don Roberto Rossi "Benedetto Colui che viene nel nome del Signore"
don Roberto Rossi
Domenica delle Palme (Anno C)
Vangelo: Lc 22,14-23,56
Il Vangelo della benedizione delle palme comincia con la frase: "Gesù camminava davanti a tutti
salendo verso Gerusalemme". Subito all'inizio della liturgia di questo giorno, la Chiesa anticipa la sua risposta al Vangelo, dicendo: "Seguiamo il Signore". Con ciò il tema della Domenica delle Palme è chiaramente espresso. È seguire Gesù. Essere cristiani significa considerare la via di Gesù Cristo come la via giusta per l'essere uomini - come quella via che conduce alla meta, ad un'umanità pienamente realizzata e autentica. Essere cristiani è un cammino, o meglio: un pellegrinaggio, un andare insieme con Gesù Cristo. Un andare in quella direzione che Egli ci ha indicato e ci indica.
Al termine di quel Vangelo per la benedizione delle palme udiamo l'acclamazione con cui i pellegrini salutano Gesù alle porte di Gerusalemme. È la parola dal Salmo 118, che originariamente i sacerdoti proclamavano dalla Città Santa ai pellegrini, ma che, nel frattempo, era diventata espressione della speranza messianica: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore". I pellegrini vedono in Gesù l'Atteso, che viene nel nome del Signore, anzi, secondo il Vangelo di san Luca, inseriscono ancora una parola: "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore". E proseguono con un'acclamazione che ricorda il messaggio degli Angeli a Natale, ma lo modifica in una maniera che fa riflettere. Gli Angeli avevano parlato della gloria di Dio nel più alto dei cieli e della pace in terra per gli uomini della benevolenza divina. I pellegrini all'ingresso della Città Santa dicono: "Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!". Sanno troppo bene che in terra non c'è pace. E sanno che il luogo della pace è il cielo - sanno che fa parte dell'essenza del cielo di essere luogo di pace. Così questa acclamazione è espressione di una profonda pena e, insieme, è preghiera di speranza: Colui che viene nel nome del Signore porti sulla terra ciò che è nei cieli.
Con questa Domenica entriamo nella Settimana Santa, in cui nel rito liturgico rivivremo il mistero della passione, morte e risurrezione del Signore Gesù Cristo. La Celebrazione di oggi ha un duplice valore: come la folla festante, accogliamo Gesù al suo ingresso in Gerusalemme; come discepoli, lo accompagniamo nell'ora della morte. Gesù ha veramente svuotato se stesso, come vediamo nella seconda lettura e non si è tirato indietro di fronte ai flagellatori, non si è sottratto agli insulti e agli sputi, come ci dice il testo del profeta Isaia. Questa sconfitta dal punto di vista umano, tuttavia, è segno della sua fiducia incondizionata nel disegno di Dio, che non abbandona chi gli è fedele, ma lo esalta, mostrando così la sua potenza d'amore.
Gesù si abbandona al Padre, consegnando a lui il suo spirito - è l'espressione più alta del testo del vangelo della passione - e sperimenta così una consolazione interiore, che supera ogni solitudine umana. L'atteggiamento umile e confidente di Gesù possa esserci di esempio nell'affrontare le nostre croci, sapendo di vivere in noi la passione stessa di Cristo, per sperimentare così la dolcezza della risurrezione.
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