Don Umberto DE VANNA sdb"Gesù e l'adultera

13 marzo 2016 | 5a Domenica di Quaresima - Anno C | Omelia
Gesù e l'adultera
 Vangelo: Gv 8,1-11  
Per cominciare
Il centro di questa domenica è ancora una volta la misericordia di Dio. È il noto episodio della donna
adultera che vorrebbero lapidare in nome della legge. Gesù le concede il perdono e le restituisce la dignità. Mentre gli accusatori vengono messi di fronte a se stessi e alla propria coscienza.

La parola di Dio
Isaia 43,16-21. È il secondo Isaia che profetizza al tempo dell'esilio babilonese. Le sue sono parole di aperta speranza. Dice agli esiliati di ricordare i prodigi compiuti al tempo dell'esodo e di attendere le cose nuove che Dio sta per fare per loro, in nome della fedeltà alle sue promesse.
Filippesi 3,8-14. Paolo ha una biografia di tutto rispetto, ma non c'è più nulla del suo passato che lo interessi, anzi considera tutto ciò che ha vissuto come spazzatura a motivo di Gesù Cristo. Ora che è stato conquistato da Cristo è impegnato a correre verso la meta definitiva.
Giovanni 8,1-11. Al centro di questo episodio è il peccato di una donna colpevole di adulterio. Chiedono a Gesù di giudicarla, ma lui manda in crisi gli accusatori, mettendo in qualche modo anche loro sul banco degli imputati.

Riflettere
Il popolo di Israele è sempre stato ancorato al suo passato, lasciandosi guidare, pur tra fedeltà e infedeltà, dalle promesse di Iahvè. Sempre condizionato dall'incredibile liberazione dall'Egitto, un avvenimento che a ogni Pasqua veniva riproposto e rivissuto.
È appunto all'esodo che nella prima lettura di oggi Isaia fa riferimento. Allora Iahvè al di là di ogni speranza ha liberato un intero popolo da una penosa situazione di schiavitù. Il profeta interviene con immagini grandiose e invita il popolo, nuovamente in esilio e sottomesso, a "non ricordare più le cose passate", perché Dio sta preparando nuovamente qualcosa di creativamente nuovo e impensato: al di là di ogni umana possibilità, riporterà il suo popolo nella terra promessa, perché possa continuare a celebrare le sue lodi.
Il tutto è frutto di un amore senza misura, un amore fedele che non ricorda per sempre i peccati di Israele, lo perdona e gli usa misericordia.
La seconda lettura parte dalla testimonianza di Paolo, che da fariseo zelante e persecutore dei cristiani, è stato chiamato dalla misericordia di Dio a conoscere e a vivere per Gesù Cristo, a conoscerlo e a imitarlo. Ora è pienamente soddisfatto, considera il suo passato spazzatura di fronte alla situazione in cui vive adesso e attende soltanto di rendere piena la sua gioia quando riceverà "lassù" la meta desiderata, l'incontro definitivo con Cristo Gesù.
Quanto al vangelo di oggi, con molta probabilità non è da attribuire a Giovanni, perché di uno stile profondamente diverso dal suo. La preoccupazione centrale è la cronaca di un gesto di misericordia, mentre Giovanni ha intenti teologici e fa ricorso a segni e simbolici. Tra l'altro il racconto è assente dai più antichi manoscritti greci, nelle più antiche traduzioni e nei primi Padri della Chiesa. Qualcuno addirittura lo colloca senz'altro nel vangelo di Luca, a cui pare adattarsi meglio, essendo l'evangelista che dà volentieri spazio alle donne e ai gesti di misericordia di Gesù. Opportunamente la liturgia lo propone proprio in quest'anno, che è l'anno di Luca.
La questione posta a Gesù ha il chiaro obiettivo di metterlo in difficoltà. La tradizione ebraica (la Mishnah) diceva che di fronte a un adulterio, ogni marito poteva chiedere il divorzio e ripudiare la moglie. Era un fatto quasi automatico e lo sposo diventava totalmente libero, mente la donna veniva guardata con disprezzo dalla società e dalla stessa famiglia. Naturalmente, se il marito non coglieva la moglie nel fatto, ci volevano le prove. Ma questa donna che viene presentata a Gesù è stata "sorpresa in flagrante adulterio", quindi il problema della colpa era evidente e il divorzio scontato.
Rimaneva però il problema della pena. L'adulterio era un peccato odioso agli occhi degli ebrei e la legge di Mosè prescriveva: "Quando un uomo verrà trovato a giacere con una donna maritata, tutti e due dovranno morire: l'uomo che è giaciuto con la donna, e la donna. Così estirperai il male da Israele" (Dt 22,22). La condanna avveniva per lapidazione. In questo caso presentato a Gesù non si parla però dell'uomo e si vuole condannare solo la donna.
Come si vede, il giudizio era durissimo e con il tempo la pena di morte non era più stata più applicata. Tanto più che i romani avevano tolto agli ebrei la facoltà di condannare a morte qualcuno. Ricordiamo ciò che dissero a Pilato i capi degli ebrei parlando di Gesù: "A noi non è consentito mettere a morte nessuno". Probabilmente farisei e dottori della legge, rigidi difensori della legge, avrebbero però voluto ripristinarla. Ma questa volta la questione viene posta a Gesù.
La vera intenzione era però, come dicevamo, sicuramente polemica. Dice il vangelo che essi volevano "metterlo alla prova e avere motivo di accusarlo". Per Gesù era quasi inevitabile cadere nella trappola, perché il caso era chiaro e comunque andasse a finire sarebbe restato compromesso. Sia che ribadisse il valore della legge e quindi si dichiarasse a favore della condanna - cancellando la sua fama di profeta buono e misericordioso -, sia se avesse difeso la donna, andando contro la legge, mettendo in imbarazzo chi vedeva in lui l'atteso messia.
Gesù si china e si mette a scrivere col dito per terra. Tanti si sono domandati quali erano le intenzioni di Gesù con questo suo gesto apparentemente distaccato. Qualcuno ha voluto addirittura vedere nel dito di Gesù quello di Dio, lo stesso dito che aveva scritto le tavole della legge e consegnate a Mosè. Gesù quindi con il suo gesto avrebbe inaugurato la nuova legge, quella della misericordia.
Può darsi però che Gesù abbia solo voluto prendere tempo per dare l'occasione agli accusatori di riflettere, di far sbollire la loro agitazione. Rendendoli magari nervosi e impazienti.
Gesù se la cava divinamente. Questa volta non con un'astuzia, come in altre occasioni, ma andando al cuore della provocazione. Chi condanna deve avere le carte in regola, perché a loro sarebbe poi toccato il compito di scagliare la prima pietra. Ma questa gente non era a posto con la propria coscienza e le parole di Gesù non lasciano scampo: "Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei". Li costringe in questo modo a diventare umani, a riflettere su se stessi, a riconoscere il proprio peccato. Essi si allontanano tutti, "cominciando dai più anziani".
Gesù resta così solo con quella adultera. La chiama "donna", come ha chiamato sua madre, restituendole immediatamente la dignità. E non la condanna. Riconosce la sua colpa ("Va' e d'ora in poi non peccare più"), ma si fa giudice misericordioso: "Nessuno ti ha condannata? Neanche io ti condanno". Ancora una volta Gesù si presenta come il messia venuto a salvare chi si è perduto, attualizzando anche in questa circostanza la misericordia di Dio, quella affermata più volte nella parola del profeti: "Com'è vero che io vivo - oracolo del Signore Dio -, io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva" (Ez 33,11).

Attualizzare

Un caso di perdono anche in questa domenica di quaresima. Un caso umano, un tuffo nella misericordia di Dio. Non si tratta di una peccatrice pubblica o di una prostituta, ma di un'adultera, di una donna che ha tradito il marito.
Scandalo che probabilmente oggi farebbe sorridere più di uno. Un adulterio? Oggi alcuni se ne vantano. Qualcuno addirittura osa dire che "fa bene alla coppia". Ma non è detto che sia diffuso come la stampa e la tv vorrebbero far credere. Il numero di chi è fedele all'amore consacrato nel matrimonio è certamente superiore a chi gioca con la vita.
I farisei e i dottori della legge sono uomini, prima di tutto. E sono rigorosi in morale, seguono la legge. Anche l'apostolo Paolo era uno di loro (seconda lettura), ma ora Gesù gli ha cambiato il cuore. Essi sono venuti insieme, in branco, e si sentono forti. La legge è senza dubbio dalla loro parte. Una legge che - in questo preciso caso - è anche ingiusta e discriminatoria, perché punisce solo la donna. Dov'è l'uomo che era con lei?
Vogliono sapere che ne pensa Gesù. Ma Gesù li sorprende. Alla loro concitazione, fa contrasto la sua calma. Scrive misteriosamente con il dito sulla terra. Che cosa scrive? Secondo alcuni padri della chiesa scriverebbe i loro peccati. O semplicemente vuole dare a loro il tempo di riflettere e di pensare alla loro coscienza. Di più, Gesù vuole costringerli a sentirsi solidali con quella donna. Perché anche loro hanno peccato.
Qualcuno ha scritto che i peccati Dio li scrive sulla sabbia e basta un'ondata di pentimento per cancellare tutto. Così avviene per la donna, che questa sceneggiata pubblica ha distrutta e umiliata. Alle parole di Gesù gli uomini si allontanano, a partire dai più anziani, e la donna rimane sola, faccia a faccia con Gesù. Ma nemmeno a lei Gesù concede gratis il perdono. Le chiede di cambiare vita, di "non peccare più". Affermando in questo modo che l'adulterio è peccato.
Il vangelo di questa domenica è sicuramente uno degli episodi che più colpiscono e restano impressi. Ci presenta un Gesù simpatico e umano, solidale con chi è debole e indifeso, con chi è attaccato da chi si fa prepotente, magari con la forza della legge.
Quanto all'adulterio, nella storia è stato visto spesso con rigore e condannato; altre volte è stato giudicato con benevolenza, soprattutto in tempi di matrimoni concordati e imposti. Si provava una certa comprensione verso chi faceva prevalere le esigenze dell'amore a quelle dell'istituzione.
A parte l'adulterio, c'è in ogni tempo, e anche ai nostri giorni, chi trancia giudizi con severità, di fronte a qualsiasi debolezza e comportamento scandaloso. Non tirano più le pietre, ma la critica è feroce. La maldicenza, l'emarginazione, la mancanza di umanità e il rigore sono diffusi. Dobbiamo ricuperare il rispetto e convincerci che ogni persona può cambiare, diventare nuova.
Ma quasi per paradosso, oggi è molto diffusa una certa abitudine ad andare contro la legge. Non c'è solo l'adulterio. I comandamenti sono dieci e in molti casi vengono calpestati con estrema superficialità, a volte quasi con arroganza. Tante volte più che con misericordia, molte persone si comportano da conniventi con ladri e disonesti.
Si avvicinano ormai i giorni drammatici della passione e morte di Gesù e si incomincia a parlare apertamente di croce. Domenica prossima sarà la Domenica delle Palme, che aprirà la settimana santa. Un tempo in questa domenica si velavano la croce e le statue dei santi, per esprimere anche visivamente la drammaticità di questi 15 giorni che ci separano dalla Pasqua. La passione di Gesù, che paga con il suo sangue le nostre debolezze e i nostri peccati, ci dia il coraggio di presentarci a lui con un cuore realmente pentito e la disponibilità a una vera conversione. Per sentirci anche noi dire con benevolenza da Gesù: "Va' e d'ora in poi non peccare più".

La conversione dell'attrice Claudia Koll
L'attrice Claudia Koll, che pure aveva avuto esperienze cinematografiche discutibili, si è incontrata con il Signore e si è messa a servizio delle missioni e del volontariato. In un'intervista ha raccontato come ha vissuto la sua conversione: "Ho incontrato il Signore in un momento drammatico della mia vita", ha ricordato, "in cui nessun uomo avrebbe potuto aiutarmi; solo il Signore, che scruta negli abissi del cuore, poteva farlo. Ho gridato, e lui mi ha risposto entrando nel mio cuore con una grande carezza d'amore; ha sanato alcune ferite e ha perdonato alcuni miei peccati; mi ha rinnovata e mi ha messa al servizio della sua vigna… Il Signore ha permesso che mi smarrissi. Oggi però comprendo che Dio permette lo smarrimento, e il male, perché da esso può nascere un grande bene. Ogni "figliol prodigo" diventa testimone dell'Amore e della grande Misericordia di Dio".

Rialza anche noi, Signore!
"Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Spesso, Signore, la tua chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti… Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua chiesa. Salva e santifica tutti noi" (dalla Via Crucis commentata dal card. Ratzinger nel 2005, pochi giorni prima della sua elezione pontificia).

Don Umberto DE VANNA sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it  

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