Don Gianni MAZZALI sdb"Il figlio prodigo e il padre misericordioso"
6 marzo 2016 | 4a Domenica di Quaresima - Anno C | Omelia
Il figlio prodigo e il padre misericordioso
CREATURE NUOVE IN CRISTO Vangelo: Lc 15,1-3.11-32
Ci sono degli snodi nella nostra vita in cui avvertiamo un profondo bisogno di cambiamento, di
rinnovamento. Vorremo quasi poter cominciare da capo, per dare un tono nuovo al nostro vivere, per riuscire a librarci sopra i pesi, le ansie, talora anche le angosce che sembrano torturarci al punto che più tentiamo di risalire la china più ci sembra di precipitare nel baratro. La Parola di Dio vuole incrociare oggi i nostri momenti bui per schiuderci orizzonti nuovi, per aiutarci a leggere la realtà con occhi nuovi, per risentire la gioia e l'energia che ci spingono a volare in alto.
UN ANTICIPO DI PASQUA
E' l'esperienza del popolo di Israele che avverte la fine dei lunghi anni di deserto, raggiungendo le steppe di Gerico e gustando i frutti della terra di Canaan. Dopo il passaggio dell'angelo quella notte in Egitto, ora per la prima volta celebrano il 14 di Nissan nella Terra Promessa. Sono a casa e la celebrazione della liberazione dalla schiavitù esprime ora che Dio ha mantenuto la sua parola. Non c'è più bisogno della manna, hanno raggiunto la terra "dove scorre latte e miele.
Il senso profondo di quanto hanno sperimentato gli Ebrei nel raggiungere la terra dei loro padri viene trasmesso a noi, nel nostro pellegrinaggio spirituale della Quaresima. La liturgia ci invita a rallegrarci perché non c'è più motivo di essere tristi, perché è prossima la nostra consolazione: "Esultate e gioite voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell'abbondanza della vostra consolazione".
Se abbiamo sinceramente intrapreso un cammino all'insegna della preghiera, della penitenza e dell'elemosina, ci sentiamo stimolati da questo preludio della gioia pasquale, a rendere ancor più intensa la nostra concentrazione spirituale, a liberarci da tanti pesi che gravano sulla nostra anima, a concentrarci sull'essenziale e a pregustare i frutti di una nuova terra, di una esistenza rinnovata, trasfigurata.
L'avvicinarsi della Pasqua ci sprona a lasciare più spazio al protagonismo di Dio perché faccia incursione nella nostra routine, perché ci sollevi, ci spinga verso l'alto interpretando per ciascuno di noi quanto disse allora a Giosuè: "Oggi ho allontanato da voi l'infamia dell'Egitto".
Con Dio accanto possiamo uscire dalla schiavitù del nostro Egitto attuale e accamparci pieni di aspettativa sul limitare di una nuova terra.
L'AMORE DI UN PADRE CI RINNOVA
E' possibile condurre un'esistenza che ci fa sperimentare una sorta di morte interiore, vivendo come se moralmente e spiritualmente fossimo in coma, storditi, totalmente persi. Forse è capitato proprio a noi, o stiamo attraversando ora questo trauma dello spirito, questa mortale aridità del cuore oppresso dai mali arrecati da una libertà impazzita. Solo l'amore invincibile, indistruttibile del cuore di un Padre può svegliarci dal torpore, riconsegnarci alla dignità e alla responsabilità di una vita che ci è stata donata e che non è nostra proprietà esclusiva. Nella parabola del Padre Misericordioso viene proposto un itinerario spirituale per ciascuno di noi. Non ci dobbiamo vergognare di ammettere di essere figli prodighi, figli impazzati e rapiti dall'ebbrezza di "fare la nostra vita". E si può morire di ebbrezza, perché si è perso tutto. Parlano al nostro cuore le parole del Padre che stringe al petto il figlio ritornato a casa: "(…) questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".
Abbiamo bisogno di un Amore che ci avvolga e ci faccia sperimentare una vita nuova, un cuore nuovo. Gesù ci dice che questo Amore lo ritroviamo in Dio, nella sua Paternità, nella sua Misericordia senza misura. Lo dobbiamo ammettere questo bisogno. Forse abbiamo toccato il fondo, ma è proprio lì che il Padre ci attende.
SONO NATE COSE NUOVE
Non si tratta di una pia considerazione, ma di una verità profonda che ci attende, che ci provoca, che ci scava dentro. L'espressione di Paolo va presa alla lettera, senza adulterarla o sminuirla: "(…) se uno è in Cristo è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate; ecco ne sono nate di nuove".
La novità piena della nostra esistenza, la luce che squarcia il nostro grigiore, il peso a volte insopportabile che siamo noi a noi stessi oltre che agli altri è una persona, è Gesù di Nazaret, il nostro Salvatore. Gesù si è preso sulla spalle tutti i nostri pesi, le nostre ribellioni, la nostra esistenza impazzita, si è fatto "peccato in nostro favore".
In Gesù, il Figlio obbediente, possiamo, noi disobbedienti, riabbracciare il Padre e sentire davvero che una cosa grande, nuova è rinata in noi.
"Dio è un Padre amorevole
che sorregge, aiuta, accoglie, perdona, salva,
con una fedeltà che sorpassa immensamente quella degli uomini"
(Benedetto XVI)
Don Gianni MAZZALI sdb
Fonte: www.donbosco-torino.it
Il figlio prodigo e il padre misericordioso
CREATURE NUOVE IN CRISTO Vangelo: Lc 15,1-3.11-32
Ci sono degli snodi nella nostra vita in cui avvertiamo un profondo bisogno di cambiamento, di
rinnovamento. Vorremo quasi poter cominciare da capo, per dare un tono nuovo al nostro vivere, per riuscire a librarci sopra i pesi, le ansie, talora anche le angosce che sembrano torturarci al punto che più tentiamo di risalire la china più ci sembra di precipitare nel baratro. La Parola di Dio vuole incrociare oggi i nostri momenti bui per schiuderci orizzonti nuovi, per aiutarci a leggere la realtà con occhi nuovi, per risentire la gioia e l'energia che ci spingono a volare in alto.
UN ANTICIPO DI PASQUA
E' l'esperienza del popolo di Israele che avverte la fine dei lunghi anni di deserto, raggiungendo le steppe di Gerico e gustando i frutti della terra di Canaan. Dopo il passaggio dell'angelo quella notte in Egitto, ora per la prima volta celebrano il 14 di Nissan nella Terra Promessa. Sono a casa e la celebrazione della liberazione dalla schiavitù esprime ora che Dio ha mantenuto la sua parola. Non c'è più bisogno della manna, hanno raggiunto la terra "dove scorre latte e miele.
Il senso profondo di quanto hanno sperimentato gli Ebrei nel raggiungere la terra dei loro padri viene trasmesso a noi, nel nostro pellegrinaggio spirituale della Quaresima. La liturgia ci invita a rallegrarci perché non c'è più motivo di essere tristi, perché è prossima la nostra consolazione: "Esultate e gioite voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell'abbondanza della vostra consolazione".
Se abbiamo sinceramente intrapreso un cammino all'insegna della preghiera, della penitenza e dell'elemosina, ci sentiamo stimolati da questo preludio della gioia pasquale, a rendere ancor più intensa la nostra concentrazione spirituale, a liberarci da tanti pesi che gravano sulla nostra anima, a concentrarci sull'essenziale e a pregustare i frutti di una nuova terra, di una esistenza rinnovata, trasfigurata.
L'avvicinarsi della Pasqua ci sprona a lasciare più spazio al protagonismo di Dio perché faccia incursione nella nostra routine, perché ci sollevi, ci spinga verso l'alto interpretando per ciascuno di noi quanto disse allora a Giosuè: "Oggi ho allontanato da voi l'infamia dell'Egitto".
Con Dio accanto possiamo uscire dalla schiavitù del nostro Egitto attuale e accamparci pieni di aspettativa sul limitare di una nuova terra.
L'AMORE DI UN PADRE CI RINNOVA
E' possibile condurre un'esistenza che ci fa sperimentare una sorta di morte interiore, vivendo come se moralmente e spiritualmente fossimo in coma, storditi, totalmente persi. Forse è capitato proprio a noi, o stiamo attraversando ora questo trauma dello spirito, questa mortale aridità del cuore oppresso dai mali arrecati da una libertà impazzita. Solo l'amore invincibile, indistruttibile del cuore di un Padre può svegliarci dal torpore, riconsegnarci alla dignità e alla responsabilità di una vita che ci è stata donata e che non è nostra proprietà esclusiva. Nella parabola del Padre Misericordioso viene proposto un itinerario spirituale per ciascuno di noi. Non ci dobbiamo vergognare di ammettere di essere figli prodighi, figli impazzati e rapiti dall'ebbrezza di "fare la nostra vita". E si può morire di ebbrezza, perché si è perso tutto. Parlano al nostro cuore le parole del Padre che stringe al petto il figlio ritornato a casa: "(…) questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".
Abbiamo bisogno di un Amore che ci avvolga e ci faccia sperimentare una vita nuova, un cuore nuovo. Gesù ci dice che questo Amore lo ritroviamo in Dio, nella sua Paternità, nella sua Misericordia senza misura. Lo dobbiamo ammettere questo bisogno. Forse abbiamo toccato il fondo, ma è proprio lì che il Padre ci attende.
SONO NATE COSE NUOVE
Non si tratta di una pia considerazione, ma di una verità profonda che ci attende, che ci provoca, che ci scava dentro. L'espressione di Paolo va presa alla lettera, senza adulterarla o sminuirla: "(…) se uno è in Cristo è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate; ecco ne sono nate di nuove".
La novità piena della nostra esistenza, la luce che squarcia il nostro grigiore, il peso a volte insopportabile che siamo noi a noi stessi oltre che agli altri è una persona, è Gesù di Nazaret, il nostro Salvatore. Gesù si è preso sulla spalle tutti i nostri pesi, le nostre ribellioni, la nostra esistenza impazzita, si è fatto "peccato in nostro favore".
In Gesù, il Figlio obbediente, possiamo, noi disobbedienti, riabbracciare il Padre e sentire davvero che una cosa grande, nuova è rinata in noi.
"Dio è un Padre amorevole
che sorregge, aiuta, accoglie, perdona, salva,
con una fedeltà che sorpassa immensamente quella degli uomini"
(Benedetto XVI)
Don Gianni MAZZALI sdb
Fonte: www.donbosco-torino.it
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