padre Gian Franco Scarpitta " La luce e la libertà"

 La luce e la libertà
padre Gian Franco Scarpitta  
Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C) (27/03/2016)
Vangelo: Lc 24,1-12 
E' finita l'agonia e l'attesa è diventata presenza. Come direbbe il profeta Isaia, "il popolo che
camminava nelle tenebre, vide una grande luce. su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia.", il fulgore di questa luce si è propagato per dare a tutti, lontani e vicini, noti e sconosciuti, il lume della gioia che consegue alla sofferenza e alla tristezza."(Is 9, 1 - 2) Stiamo parlando del fatto che Gesù Cristo, Figlio di Dio, dopo l'umiliazione, la prova, la passibilità alle altrui insinuazioni e agli altrui giudizi e dopo aver coraggiosamente affrontato l'incognita della morte senza eluderne le tappe e le procedure, adesso della morte ha avuto ragione. E' risorto.
Che risorgano persone apparentemente defunte per mancato calcolo dell'arresto cerebrale non è affatto una novità poiché episodi di riabilitazione di cadaveri ne sono avvenuti diversi in tutte le epoche; ma che Cristo sia risorto DAI morti è un evento unico e irripetibile e non ha precedenti. Esso significa che la morte non doveva predominare sul Figlio di Dio e che non era possibile che essa lo tenesse in suo potere (At 2, 24). Che Gesù sia resuscitato dai morti vuol dire che non è suo il mondo dei morti e che l'esperienza stessa della morte non gli compete: lui vi si è sottomesso semplicemente per poi sconfiggerla. Gesù non è solamente risorto, ma ha anche debellato la pietra del sepolcro, misteriosamente l'ha divelta, è fuoriuscito liberandosi da tutti quei vincoli che solitamente occludono un cadavere, non importa se poi si riattiva all'interno del feretro chiuso. Che Gesù sia risorto dai morti lo indica anche che poi sia apparso ai suoi discepoli e a molti altri, per affermare il fatto reale della resurrezione mostrando non più un corpo corruttibile, ma un corpo glorioso. E la resurrezione di Gesù non ci ragguaglia semplicemente di un evento che riguarda il solo Gesù Cristo, ma diventa prospettiva di vita anche per chiunque crede in lui, diventa appunto luce, cioè orientamento e criterio di vita. Pasqua etimologicamente significa "passaggio" e rievoca il passare dalla schiavitù dell'Egitto in cui versava il popolo d'Israele alla sua liberazione. Secondo qualche esegeta indica il passaggio dell'angelo sterminatore che, deciso a sterminare il primogenito di ogni casa egiziana, vedendo il segno del sangue sull'architrave delle abitazione giudaiche, "passa oltre". Risparmia cioè a quegli abitanti lo sterminio e diventa così per essi angelo di salvezza. (Es 12, 10 - 15); Cristo ha effettuato questo passaggio indomito e glorioso dalla morte alla vita e anche per noi vi è possibilità di vita: "Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti"(1Cor 15, 20) perché tutti ricevessimo la vita, poiché come in Adamo peccatore abbiamo tutti avuto la morte, così in lui noi avessimo vita piena. Chi decide di vivere in Cristo si decide per la vita. Occorre di conseguenza farla finita con tutto ciò che si oppone al vivere che è Cristo, che si compendia con la scelta ostinata della perversione e del peccato; la luce di Cristo Risorto dovrebbe rincuorarci e spronarci a cercare in lui l'itinerario di vita e di salvezza e in lui l'orientamento concreto per la vita di tutti i giorni. Non è possibile infatti immedesimarci nell'evento totalizzante di Cristo risorto se ancora da parte nostra si preferisce l'errore, il peccato, la malvagità, il relativismo etico e la gratuità eccessiva della norma morale. Non potremo mai trarre giovamento dai frutti di salvezza che Cristo ci ha apportato con la sua resurrezione, quando da parte nostra si preferisce la morte nella deliberazione costante del male e del peccato. Come afferma Paolo, "Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi chiamandoci a libertà, a condizione che non ci lasciamo sottomettere da passioni e vizi carnali ma che ci adoperiamo nel cero contrassegno della libertà, cioè nella carità operosa e nelle edificazioni vicendevoli, nell'amore gratuito e disinteressato e nella mutua concordia e solidarietà (Gal 5, 1 - 22). Come la resurrezione è stata infatti un atto di amore da parte di Dio misericordia, così anche il vivere da liberi risorti con Cristo non può non essere una prerogativa d'amore costante, una legge sedimentata nei cuori anziché su rescritti o tavole di pietra. Vivere nella risurrezione di Cristo comporta mostrare con convinzione la grandezza della nostra fede di fronte alle sfide e alle sofferenze della vita quotidiana, senza mai angariarci o lasciarci prendere dallo sconforto quando tutto sembra procedere contro di noi. Corrisponde quindi a ravvivare in noi la fiducia e la speranza, a non demordere nelle avversità e a trovare nelle prove e nelle sconfitte la radice della vittoria. Cristo Risorto ci conceda questa luce perentoria affinché possiamo esserne rivestiti e risollevarci poiché la luce del Risorto è la nostra luce rifulgente su di noi e a partire da noi propagata verso il mondo intero.
BUONA E SANTA PASQUA DI CUORE A TUTTI.

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