Don Gianni MAZZALI sdb"TESTIMONI CREDIBILI"

10 aprile 2016  |  3a Domenica di Pasqua - Anno C   |   Omelia
TESTIMONI CREDIBILI
Nell'attuale cultura, in cui siamo sovraesposti ad ogni tipo di comunicazione pubblica e privata e
rischiamo di sottovalutare l'importanza della comunicazione diretta e personale, c'è un profondo bisogno di rapporti autentici e credibili. L'efficienza, in tutti i settori del vivere, tende a considerare la persona umana come mezzo ed è frequente la sensazione di essere strumentalizzati nei nostri bisogni, nelle nostre esigenze, nell'intimità delle nostre percezioni e dei nostri stessi affetti. La Parola che ci viene consegnata oggi ci presenta Gesù Risorto non all'insegna dell'efficienza, ma di un rapporto vero e profondo con i suoi che, dopo fallimenti e debolezze, lo riconoscono come il Signore pubblicamente, accettando la persecuzione, la sofferenza, l'emarginazione.

SOFFERENZA E TESTIMONIANZA

Le letture di questo periodo pasquale, tratte dagli Atti degli Apostoli, puntano l'obiettivo sulla vita della prima comunità cristiana ed in particolare sulla testimonianza in controtendenza che viene richiesta soprattutto agli Apostoli. Centrale è la figura di Pietro che certamente campeggia in questa terza domenica di Pasqua. E' un Pietro coraggioso, impavido che parla senza remore di Gesù in pubblico, di fronte alle autorità giudaiche, rinfacciando il loro comportamento ostile. Si ha a volte l'impressione che quasi Pietro voglia provocare, mettendo a nudo l'ipocrisia e la ragion di stato: "Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù che voi avete ucciso appendendolo alla croce".
Il linguaggio di Pietro è diretto, senza complicate distinzioni diplomatiche, che indica una presa di posizione chiara e personale nei confronti di Gesù. E' la forza della testimonianza che man mano ha conquistato il mondo, che è penetrata nella cultura ebraica in parte e soprattutto in quella greco-romana. E' l'esplicitazione dell'azione potente e misteriosa della Spirito del Cristo che attraversa il tempo: " E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono".
Oggi tocca a noi essere testimoni credibili del Cristo Risorto, dall'interno della nostra fragilità e debolezza, proprio come Pietro. Ci dobbiamo fidare non tanto delle nostre forze e della nostra coerenza, ma della forza interiore dello Spirito che ci viene donata proprio perché, come Pietro, ravveduti vogliamo obbedire al Cristo. E non può mancare la sofferenza, la contraddizione, l'emarginazione, come allora: "Li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù".

TESTIMONIARE E ADORARE

C'è una testimonianza che la società di oggi stenta a capire pur denunciando una spasmodica ricerca spirituale in ogni direzione. Quasi emarginato e talvolta conculcato il nostro spirito si ribella e ne nasce spesso un malessere che compromette la serenità e l'equilibrio delle persone. Mi riferisco alla testimonianza della preghiera, della contemplazione, dell'adorazione di Dio. La scena descritta oggi nel brano tratto dall'Apocalisse presenta una liturgia celeste di adorazione nei confronti dell'Agnello, di Gesù a cui gli esseri celesti tributano "onore, gloria e benedizione". E' una testimonianza che dobbiamo ricuperare personalmente e testimoniare nella nostre comunità. Interessante è stata l'iniziativa delle "24 ore per il Signore" durante la Quaresima. La nostra fede si nutre di preghiera, di spazi di intimità con Dio, di momenti di inazione che motivano la nostra azione, come la testimonianza dei quattro esseri viventi, degli anziani che si prostrarono in adorazione. Adorare: riconoscere la signoria di Dio sulla nostra vita, dirgli al nostro amore, ringraziarlo, chiedergli scusa, offrire, impetrare. Adorare: trovare tempo per Dio per affondare in Lui le radici del nostro amore verso il prossimo, per lottare contro l'egoismo, l'avarizia, la perversione dell'odio e della violenza. Adorare: nell'amore di Dio ritrovare noi stessi e gli altri.

L'AMORE MESSO ALLA PROVA

La nostra incoerenza e i nostri compromessi ci deprimono, ci umiliano, ci bloccano. Dev'essere stato così anche per Pietro. C'era come un velo nel suo sguardo che ricercava gli occhi di Gesù. Una consapevolezza negativa, la ferita di un amore tradito. E Gesù lo incalza: "Pietro, mi vuoi bene?". E Pietro si libera di un macigno, proprio perché Gesù con la sua domanda incalzante lo aiuta a liberarsi. La professione di amore di Pietro, viene dopo la sua professione di fede, la racchiude, la trasforma in vita, in testimonianza vera e sofferta. Gesù ci chiede la prova dell'amore che va al di là del nostro peccato, del nostro tradimento. E il nostro amore, come è successo per Pietro, glielo diciamo con la vita.

"Un giorno ho trovato scritto
su un calendario queste parole:
"Il mondo è di chi lo ama
e sa meglio dargliene la prova".
Quanto sono vere queste parole!
Nel cuore di ogni persona
c'è un'infinita sete d'amore
e noi, con quell'amore
che Dio ha effuso nei nostri cuori,
possiamo saziarla."
(François Xavier Nguyen van Thuân)
Don Gianni MAZZALI sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it

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