E quiz finale: che cos'è il banchetto organizzato dal padre? Per noi si chiama Eucaristia.
Don Enzo BIANCO sdb
Fonte: www.donbosco-torino.it
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