Don Severino GALLO sdb"PASSIONE: LA SUPREMA BONTÀ DI GESÙ'"
PASSIONE: LA SUPREMA BONTÀ DI GESÙ'
Vangelo: Lc 22,14-23,56
La Domenica che commemora l'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, segna anche il nostro
ingresso nella "settimana santa", la più grande settimana dell'anno liturgico.
Inizia oggi il nostro "contatto" con il mistero pasquale. Quel contatto da cui, secondo il Concilio, deriva la nostra salvezza (L.G. 5-6).
La liturgia odierna mette dinanzi a noi un vivo contrasto, evidente anche nei segni esterni che caratterizzano le due funzioni che si susseguono: la gioiosa e trionfale processione di osanna a Cristo Re e poi la Messa dai toni tristi di passione, al cui centro è la lettura dei patimenti di Gesù...
Il mistero pasquale, infatti, è mistero di morte e di vita, di dolore e di gioia, di abbassamento e di esaltazione...
Come è stato per Gesù, così è per ogni suo seguace.
Ci fermeremo oggi sulla prima parte: quella dolorosa. Il mistero pasquale, per noi, come fu per Gesù, è un mistero di morte...
Notiamo anzitutto che la Passione di Gesù non è un incidente casuale: ma corrisponde a un piano divino. E' stata preparata alla lunga, attraverso la travagliata vicenda del popolo ebraico.
Ed è stata preparata immediatamente da Gesù stesso. Egli prende le iniziative della Passione. Manda infatti Pietro e Giovanni in città a preparare la Pasqua. Giunta l'ora, si mette a tavola, pronuncia quelle misteriose parole: Ho desiderato grandemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima di soffrire".
Durante la cena parla di imminente tradimento, di rinnegamento, pronuncia parole di commiato. Terminata la cena, muove alla testa degli Apostoli verso il giardino degli ulivi, esorta a pregare, si inoltra da solo, comincia a soffrire, a sentirsi oppresso e schiacciato: entra in agonia.
Siamo già nel pieno del dramma e ancora nessuno dei nemici è comparso all'orizzonte. Solo al termine dell'agonia si farà avanti Giuda e gli uomini cominceranno a svolgere la loro parte.
Sono verissime quelle parole di Gesù: "Io dò la mia vita per riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma da me stesso la dò. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla" (Gv. 10,18).
E San Paolo afferma: "Gesù mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal. 2,20).
La volontarietà rende la Passione di Gesù oblazione accetta a Dio ed è stimolo alla nostra volontà.
Non potendo commentare tutto il racconto della Passione e lasciando alle nostre anime di gustare nel silenzio e ne nel raccoglimento queste eloquentissime pagine, fissiamo la nostra attenzione su alcune particolarità contenute nella narrazione di San Luca.
CARATTERISTICHE DI LUCA
Solo Luca parla del SUDORE DI SANGUE:
"essendo in agonia, pregava più intensamente e il suo sudore diventò come gocce di sangue che scendevano a terra".
Ci parla anche dell'ANGELO che scende dal cielo per "consolarlo". La sofferenza di Gesù è così grande che solo il Padre, attraverso il suo Angelo, può aiutarlo a sopportarla.
Un'altra particolarità di Luca è la presentazione di Gesù davanti a Erode Antipa, che lo schernisce deridendolo nella sua pretesa di essere re (Lc. 23,8-12).
E' la controfigura dell'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme!
Luca accentua i tratti della misericordia e della salvezza: non per nulla è chiamato l'evangelista della bontà e della misericordia di Dio.
Ci sono in questo senso vari particolari e notevoli omissioni. Luca, per esempio, non parla del sonno dei discepoli né della loro fuga, quasi a sorvolare sulle debolezze umane e ad alleggerire le colpe: non calca sul tradimento di Giuda e omette il racconto del suicidio.
Dà risalto invece alla scena particolarmente toccante delle pie donne che piangono su Gesù, che viaggia con la croce sulle spalle verso il Calvario.
Questo episodio trascurato dagli altri evangelisti è stato raccolto con soddisfazione da Luca perché gli consente di dimostrare che a Gesù sofferente non è mancata la solidarietà della compassione. Gesù gradisce il loro gentile pensiero, però ricorda che sarà bene che pensino piuttosto alla sciagura che piomberà su di loro e sui loro figli. Allusione evidente al castigo che si abbatterà fra non molto su Gerusalemme, colpevole di deicidio.
I gesti del perdono e della misericordia sono sempre sottolineati da San Luca.
E' tutto suo questo meraviglioso dettaglio: Pietro ha rinnegato Gesù: mentre il Signore attraversa il cortile, trova il modo di volgere il suo sguardo su Pietro. E' questo sguardo che scioglie in un attimo il grumo di paura, di ostilità e di rimorsi che si erano rappresi nel suo cuore e apre le cateratte delle lacrime e del pentimento.
Momento culminante delle vicende della Passione: Gesù crocifisso innalzato tra cielo e terra. Dalla sua bocca esce una delle parole più belle, una gemma che solo Luca ci ha conservato: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno".
Ci reca meraviglia il silenzio degli altri evangelisti su un particolare tanto prezioso. Luca, raccoglitore diligentissimo, ce l'ha tramandato.
Il perdono implorato da Gesù per i suoi crocifissori, da un lato apre il cuore ad una fiducia illimitata; dall'altro è una lezione, un esempio irresistibile. Ormai che potrà dire di non poter perdonare, perché il torto ricevuto è troppo grande?
Ed è ancora Luca - "medicus clarissimus" (Col. 4,14) - a darci il racconto del primo frutto della Passione. Accanto a Gesù erano crocifissi due malfattori, che l'offendevano, notano concordemente Matteo e Marco. Nel racconto di Luca incontriamo il capolavoro del buon ladrone: parole semplici, autentiche, vere escono dalla bocca del giustiziato; Gesù a sua volta pronunzia la brevissima frase che l'esaurimento estremo gli consente: "Oggi sarai con me in Paradiso".
E' la prima, solenne canonizzazione di un uomo, uscita dalle stesse labbra di Gesù.
Il suo olocausto incomincia ad agire.
A milioni e miliardi di esseri umani che si dibattono nell'agonia agonia, Gesù si avvicina per pronunziare la stessa meravigliosa parola: "Oggi sarai con me in Paradiso!".
Luca ebbe questa preoccupazione di fondo: presentare la Passione di Gesù come una grande opera di misericordia e di perdono. La lettura della Passione toccante e commovente per i nostri cuori, in particolare il racconto di Luca.
Però la partecipazione alla Passione di Gesù non può rimanere circoscritta nella sfera della sensibilità. Dalla Passione c'è tanto, c'è tutto da imparare. "Crux Christi morientis facta est cathedra magistri docentis": la croce di Gesù morente è diventata cattedra del maestro che insegna.
Il racconto dell'Evangelista della misericordia deve portarci a sentimenti e a comportamenti improntati alla bontà, alla benevolenza e alla misericordia verso tutti.
Dopo questo racconto non si può più fare i duri con nessuno. La bontà di Gesù è illimitata nel concedere il perdono, nello scusare, nel salvare, e proprio mentre Egli stesso veniva crudelmente martirizzato.
Dobbiamo imparare anche noi questa lezione: "Non lasciarci vincere dal male, ma vincere il male col bene" (Rom. 12. 21).
Con la mano aperta, si vince il pugno chiuso. Col cuore traboccante di bontà, si aprono i cuori ripieni di odio.
La Passione di Gesù c'insegna che la bontà non ha limiti ed è sempre vittoriosa.
Il cristiano non piò mai dire: ho perdonato abbastanza; ora mi si chiede troppo! Il motto dell'Abbé Huvelin era questo: "Non amerò mai abbastanza!". Facciamolo nostro! Con la Passione di Gesù veniamo messi di fronte non a belle parole o a pie esortazioni, ma alla più grande ed efficace dimostrazione di bontà che il mondo abbia conosciuto. Ad ogni atto di cattiveria umana, Gesù oppone un gesto di bontà divina.
I Santi hanno imitato Gesù:
A San Diego di Linares (Messico) il 15 aprile 1927, Venerdì Santo, veniva fucilato un giovane cattolico.
Come Gesù aveva sofferto il tradimento, l'arresto, l'umiliazione. I soldati di Calles, volendo inscenare una parodia della Passione di Gesù, lo legarono ad un albero e gli distesero le braccia in forma di croce. Furono tre ore di agonia. Alle 15, l'ufficiale disse: "Sono le tre. E'' l'ora nella quale è morto il tuo Cristo Re. Va' in Paradiso con Lui!" e gli sparò a bruciapelo.
L'ultima parola del martire fu: "Muoio per Dio!". Dal carcere aveva scritto al fratello: "Oggi è Venerdì Santo. Mi hanno fatto prigioniero e facilmente mi fucileranno. Prega per me".
"Va' in Paradiso con Lui!". - "Oggi sarai con me in Paradiso!",
Vedete: si può essere canonizzati da Gesù, ma anche dai carnefici...
Noi ci accontentiamo di essere canonizzati dalla Madonna, nostra Mamma: se L'avremo amata immensamente su questa terra, anche a noi, sul letto di morte potrà succedere come a San Domenico Savio: "Che bella cosa io vedo mai!".
Sarà il volto della nostra diletta Mamma! E sarà gioia per sempre: sarà il Paradiso.
Don Severino GALLO sdb
Fonte: www.donbosco-torino.it
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