Don Bruno FERRERO sdb"Dove abita Dio?".

01 maggio 2016  | 6a Domenica di Pasqua - Anno C   |  Omelia
"Dove abita Dio?".
Una delle domande che da sempre assillano l'umanità è: "Dove abita Dio?". 
DIO NEL POZZO
Una comitiva di zingari si fermò vicino al pozzo di un cascinale. Un bambino di circa cinque anni
uscì nel cortile, osservandoli con gli occhi sgranati.
Uno zingaro in particolare lo affascinava: un pezzo d'uomo che aveva attinto un secchio d'acqua dal pozzo e stava fermo, a gambe larghe, intento a bere. Un filo d'acqua gli scorreva giù per la barba di fuoco, corta e folta, e con le mani forti portava il grosso secchio di legno alle labbra come se fosse stata una tazza.
Quando ebbe finito, l'uomo si asciugò la faccia con la sua fusciacca multicolore. Poi si chinò e scrutò in fondo al pozzo. Incuriosito, il bambino si alzò in punta di piedi per cercare di vedere oltre l'orlo del pozzo che cosa stesse guardando lo zingaro.
Il gigante si accorse del bambino e sorridendo lo sollevò da terra tra le braccia.
"Sai chi ci sta laggiù?", chiese. Il bambino scosse il capo.
"Ci sta Dio", disse.
"Guarda!", aggiunse lo zingaro tenendo il bambino sull'orlo del pozzo.
Là, nell'acqua ferma come uno specchio, il bambino vide riflessa la propria immagine. "Ma quello sono io!".
"Ah!", esclamò lo zingaro, rimettendolo con dolcezza a terra. "Ora sai dove sta Dio".
Oggi abbiamo ascoltato la risposta alla domanda, una delle frasi più rasserenanti di Gesù:

"Se uno mi ama, osserverà la mia parola
e il Padre mio lo amerà
e noi verremo a lui
e prenderemo dimora presso di lui"

Un'antica storia sapienziale spiega questo mistero in modo più vivace:

Il maestro divenne famoso mentre era ancora in vita. Raccontavano che Dio stesso una volta gli avesse chiesto consiglio:
"Voglio giocare a nascondino con l'umanità. Ho chiesto ai miei angeli quale sia il posto migliore per nascondersi. Alcuni dicono le profondità dell'oceano. Altri la vetta della montagna più alta. Altri ancora la faccia nascosta della luna o una stella lontana. Tu cosa mi consigli?".
Rispose il maestro: "Nasconditi nel cuore umano. È l'ultimo posto a cui penseranno".
Quella che con non poca indifferenza chiamiamo "Incarnazione", cioè l'entrata di Dio nel tempo e nello spazio, non si è esaurita con la vicenda di Gesù. Continua concretamente dentro di noi: noi siamo adesso la casa di Dio.

Pensate a che cosa accadrebbe se prendessimo sul serio queste parole di Gesù.
Dio è venuto a piantare la sua tenda in mezzo a noi per invitarci a condividere il suo spazio e prepararci un posto nella sua casa.
Sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento si usano spesso espressioni che richiamano la 'casa'. I Salmi sono pieni del desiderio di abitare nella casa di Dio, di rifugiarsi sotto le ali di Dio e di trovare protezione nel tempio santo di Dio; si levano lodi per il luogo santo di Dio, la meravigliosa tenda di Dio, il rifugio sicuro di Dio. Potremmo anche dire che "abitare nella casa di Dio" sintetizzi tutte le aspirazioni espresse in queste preghiere ispirate.
Tutto ciò è espresso nel modo più pieno nel discorso di addio, quando Gesù si autorivela come il nuovo spazio abitativo: "Rimanete in me e io in voi".
Gesù, nel quale risiede la pienezza di Dio, è diventato la nostra casa. Facendo di noi la sua dimora, ci permette di abitare in lui. Entrando nell'intimità del nostro io più profondo, ci offre la possibilità di essere partecipi della sua intimità personale con Dio. Scegliendo noi come sua dimora preferita, Gesù ci invita a scegliere lui come nostra dimora preferita.
Questo è il mistero dell'incarnazione, espresso in modo mirabile durante l'eucaristia, quando il sacerdote versa un po' d'acqua nel vino, dicendo: "L'acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana".
In questo santo interscambio si esprime l'incommensurabile amore di Dio per noi. Dio ha tanto desiderato soddisfare il nostro più profondo desiderio di una casa, da decidere di costruirsi una casa in noi.
In questa nuova casa non esiste più la distinzione tra distanza e vicinanza. Dio, che è il più lontano in assoluto, si è fatto il più vicino assumendo la nostra natura mortale. Così supera ogni distinzione tra "lontano" e "vicino" e ci offre un'intimità nella quale possiamo essere noi stessi al massimo grado quando siamo il più possibile simili a Dio.

A coloro che sono terrorizzati da paure interiori ed esteriori e che cercano disperatamente la casa dell'amore dove poter trovare quell'intimità che il loro cuore desidera, Gesù dice: "Tu hai una casa... io sono la tua casa... reclamami come tua casa... troverai che essa è lo spazio intimo dove io ho posto la mia dimora... è proprio dove sei tu... nella profondità del tuo essere... nel tuo cuore". Quanto più prestiamo attenzione a queste parole, tanto più ci rendiamo conto che non abbiamo bisogno di andare lontano per trovare ciò che stiamo cercando. La tragedia è che siamo tanto in preda alla paura da non confidare nel nostro io più profondo come luogo d'intimità, ma brancoliamo ansiosamente nella speranza di trovarlo altrove. Cerchiamo di trovare quello spazio intimo nella conoscenza, nella competenza, nella notorietà, nel successo, negli amici, nelle sensazioni, nel piacere, nei sogni o nell'accumulare cose e denaro.
Così diventiamo estranei a noi stessi, persone che hanno un indirizzo, ma non sono mai a casa propria, per cui non possono mai essere raggiunte dall' autentica voce dell'amore.

Sono realizzabili le parole di Gesù? C'è uno spazio per Dio nella nostra vita?

Nelle nostre parrocchie, questo tempo è dedicato in modo particolare alle Prime Comunioni. È un momento commovente, per molti bambini assolutamente sincero, per molti altri è solo un rito tradizionale che si esaurisce presto. E non diventa l'inizio dell'intimità con Dio.

Una piccola parabola, dedicata proprio a questo tema, può farci riflettere.

C'era una volta un piccolo cuore. Era caldo e vivace, batteva e palpitava gioiosamente. Quando la mamma gli dava il bacino della buonanotte faceva le capriole per la felicità. Era un po' meno allegro la mattina quando partiva per andare a scuola, ma tornava di buon umore quando con gli amici si scatenava nel cortile dell'Oratorio.
Un giorno il piccolo cuore cominciò a frequentare il catechismo. La sua catechista era una dolce signora che raccontava le storie della Bibbia, insegnava canti e preghiere molto belle. Al piccolo cuore piaceva ascoltare soprattutto la storia di Gesù e piano piano comprese che presto sarebbe successo un avvenimento straordinario: si sarebbe incontrato con Gesù. Per una via misteriosa ma reale Gesù sarebbe venuto nella sua piccola casa.
Il grande giorno si avvicinava. Non solo la mamma e il papà del piccolo cuore partecipavano alla sua gioia, ma anche i quattro nonni e gli zii e tanti altri parenti. Si annunciava una gran festa.
Il piccolo cuore era nervoso: c'era fermento in casa. Il piccolo cuore voleva essere pronto per accogliere la visita dall'alto: Gesù era il migliore degli amici.
Un pomeriggio il piccolo cuore, con mamma e papà, entrò nei più bei negozi del centro commerciale per comprare un vestito come quelli visti in tv, un paio di scarpe con l'aria condizionata e una cravatta con le figure dei Simpson. Arrivarono anche un gilè di raso e un giubbotto azzurro. Quando uscì con il grande sacco colmo di pacchetti colorati, il piccolo cuore era soddisfatto e orgoglioso: alla grande festa sarebbe stato certamente il più elegante.
Sistemò i pacchetti nella sua cameretta, che gli sembrò un po' più piccola.
Il giorno dopo, uno dei nonni gli venne incontro sorridendo e gli porse una scatola avvolta con la carta dorata. Il piccolo cuore la aprì impaziente, battendo forte, e scoprì il più bell'orologio che avesse mai visto. Aveva il cronometro e cinque quadranti diversi! Poco dopo arrivarono un cellulare di ultima generazione, un computer, una playstation con cinque giochi nuovi, un monopattino argentato, un piccolo televisore con il videoregistratore incorporato.
Nella stanzetta del piccolo cuore non c'era più molto posto. Quella sera il piccolo cuore batteva al ritmo delle lancette dell'orologio, guardava le televisione, giocava con il computer, ascoltava la musica. E c'erano ancora libri illustrati, scatole di dolci e pacchetti da aprire.
Il vestito nuovo era stirato, appoggiato sulla sedia.
"Sorridi, bambino mio, oggi verranno tanti invitati. Vedrai, sarà una bella festa!". La mamma lo svegliò con queste parole. Il piccolo cuore riuscì a trovare un posto anche per il banchetto e tutti gli invitati. Solo una piccola ombra lo rattristò un attimo: una terribile macchia di gelato sul magnifico vestito nuovo. La festa comunque continuava. Arrivarono altri regali, buste con banconote e due penne stilografiche. Nella stanza ormai era rimasto solo più uno spazietto piccolissimo.
"100, 150, 200, 400, 600, 800" il piccolo cuore faceva frusciare le banconote. Adesso non ci stavano più neanche gli invitati e i dolci, furono tutti spinti da parte dai soldi, poiché, come sanno tutti, il denaro ha un potere molto forte sui cuori.
"Toc,toc!". Si udì un lieve bussare. C'era ancora qualcuno che voleva entrare? Il piccolo cuore chiese: "Chi è? Non ho più posto!"
"Io sono la visita che aspettavi. Mi chiamo Gesù".
"Oh, mi ero completamente dimenticato di te!"
Il piccolo cuore era molto occupato con i cd, i video e i giochi elettronici, doveva regolare l'orologio e provare il monopattino, per cui disse solo, in modo distaccato: "Entra e mettiti seduto in quell'angolo, ma non disturbare!".
"Non importa. Sono abituato a non trovare posto", disse Gesù.
Si ficcò nel più recondito cantuccio della stanza del piccolo cuore e, come la prima volta a Betlemme, si mise ad aspettare.
Questa dimora di Dio, di Gesù e dello Spirito in noi è come la barca dei discepoli. Dio è vicino a noi e dorme. Non ci lascia, è accanto a noi. E tutte le volte in cui la paura prende il sopravvento e noi lo svegliamo ansiosi, dicendogli: "Salvaci, Signore, perché stiamo affondando", egli dice: "Perché avete tanta paura, gente di poca fede?". E poi sgrida i venti e il mare e tutto torna a essere calmo. Gesù viaggia insieme a noi e continua a rassicurarci tutte le volte in cui siamo in preda al panico o siamo tentati di distruggere gli altri o noi stessi. E poiché compie il viaggio con noi, ci insegna come vivere nella casa dell'amore.
Gesù non si stanca di dirci: "Abitate in me, come io abito in voi. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto... Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". Gesù ci invita dunque a vivere una vita intima, feconda ed estatica nella sua casa, che è anche la nostra.
C'è una sola condizione, una scelta, una forma di conversione che tocca a noi.

Un giorno in cui ricevette alcuni ospiti eruditi,
Rabbi Mendel di Kozk li stupì chiedendo loro a bruciapelo:
"Dove abita Dio?".
Quelli risero di lui: "Ma che ti prende?
Il mondo non è forse pieno della sua gloria?".
Il Rabbi diede lui stesso la risposta alla domanda.
"Dio abita dove lo si lascia entrare".
Ecco ciò che conta più di tutto: lasciar entrare Dio.
Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova, e dove ci si trova realmente, dove si vive, e dove si vive una vita autentica.
"Io sto alla porta e busso", dice Dio nella Bibbia.
Apriremo, oggi, la nostra porta?

Don Bruno FERRERO sdb
Fonte:  www.donbosco-torino.it

Commenti

  1. Meraviglioso abitare in Dio
    Meraviglioso che Dio abita in me

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