fr. Massimo Rossi " La Domenica dell'Amore Misericordioso"

 Commento su Giovanni 20,19-31
fr. Massimo Rossi  
II Domenica di Pasqua (Anno C) (03/04/2016)
Vangelo: Gv 20,19-31 
Oggi, in tutta la Chiesa, si celebra la Domenica dell'Amore Misericordioso: questa ricorrenza, istituita
da San Giovanni Paolo II, più di quindici anni fa, assume quest'anno una rilevanza particolare. Chissà se il Giubileo straordinario della misericordia riuscirà a far fiorire di nuovo la misericordia seminata dal Buon Dio nei solchi della Chiesa? Ce lo auguriamo tutti!
Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci ricorda che l'espressione massima della misericordia di Dio è il perdono dei peccati: il Risorto invia gli Undici (in tutto il mondo) a perdonare i peccati con il potere dello Spirito Santo. La chiesa sgorgata dal sangue di Cristo crocifisso, vive già la (nuova) stagione apostolica; il Signore ha passato la mano, ha lasciato le sue consegne; la vita di Cristo è già nascosta in Dio, come scrive san Paolo ai cristiani di Colossesi (3,1-4). Dalla domenica di Pasqua in poi tocca agli apostoli, tocca a noi! Elia aveva gettato ad Eliseo il suo mantello... Il Risorto ci ha dato molto, molto di più che il suo mantello: Cristo risorto ci ha dato lo Spirito Santo, la sua vita! Secondo il disegno teologico del quarto evangelista, il Figlio di Dio aveva già effuso il Spirito Santo su Maria sua madre e su Giovanni, l'amico del cuore, mentre esalava il suo ultimo respiro. Ai piedi della croce nasce dunque la Chiesa. Ma la Chiesa rappresentata dagli Undici, attendeva ancora la missione ufficiale: eccola!
Naturalmente non c'è missione senza fede nel Risorto; la pagina del Vangelo di oggi ci presenta un gruppo non ancora del tutto convinto della Risurrezione di Cristo. Di fronte alla testimonianza degli altri dieci, Tommaso esita, prende tempo, vuole delle prove... Sembra che la mancanza di fede di uno solo indebolisca la fede di tutto il gruppo.
In verità è così, e gli Apostoli lo sapevano bene: era appena successo, pochi giorni prima, con il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Simon Pietro. L'inizio della Chiesa dev'essere un inizio col botto! Nessuna divisione, nessuno strappo nel tessuto del gruppo - dopo la crisi del Getzemani -, assoluta comunione di fede e di intenti.
Tuttavia, la sera di Pasqua, questa comunione ancora non c'è... come oggi!
Ma Cristo sa aspettare. Lo sapeva, Gesù che i suoi tempi non sono i nostri tempi...
Sapeva però anche che la Chiesa appena nata, e nata divisa, senza l'unità della fede, non sarebbe andata lontano.
Venendo a noi, qualcuno potrebbe sentirsi addirittura rincuorato: "Beh, se neppure tra gli Undici c'era comunione di fede, qualche divisione ci può stare anche oggi, dopo più di venti secoli, no?"
Francamente, io non mi sento affatto rincuorato! E neppure il Signore lo era, tant'è vero che otto giorni dopo è di nuovo lì, nel cenacolo, arrivato appositamente per confermare la fede di Tommaso. Ricordate la parabola delle 99 pecore? Ecco, something like that, qualcosa di simile: Gesù entra nuovamente nel cenacolo, a porte chiuse, sapendo di andare a colpo sicuro: stavolta c'era anche Tommaso; e si rivolge a lui direttamente. La lezione di fede data all'undecimo apostolo serve per tutto il gruppo, naturalmente. E serva di lezione anche per tutti noi! È necessario superare le divisioni! Una Chiesa divisa non può stare! È una contraddizione in termini, è uno scandalo!
"Ehhh, come la fai grossa! - obbietterà qualcuno - sono venti secoli che siamo divisi e siamo ancora qui.". "Infatti - rispondo io - lo scandalo resta!".

"Ma, allora, il dissenso nella Chiesa?"
Si può dissentire sulle soluzioni pastorali immediate, soluzioni mai definitive, sempre perfettibili..
Non si può invece dissentire sugli articoli della nostra fede! Nostro malgrado, non abbiamo il diritto di selezionare gli articoli della nostra fede.
È come quando in una famiglia si discute, fino a litigare... ma l'unità familiare non va in crisi, anzi, ne esce rafforzata! perché l'amore che legai familiari non è messo in dubbio, non entra nella discussione... l'amore è al sicuro! Se non è così, se anche l'amore diventa una variabile, se anche l'amore fondante viene messo in crisi, allora è l'inizio della fine.
Quando la fede è al sicuro, quando la fede non è in discussione, noi possiamo discutere su tutto, fino a litigare... Ma poi si fa pace, sempre! Se non è così, se la fede resta coinvolta in litigi e alterchi, e ciascuno la rivendica dalla sua parte, contro l'altro, allora la fede non è più il criterio discriminante, il denominatore comune, l'unità di misura uguale per tutti...
È questa la ragione per la quale la fede cristiana non è mia, ma nostra! o, meglio: la fede cristiana è mia, perché è nostra!
In nome della fede, così come in nome dell'amore, nessuna polemica, nessun diverbio, nessuna lite saranno in grado di superare il limite, travolgendo tutto e tutti.
In nome della fede, in nome dell'amore, impariamo a fermarci prima di farci troppo male! impariamo a moderare i termini, impariamo a rispettare le idee altrui, impariamo a rispettarci!
Se non è così, se perdiamo il rispetto della fede, se perdiamo il rispetto dell'amore, se mettiamo tutto nel frullatore, perderemo il rispetto dell'altro, perderemo il rispetto di noi stessi
...E perderemo anche il rispetto di Dio.
Non è un dettaglio, che, prima di affrontare la Passione, il Signore abbia raccomandato ripetutamente agli Undici l'amore reciproco: "Amatevi come io vi ho amato, abbiate fede in me!" (cfr. Gv 15, 9-17); e non è un dettaglio che lo abbia anche invocato, questo amore reciproco, come dono dal Cielo: "Padre, siano essi una cosa sola, come Tu ed io siamo una cosa sola!" (cfr. Gv 17,20-26).
I versetti 30 e 31 non chiudono il capitolo 20 soltanto, ma l'intero Vangelo, la Bibbia li definisce PRIMA CONCLUSIONE. Il capitolo 21 è stato aggiunto dopo e lo vedremo domenica prossima.
Anche i versetti 30 e 31 ribadiscono che il fine ultimo del Vangelo è l'unità della fede nel Cristo. Credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, è la garanzia della vita eterna! e vi pare poco?

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