don Luciano Cantini " Libero per amare"

 Libero per amare
don Luciano Cantini  
III Domenica di Pasqua (Anno C) (10/04/2016)
Vangelo: Gv 21,1-19 
Quella notte
C'è una notte, un buio, una tenebra che fatica ad aprirsi alla luce. Giovanni ce lo dice fin dall'inizio
del suo vangelo: la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta (1,5). A Nicodemo Gesù aveva detto: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce (3,19). Le tenebre non portano a nulla o peggio ancora sono origine del male; quando Giuda esce dal cenacolo con in cuore il tradimento si dice che era notte (13,30).
Nella notte con Nicodemo Gesù aveva affermato che se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio (3,3): è necessario "venire alla luce", invece ci divertiamo a nasconderci fin da bambini, solo che nel gioco il divertimento sta nel palesarsi mentre nella vita è il mantenersi nascosti, fin dal tempo di Adamo: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto (Gn 3,10). Nel nascondimento prolifera la corruzione, l'inganno, l'approfitto, la mafia... e quanto ancora.
I discepoli sul mare di Tiberiade avevano pescato tutta la notte senza prendere nulla. Era iniziata male quella serata. Giovanni ci dice che i discepoli si trovavano insieme mentre Simone prende l'iniziativa per sé: «Io vado a pescare». È vero che gli altri lo seguono ma è anche significativo l'agire individuale di Simone che ancora stenta a capire la portata della sua e della vita degli altri.
Quando già era l'alba
Gesù è la luce che illumina la riva del lago, l'indicazione dell'alba non è solo cronologica. Non riescono ancora a vedere bene, né gli occhi né il cuore permettono di riconoscere il Signore e nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?»; neppure la pesca abbondante in quell'alba aveva permesso di riconoscere Gesù, solo il discepolo amato intuisce e parla con Simone. Ancora una volta guidato dalla sua irruenza Pietro si getta in acqua, da solo, sempre da solo trasse a terra la rete. Gesù aveva chiesto qualcosa da aggiungere al pasto che stava cucinando, i doni si incontrano e si intersecano, al dono si aggiunge il dono. L'immagine della Eucarestia ha una sua evidenza nella comunione. Anche lo slancio solitario di Pietro arriva ad avere un significato se si riesce a tradurlo nella comunione.
«Seguimi»
Pietro, segnato dal rinnegamento (18,27), ha bisogno di comunione, di un supplemento di amore. A lui è chiesto di amare più di costoro, di scavare dentro di sé, scaricare le incrostazioni del tempo, ciò che ha sempre ritenuto come vero e necessario, deve tornare ad essere un uomo libero per poter amare. Il colloquio è duro, non ce la fa ad arrivare dove gli è chiesto ma si abbandona al Signore, al suo cuore: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gesù si adegua alla dimensione di amore di Pietro ma gli dice anche che è destinato a crescere fino al dono totale, una sola cosa chiede: «Seguimi»

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