Missionari della Via "Padre, perdonali, non sanno quello che fanno"


Commento su Luca 22,14-23,56
Missionari della Via  
Domenica delle Palme (Anno C) (20/03/2016)
Vangelo: Lc 22,14-23,56
Inizia oggi, con la domenica delle Palme, la settimana santa, dove nella liturgia rivivremo i misteri
centrali della nostra salvezza: la passione, morte e risurrezione di Gesù! Oggi riviviamo l'accoglienza festosa che la gente riservò a Gesù all'entrata di Gerusalemme: tutti acclamano il Messia, agitano rami di palma perché è giunto il liberatore! Sì, eccolo e finalmente entra a Gerusalemme per conquistarla... anzi no... per consegnarsi e morire. Che strano Messia, diremmo!
Eh sì, Gesù, cioè Dio in mezzo a noi, non trionfa alla maniera umana, ma alla maniera divina: amando e perdonando nonostante il rifiuto delle sue creature! Qui è la sua Onnipotenza: nell'amore e nel perdono infinito, anche verso quelli che prima lo osannavano e dopo un po' lo vogliono morto! Sì, Gesù ama fin dove noi non siamo capaci di amare, perdona fin dove noi non arriveremmo mai a perdonare per renderci come Dio, capaci di amare come Lui!
Questa domenica vogliamo riflettere su due aspetti.
Il primo è la grandezza della misericordia di Dio, che in Gesù si fa carne: Lui, l'innocente, prende su di sé tutto il male, tutto peccato e le sue conseguenze e volontariamente si sacrifica per noi. Dio non può sopportare di vedere le sue creature ferite dal peccato, perse e viene a salvarci: e nella passione lo vediamo tacere davanti a insulti e accuse; sopportare l'ingiusta condanna, nonostante sia Pilato che Erode non avessero trovato in lui alcuna colpa; perdono sia i discepoli che lo tradiscono, sia i suoi carnefici: "Padre, perdonali, non sanno quello che fanno"; pensate, appena il ladrone si pente, subito gli dice: "oggi sarai con me in paradiso!". È davvero un amore traboccante, eccessivo, divino! Come averne paura? Come non aprirgli il cuore?
Pensiamo alla differenza tra Pietro e Giuda. Tutti e due tradiscono Gesù, entrambi ne provano dolore, eppure le loro storie finiscono in modo diametralmente opposto. Perché? Perché Pietro ebbe fiducia nella misericordia di Dio, Giuda no! Oppure pensiamo ai due ladroni. Entrambi hanno peccato; uno però maledice e muore nella rabbia; l'altro al momento della morte entrò in paradiso. Perché? Perché gridò: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». E subito venne accolto dalla misericordia del Signore. Anche noi possiamo fare esperienza di questa misericordia: Dio ci ama, ci cerca, è pronto a darci tutti i suoi doni, tutto se stesso, il Suo Spirito in noi, la vita eterna: ci chiede solo di accoglierlo, di fidarci di Lui, di seguirlo nella Chiesa: Lui si è fatto come noi perché diventiamo come Lui! Questa settimana è l'occasione giusta per ripartire, per lasciarci perdonare quei peccati che ci hanno sfigurato, riscoprendo a quale grandezza Dio ci chiama!
Il secondo aspetto... non è che anche noi somigliamo un po' alla folla? Cioè che osanniamo il Signore, lo seguiamo entusiasti finché va tutto bene, partecipando magari anche a incontri di preghiera e alla liturgia, ma poi nelle scelte di vita quotidiana che operiamo è come se non ci fosse? Specie quando si affaccia la croce all'orizzonte? È proprio vero: Giuda lo tradì per 30 denari, noi spesso lo tradiamo per molto meno. Ma almeno Giuda non aveva capito chi fosse Gesù, noi invece lo sappiamo (o almeno dovremmo saperlo) meglio di lui! Eh sì, quante volte anche noi vorremmo un Gesù senza croce; perciò finché va tutto bene lo "acclamiamo", preghiamo, stiamo con Lui. Alla prima prova, difficoltà, vergogna (tra gli amici), interesse materiale, "tanti saluti e arrivederci". Il nostro Dio diventa il benessere, la vita tranquilla, l'assenza di dolore.
Ma Gesù non è venuto a togliere la sofferenza, ma ad eliminare una cosa peggiore: il soffrire inutilmente. Lui è stato capace di affrontare tutto non perché è un "superman", ma perché era sempre unito al Padre, abbandonato fiduciosamente alla sua volontà. Saremo capaci anche noi di affrontare con fedeltà le prove della vita se vivremo uniti al Padre, che ci da il Suo Spirito, la sua grazia. Noi possiamo avere in noi lo Spirito di Dio, il cuore di Gesù, i suoi stessi sentimenti, il Suo stesso Amore, la Sua stessa Misericordia: basta chiedergliela! Gesù mentre lo stanno uccidendo prega il Padre per i suoi assassini, ha a cuore la vita dei suoi discepoli: il segreto è proprio qui, parlare con il Padre, cercare l'unione con Dio anche mentre ci capitano cose dolorose o gli altri ci fanno del male. E così la sofferenza, che è una realtà che per svariati motivi incontriamo nella vita, diventa una via di crescita e di maturazione, una strada aperta che ci conduce verso la felicità piena, verso di Lui!


Fonte:qumran2.net

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