MONASTERO MARANGO, Un Signore «Amico della vita» e una Chiesa «amica dei peccatori»

Pasqua di Risurrezione
Letture: At 10,34-43; Col 3,1-4; Gv 20, 1-9
Un Signore «Amico della vita» e una Chiesa «amica dei peccatori»

1Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, re vittorioso,
abbi pietà di noi.
(dalla sequenza di Pasqua).

Credere nel Dio della vita.
In questi tempi di profonda crisi religiosa, e anche di una rapidissima perdita del valore della persona umana, non è sufficiente annunciare la Pasqua riproponendo la fede in un Dio qualsiasi; non è nemmeno sufficiente affermare che Gesù, risorto da morte, è Dio. Mi sembra invece molto importante rivendicare oggi, all’interno della Chiesa e della società contemporanea, il volto autentico di Dio, senza confonderlo con un qualsiasi «dio» elaborato da noi stessi sulla base di paure, ambizioni e fantasmi che poco hanno a vedere con l’esperienza di Dio vissuta e comunicata da Gesù di Nazareth, il crocifisso risorto.
Quale gioia si desterebbe in molti se potessero intuire in Gesù i tratti del volto di Dio!
Se Dio esiste, somiglia a Gesù. Il suo modo di essere, le sue parole, i suoi gesti, sono dettagli della rivelazione di Dio. Guardando com’era Gesù, scopriamo che così Dio si preoccupa delle persone, così guarda coloro che soffrono, così cura i perduti, così benedice i piccoli, così accoglie, così comprende, così perdona, così ama.
Mi risulta difficile immaginare un’altra strada più sicura per avvicinarmi a quel mistero chiamato Dio. Per Gesù Dio non è un’idea, bensì una presenza amichevole e vicina che fa vivere e amare la vita in maniera diversa. Gesù lo vive come il miglior amico dell’essere umano: l’«Amico della vita». Dio non è un estraneo che, da lontano, controlla il mondo, sempre pronto a giudicare le nostre povere vite; è l’Amico che, dal di dentro, condivide la nostra esistenza e diviene la luce più chiara e la forza più sicura per affrontare la durezza della vita e il mistero della morte. La volontà di Dio, alla quale dobbiamo obbedire, non è la sofferenza, la sua accettazione, l’annientamento della persona, ma la vita, la trasfigurazione della nostra esistenza. Nella prova, nella sofferenza, e anche nella morte, non dobbiamo pensare: «Questa è la volontà di Dio», quanto piuttosto porre la domanda: «Che cosa mi chiede adesso il Signore, dentro questa situazione di oscurità e di morte?». La volontà del Signore non è la morte ma la vita!
Quello che Dio cerca è una vita più degna, sana e felice per tutti, cominciando dagli ultimi. Gesù lo ha detto in molti modi: una religione che predica la sottomissione alla sofferenza, l’accettazione del dolore, va contro la vita, è falsa; quello che rende felice Dio, felice come una Pasqua, è vederci felici, liberati dal peso dei nostri peccati e da ogni angustia di morte. Per questo Gesù, vero volto del Padre, ha sofferto la morte: proprio per liberarci dalla maledizione della morte. Lo dice bene l’evangelista Matteo: «Gesù guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie».
Questa è la buona notizia di Pasqua che ci viene rivelata in Gesù Cristo: Dio ci dona se stesso, così come egli è: Amore e Vita.

Costruire la Chiesa di Gesù.
Nella Chiesa io incontro Gesù come da nessun’altra parte. Nella vita della comunità cristiana ascolto la sua Parola e accolgo il dono del suo Spirito. San Paolo ci esorta tuttavia a celebrare «Cristo nostra Pasqua» «non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azimi di sincerità e di verità».
Amo la Chiesa così com’è, con le sue virtù e il suo peccato, ma ora la amo sempre di più perché amo il progetto di Gesù per il mondo: il regno di Dio. Per questo desidero vederla sempre più convertita a Gesù. Per amare la Chiesa non vedo maniera più autentica che lavorare per la sua conversione al Vangelo. Desidero vivere nella Chiesa convertendomi a Gesù. Questo deve essere il mio contributo primario. Desidero lavorare per una Chiesa che la gente senta come «amica dei peccatori»; una Chiesa che cerca i «perduti», trascurando eventualmente altri aspetti che potrebbero apparire più importanti. Una Chiesa dove la donna occupi il posto realmente voluto da Gesù; una Chiesa preoccupata della felicità delle persone, che accoglie, ascolta e accompagna coloro che soffrono. Desidero una Chiesa della Pasqua, dal cuore grande, in cui ogni mattina ci mettiamo a lavorare per il regno, sapendo che Dio ha fatto sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi.
Desidero una Chiesa pasquale, che non assuma «uno stile di controllo, di durezza, di normatività», ma che annunci con indefettibile fedeltà l’amore di un Dio, conosciuto nel volto e nella vita di Gesù, che non ha esitato ha dare la vita per noi.

«Cristo è risorto dai morti
calpestando la morte con la morte
e ai dormienti nei sepolcri
ha donato la vita».

Giorgio Scatto  

Commenti

Post più popolari