Don Domenico MACHETTA Appunti per Lectio"È il Signore!"

10 aprile 2016 | 3a Domenica di Pasqua Anno C | Appunti per Lectio
1ª LETTURA: At 5,27b-32.40b-41
Pietro è sottoposto a interrogatorio dal Sinedrio di Gerusalemme. Non è più il Simone che trema
davanti a una serva, ma è il Pietro nuovo della Pentecoste, che fa tremare i potenti della terra.
"Bisogna ubbidire a Dio invece che agli uomini". Gesù aveva rassicurato i suoi, dicendo di non preoccuparsi di che cosa avrebbero dovuto dire davanti ai tribunali degli uomini, perché lo Spirito Santo avrebbe dato loro la risposta. Al dubbio e alla paura subentrano, dopo la Pentecoste, franchezza e gioia. Sono addirittura "lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù".
Esplode a ondate il tema degli Atti degli Apostoli: la Chiesa è portata avanti dallo Spirito Santo, non basta la buona volontà degli uomini. Lo Spirito Santo, che Dio dà
"a quelli che gli obbediscono".

VANGELO: Gv 21,1-19

Arriva inaspettato questo capitolo dopo la finale del capitolo precedente. L'ultimo episodio era stato quello di Tommaso, culmine del Vangelo di Giovanni. Questo cap. 21 è una chiara aggiunta redazionale, fatta dai discepoli dell'evangelista, affinché non andasse perduto del materiale preziosissimo.
Prendiamolo così com'è: una splendida riflessione sulla Chiesa. Questi "sette" a cui appare il Signore rappresentano tutti i discepoli, la Chiesa nella sua totalità, che ha sempre a disposizione il miracolo. La Chiesa procede se c'è l'intervento continuo di Dio, non basta la buona volontà degli uomini. Il fatto che in venti secoli la barca della Chiesa non sia ancora affondata dipende solo dalla presenza del Signore.
Facciamo emergere alcuni elementi essenziali:

1. La notte. Una notte tremenda in cui non prendono nulla, secondo la parola di Gesù: "Senza di me... nulla" (Gv 15,5).
Tutte le organizzazioni senza Gesù sono inefficaci. Programmazioni, convegni, incontri, parole, fatiche... A livello ecclesiale e personale, l'esperienza di impotenza è quotidiana.

2. Il mattino. È l'ora di Dio. Potremmo citare tanti passi biblici. Ricordiamo Es 14,24 (Dio che, sul far del mattino, getta uno sguardo sul campo degli Egiziani...), e Gn 22,3 (quando Abramo, di buon mattino, sellò l'asino, prendendo il suo figlio Isacco per salire al Moria).

3. "Figlioli" ("paidìa"): un termine pieno di tenerezza, tipica del Risorto,

4. "Gettate la rete dalla parte destra". Un gesto fatto tante volte in quella notte senza risultato, con Gesù e in obbedienza a Gesù diventa miracoloso.

5. "È il Signore!".

Giovanni riconosce. Pietro si butta.
Molte volte gli avvenimenti ci lasciano tristi, sgomenti, nervosi. Si tratta di far silenzio, entrare nel santuario della preghiera e ascoltare una voce che pronuncia il nostro nome. Allora riusciremo a "vedere" (il vedere della fede) e a dire: "Dominus est!". È lui! La fede fa scattare l'amore.

6. "Venite a mangiare".

Gesù invita caldamente alla mensa che lui stesso ha preparato: un fuoco di brace, pane e pesce. "Per me tu prepari una mensa...", ci fa cantare il salmo del pastore.
Ogni volta in cui si parla di mangiare e bere con Cristo risorto si tratta sempre dell'Eucaristia.
E siamo alla seconda parte del capitolo 21: l'esame di "maturità" di Pietro. Anche in questo passo è decisivo il tema dell'amore. Gesù affida a Pietro l'esercizio dell'attività pastorale, mettendo bene in chiaro che si tratta sempre del suo gregge, non del gregge di Pietro: "Pasci i miei agnelli".
Pietro, che nell'ultima cena aveva assicurato la sua fedeltà ("Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò"), si sente dire ora: "Simone, mi ami tu più di costoro?". Tre domande sull'amore. Alla prima risponde con il suo entusiasmo: "Certo, Signore...". Alla seconda forse con meno sicurezza. Alla terza si turba. "Pietro rimase addolorato...". Forse nella sua mente avrà risentito "quel gallo...". Non è più spavaldo, non si fida più delle sue forze, è demolito: "Signore, tu conosci tutto...". Ora sì, Pietro è pronto per il lancio. Senza garanzie umane, senza oro né argento, con un tesoro in vasi di creta, solo con la forza che riceverà dall'alto, partirà e andrà lontano... e quando
sarà vecchio tenderà le sue mani... (v. 19).

Don Domenico MACHETTA
Fonte:  www.donbosco-torino.it  

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