Don Enzo BIANCO sdb"PICNIC SUL LAGO CON IL SIGNORE"

10 aprile 2016 | 3a Domenica di Pasqua - Anno C | Omelia
PICNIC SUL LAGO CON IL SIGNORE

Le Letture oggi ci intrattengono ancora su "chi è Gesù per noi".

Giovanni nell'Apocalisse lo presenta nel suo aspetto solenne, regale: "L'Agnello che fu immolato - cioè Gesù - è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione". E lo stesso Giovanni nel Vangelo rivela un aspetto del Risorto molto più intrigante: amico, cordiale, uomo come noi, uno di famiglia.
Gesù - racconta Giovanni - prima di tornare al Padre si presenta agli apostoli per la terza volta sul lago di Tiberiade: li trova timorosi e impacciati, restituisce loro in pieno la sua fiducia, e li riconferma nel compito di realizzare la Chiesa sulla terra. È tutto in un susseguirsi di stati d'animo contraddittori: timore, emozioni, gioia, gratitudine, e infine un senso pieno di liberazione.

Lo scenario è pittoresco. Gli Apostoli sono tornati nella Galilea, la loro patria. Sono presso il lago di Tiberiade, che a loro sembra enorme, tanto che la gente lo chiama mare. Sono rimasti in undici, ma Giovanni - che era presente - ne elenca solo sette. Prima li descrive in barca a pescare, poi sulla riva con Gesù. C'è un fuocherello acceso e tutti insieme conversano e fanno un picnic con i pesci arrostiti. Hanno tante cose da dirsi, e la commozione è grande.

UN'AMICIZIA BURRASCOSA

Gli apostoli sanno di aver tradito e abbandonato il Signore.
Quando Gesù annunciava la Buona Notizia spostandosi di villaggio in villaggio, avevano intrattenuto con lui un'amicizia burrascosa. A volte Gesù annunciava i giorni drammatici della sua prossima morte. Diceva: "Ora andiamo a Gerusalemme", ed essi sapevano che là lo attendevano i suoi nemici per metterlo in croce.
Pietro una volta giunse a replicargli: "Questo non ti capiterà mai!". Un'altra volta disse agli altri: "Andiamo anche noi, a morire con lui". Poi nell'ultima cena aveva detto al Signore: "Anche se gli altri ti abbandoneranno, io non ti rinnegherò mai"; ma fu cattivo profeta: "Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". Infine sul Golgota tutti, tranne Giovanni, erano fuggiti, lasciando Gesù solo.

Eccoli ora sul lago di Tiberiade, per l'appuntamento fissato da Gesù. Attendevano il Signore. I giorni passavano e Gesù non veniva, e non sapevano cosa fare. Non osavano guardare avanti e guardavano indietro. Pietro disse: "Io vado a pescare", e gli altri: "Veniamo anche noi". Eppure Gesù li aveva strappati da quell'antica professione dicendo: "D'ora in poi vi farò pescatori d'uomini".

Pescano alla vecchia maniera, nella notte. Intanto Gesù è lì sulla riva, ma non si fa riconoscere, e quasi scherza con loro. Li lascia affaticarsi tutta la notte, invano. Poi suggerisce: "Provate a gettare la rete dalla parte destra". I pesci sono lì, e riempiono le reti, che quasi si rompono per il peso. Finalmente Giovanni, sempre intento a fantasticare, intuisce e dice a Pietro: "È il Signore!". Già! Come non averci pensato? E corrono da Gesù.

Dunque è venuto davvero, ora è lì con loro, e loro sono con lui. Si scaldano al fuoco, mangiano insieme. Dovrebbero essere contenti, e invece sono impacciati, sono lì con i loro rimorsi. Ma Gesù sa del loro disagio, e come ai vecchi tempi perdona subito, restituisce l'amicizia e rinnova la gioia di stare insieme.

"SIGNORE, TU SAI CHE TI AMO"

Di più. Nella calma sospesa dell'alba che avanza, Gesù imprevedibile punta il dito su Pietro e domanda per tre volte: "Mi ami tu?". Pietro, uomo rude, s'impappina: certo ama il Signore, ma per ben tre volte lo aveva rinnegato. "Signore, tu sai che ti amo." E per tre volte è confermato capo della Chiesa: "Pasci i miei agnelli".
Pietro, quando tra pochi giorni a Gerusalemme darà inizio alla Chiesa, sarà intrepido davanti al sommo sacerdote. E Gesù che conosce la sua futura fedeltà fino al martirio, ora allude con delicatezza a quelle circostanze estreme: "Quando eri più giovane andavi dove volevi… Ma quando sarai più vecchio, un altro ti porterà dove tu non vuoi". Giovanni ha spiegato: "Questo disse per indicare con quale morte [Pietro] avrebbe glorificato Dio". Il martirio.

Dopo quell'imprevedibile pic-nic sul lago, gli apostoli cambieranno stile di vita. Torneranno a Gerusalemme senza più paure. Annunceranno Cristo con franchezza, fino a far saltare i nervi ai sacerdoti del Tempio. Riceveranno insulti, intimidazioni, il carcere, la fustigazione. "Vi avevamo ordinato espressamente di non insegnare più nel nome di costui". E Pietro: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini". È quel che oggi chiamiamo obiezione di coscienza.

CHI È CRISTO NELLA PROPRIA VITA

Gesù con gli apostoli si era fatto amicizia, e si è meritato la loro risposta di amore. Ma nei cristiani di oggi potrebbe nascere un sospetto: sembra che Gesù si attenda amicizia da tutti gli uomini. Incarnandosi si è fatto fratello di ognuno. Anche i cristiani del Terzo Millennio sono agnelli di quel gregge che Gesù ha affidato a Pietro.

Non resta che guardarsi dentro, verificare chi sia Gesù nella propria vita. Vedere se Gesù per me è solo un personaggio del passato, di cui ogni tanto parlano i libri e gli sceneggiati tv. Se è solo un argomento di riflessione storica, filosofica o teologica, su cui disputano gli uomini di cultura. Se è una figura scomoda che si è insinuata nelle pieghe della coscienza e a volte pone domande inquietanti.
O se è un amico, uno a cui è bello dare del tu. Se a volte lo si pensa come uno dei nostri cari, di famiglia. Che sentiamo tanto più grande di noi, da volerci inginocchiare per pregarlo in segreto e in intimità. Se a volte giungiamo a scorgere il suo volto nel volto delle persone che ci sono accanto, magari le più povere e infelici. Se vogliamo fare qualcosa per loro, come segno del nostro amore per lui.

A questo punto forse si capisce il filosofo Sören Kierkegaard che diceva: "I due mondi da sempre separati, il divino e l'umano, sono entrati in collisione in Cristo. Una collisione non per un'esplosione, ma per un abbraccio." Viene da dire con Lorenzo Milani: "Io non credo in Cristo: sarebbe troppo poco. Io gli voglio bene".
È la logica conclusione di quel picnic a base di pesce fritto consumato da Gesù con gli apostoli sul far del mattino, là presso il lago di Tiberiade grande come il mare.

Don Enzo BIANCO sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it

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