Don Mario MORRA sdb"Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono."

17 aprile 2016 | 4a Domenica di Pasqua - Anno C | Omelia
Le mie pecore ascoltano la mia voce,
io le conosco ed esse mi seguono.

L'immagine biblica di Gesù Buon Pastore traduce efficacemente la realtà dell'amore che palpita nel
cuore di Gesù che afferma: Io sono il buon pastore. Per il suo gregge Gesù è disposto a dare la vita, e l'ha data realmente nella sua immolazione pasquale.
L'immagine del pastore, totalmente dedito al bene del proprio gregge, che si sacrifica addirittura per salvare le proprie pecore, così espressiva per Israele, popolo nomade per tanti secoli, e così trasparente per la gente della Palestina di allora, a noi forse dice poco. Anzi può addirittura evocare la visione di una massa scolorita e disorganica di gente che segue rassegnata un individuo, perché sospinta dal bastone e tenuta nei ranghi dall'abbaiare dei cani.
Nulla di tutto questo certamente nella similitudine riportata dal Vangelo di Giovanni.
A Gesù i Giudei avevano con insistenza richiesto: fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo (il Messia) dillo apertamente. E Gesù aveva risposto: ve l'ho detto e voi non mi credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza,… ma voi non credete, perché non siete mie pecore.
In altre parole, Gesù rimprovera i Giudei perché lo interrogano, non per essere illuminati e per credere in lui, ma per avere di che accusarlo e condannarlo.
Gesù conclude: le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna.
Dunque pecorelle di Gesù, suoi veri discepoli sono coloro che ascoltano la sua voce, cioè coloro che accolgono la sua parola con animo aperto, disponibile e libero da pregiudizi; coloro che lo conoscono e che lo seguono.
A sua volta, Gesù è il buon pastore che conosce le sue pecore: c'è quindi una reciproca conoscenza tra Gesù ed i suoi discepoli, conoscenza che non è solo un sapere astratto, puramente a livello di intelletto, ma una relazione intima, personale, un'esperienza profonda che coinvolge anche il cuore: conoscenza e amore insieme, condivisione di vita. Infatti Gesù è il pastore buono soprattutto perché dà la vita eterna, cioè comunica la vita divina ai suoi discepoli. Ed è proprio per questo che Egli offre la sua vita (lo ripete più volte), la offre in dono, fino a versare il suo sangue sulla croce.
Nell'Eucaristia che noi celebriamo, Gesù rinnova il sacrificio della croce, e si dona a noi, perché anche noi diventiamo dono per gli altri. Egli ripete a ciascuno di noi: fate questo in memoria di me, cioè fatevi dono gli uni agli altri, come io mi faccio dono a voi. Solo nel dono di sé l'Eucaristia celebrata, diventa Eucaristia vissuta.

Noi cristiani siamo chiamati a continuare nel tempo quel dare la vita per il mondo che è proprio di Gesù; siamo chiamati ad esprimere, nella molteplicità delle vocazioni, il dono che Gesù ha fatto e continua a fare di sé agli uomini. Ci sono varietà di doni e di vocazioni, ma ognuno, nello stato nel quale la Provvidenza lo ha collocato, deve spendersi e donarsi per la salvezza dei fratelli.
Ognuno è posto, in un determinato stato di vita, come luce per le genti, perché porti la salvezza sino all'estremità della terra: è la convinzione di Paolo e di Barnaba (della quale ci parla la 1a lettura) che, rifiutati dalla comunità giudaica di Antiochia, annunciano il Vangelo ai pagani che lo accolgono.
Ognuno di noi deve essere consapevole e convinto che non può dispensarsi da questo compito di testimonianza, di essere luce ed esempio al prossimo; non può delegarlo ad altri, ma deve impegnarsi lui in prima persona.

Vi sono però nella Chiesa vocazioni particolari, di totale dedizione al servizio di Dio e dei fratelli: vocazioni al sacerdozio, alla vita religiosa nelle sue molteplici forme, alla vita consacrata nel mondo, per il servizio della carità, ecc. Queste vocazioni richiedono il dono di sé in modo radicale e assoluto, e sono essenziali alla vita ed alla crescita della Chiesa, nonché alla costruzione di un mondo migliore, conforme al volere di Dio, un mondo più giusto.
Oggi ci sono ancora giovani generosi che sanno fare dono di tutta la loro vita, ad imitazione di Gesù, per la causa di Dio e per il bene dei fratelli; ma sono pochi, in confronto alle necessità della società odierna.
Gesù vedendo le folle che venivano a Lui ne sentì compassione perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: la messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe.
Ecco perché oggi celebriamo la 53a giornata mondiale di preghiera per le vocazioni sacerdotali e religiose. Vogliamo pregare perché il Signore, dal terreno arido del nostro tempo, faccia sbocciare vocazioni generose; perché susciti ancora nel cuore dei giovani l'attrattiva a spendere la propria vita per il regno di Dio.
Dobbiamo però ricordare che sono la comunità cristiana, e principalmente la famiglia cristiana, ad avere il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali e religiose, soprattutto con la testimonianza di una vita perfettamente cristiana (OT).
Questo è quindi il nostro impegno: la preghiera e la testimonianza di vita, per ottenere dal Signore sante vocazioni sacerdotali e religiose.
Papa Francesco conclude il messaggio per la 53a giornata mondiale di preghiera per le vocazioni con queste parole:
"Chiediamo al Signore di concedere a tutte le persone che stanno compiendo un cammino vocazionale una profonda adesione alla Chiesa; e che lo Spirito Santo rafforzi nei Pastori e in tutti i fedeli la comunione, il discernimento e la paternità e maternità spirituale.
Padre di misericordia, che hai donato il tuo Figlio per la nostra salvezza e sempre ci sostieni con i doni del tuo Spirito, concedici comunità cristiane vive, ferventi e gioiose, che siano fonti di vita fraterna e suscitino fra i giovani il desiderio di consacrarsi a Te e all'evangelizzazione. Sostienile nel loro impegno di proporre una adeguata catechesi vocazionale e cammini di speciale consacrazione. Dona sapienza per il necessario discernimento vocazionale, così che in tutto risplenda la grandezza del tuo amore misericordioso. Maria, Madre ed educatrice di Gesù, interceda per ogni comunità cristiana, affinché, resa feconda dallo Spirito Santo, sia fonte di genuine vocazioni al servizio del popolo santo di Dio."

Don Mario MORRA sdb
  Fonte:  www.donbosco-torino.it

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