Don Severino GALLO sdb "IL COMANDAMENTO NUOVO"

24 aprile 2016 | 5a Domenica di Pasqua - Anno C | Omelia
Gv. 13,31-33.34-35
La prima lettura (At. 14,21-27) descrive la fine del primo viaggio apostolico di Paolo e Barnaba. I
due attraversano l città già visitate in precedenza, si soffermano presso le comunità, affidano la loro cura agli anziani, e poi ritornano ad Antiochia, donde erano partiti, mossi dallo Spirito Santo.
Si avverte la freschezza della fede e l'entusiasmo che anima le giovani comunità cristiane. L'incontro tra gli evangelizzatori e i neofiti è sempre una festa spirituale che rinsalda i legami di affetto.
E' quanto mai consolante raccogliere in sintesi le note caratteristiche della Chiesa primitiva come ci vengono presentate dagli Atti degli Apostoli nelle letture di queste Domeniche.

Ecco la "CARTA D'IDENTITÀ' della Chiesa primitiva:

a) E' una Chiesa viva: piena di santo attivismo, in vivace espansione missionaria, in vertiginosa crescita. C'è come un continuo ritornello: "... e il numero dei credenti aumentava di giorno in giorno...".

b) E' una Chiesa coraggiosa: anche nel brano di oggi si dice chiaramente: "Dobbiamo entrare nel regno dei cieli passando per molte tribolazioni".
La Chiesa primitiva non si è spaventata della persecuzione, delle difficoltà opposte dai pagani. E' andata avanti coraggiosamente attraverso dolori e persecuzioni, minacce di morte e prigioni, fiduciosa nella parola di Gesù e addirittura lieta di seguire il divin Maestro sulla via della croce (Att. 5,41).

c) E' una Chiesa coerente: va diritta allo scopo; è l'incarnazione di un unico interesse: la predicazione della parola, l'annunzio della buona novella di Gesù, nel cui nome è possibile la salvezza.

d) E' una Chiesa povera: povera di denaro, povera di riputazione da parte degli uomini importanti, priva di privilegi e posizioni sociali.
E' una Chiesa che chiede soltanto di poter annunziare la sua fede e di esprimere liberamente il proprio amore a Gesù.

e) E' una Chiesa gaudiosa: quante volte negli Atti degli Apostoli troviamo questo riferimento alla gioia! E' gioia di Spirito Santo: "I credenti erano pieni di gioia e di Spirito Santo".
E' gioia di una presenza superiore, che guida, ammonisce, assicura e diffonde prodigi.

f) E' una Chiesa in cui lo Spirito Santo è il vero, il grande artefice, è il protagonista, presente, interrogato, ascoltato, seguito. Come è insistente e puntuale questa azione dello Spirito! Si tratta di una Persona viva, presente, parlante, stimolante, la cui parola è continuamente confermata dai prodigi compiuti in suo nome...
E questo Spirito Santo è appannaggio di tutti e privilegio di nessuno: infatti scende sugli Apostoli e sui pagani, sui ministri della Chiesa e sugli umili membri del popolo di Dio. Lo spirito è la sola, la grande ricchezza comune! Che nostalgia ci prende al riflettere su questa felice situazione della Chiesa primitiva!

g) E' una Chiesa, in cui la suprema legge è l'amore.
Abbiamo lasciato per ultima questa nota per allacciarci allacciarci al Vangelo di oggi, in cui risuona ancora una volta inconfondibile il monito di Gesù: "Da questo vi riconosceranno per miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv. 13.35).
Distintivo della Chiesa di Gesù è dunque l'amore. Quando ci decideremo a compiere la grande rivoluzione? Quando capiremo che la Chiesa è una comunione d'amore?
Finché la Chiesa non sarà una comunione autentica, viva, reale, visibile, parlante, trascinante - come la Chiesa primitiva - non potremo dire di corrispondere pienamente al disegno di Gesù.
L'imperativo dell'ora è dunque questo: realizzare nella nostra Chiesa, nella nostra Casa religiosa, una comunione d'amore. La parola di Gesù risuona chiara e intransigente al nostro cuore: "Da questo vi riconosceranno...". Non da altro!

L'amore, distintivo del cristiano.
L'amore, carta d'identità della Chiesa.
L'amore, legge suprema del vivere in Gesù.
Senza amore, non c'è Chiesa, non c'è vita religiosa.
Il primo "segno" della sua presenza, della sua azione, è l'amore.
"Vedete come si amano!", dicevano i pagani riferendosi alla primitiva comunità cristiana. Ne rimanevano sbalorditi e si convertivano.
Dunque l'imperativo del momento presente della nostra Chiesa è questo: occorre creare comunità cristiane e religiose autentiche, in cui regna l'amore.
Questo deve essere lo sforzo dei pastori e dei fedeli. In questo senso la grande mobilitazione di tutta la Chiesa. Questo lo scopo di tutto il lavoro pastorale.
Ciò che distingue il buono dal cattivo cristiano è l'amore. Tutta la morale cristiana è racchiusa in queste parole: "Tutto ciò che farete al vostro prossimo, l'avrete fatto a Me".
Negli Atti degli Apostoli si legge che Gesù apparve a Paolo, quando era ancora peccatore, e andava a Damasco a perseguitare i cristiani.
Gesù non disse a Paolo: "Perché perseguiti i cristiani", ma: "Perché MI perseguiti?". Il cristiano è Gesù: toccare il prossimo è toccare Gesù.

I Santi avevano sempre dinanzi alla loro mente questa sacrosanta verità.
Un giorno
San Giovanni di Dio avendo incontrato per istrada un povero tutto coperto di stracci e in fin di vita, lo portò a casa sulle spalle. Lo adagiò sul suo letto e, mentre gli lavava i piedi, li vide trafitti.
"Giovanni - gli disse allora il povero - io sono Gesù, il tuo Dio; tutto ciò che fai ai poveri, lo fai a Me stesso", e scomparve.
Gesù è il vero responsabile dell'amore del prossimo: è Lui che ci ha insegnato questo comandamento.
Durante l'ultima Guerra Mondiale una santa donna era processata dalle SS tedesche per la caritatevole assistenza prestata ai partigiani.
Mentre quelli le puntavano il mitra, ella dichiarò: "Sì, erano partigiani, ma se volete fucilare il responsabile di quello che ho fatto per sollievo di molti affamati, feriti, morenti, non dovete fucilare me, ma Colui che è il vero colpevole".
"Chi è?" chiesero pieni di ira.
"Eccolo", e tirò fuori di tasca un Crocifisso. "Fucilate il Crocifisso. E' Lui che mi ha insegnato ad amare tutti".
L'amore del prossimo dona gioia alla nostra vita. L'ha detto Gesù: "C'è più giooia nel dare che nel ricevere".
***
Una buona madre di famiglia benestante, non sapeva come rendere contento suo figlio, che era sempre scontento e malinconico.
Una Domenica gli disse: "Voglio vederti felice almeno un giorno. Prendi quel pacco e portalo ad una povera donna ammalata, che sta in quella casa. Se lo farai, al tuo ritorno, ti darò poi tutto quello che vuoi".
Mosso da questa proposta, egli andò. Al terzo piano della casa, in una soffitta, trovò una povera donna stesa su un pagliericcio per terra, con intorno cinque bambini macilenti che piagnucolavano: "Mamma, ho fame...".
Subito, diede il pacco e stava per uscire, quando la povera donna gli disse: "Signorino, mi permetta almeno che la ringrazi di tutto cuore. Sono due giorni che qui dentro non si mangia. Iddio la ricompensi!".
Il giovane non poté trattenere le lacrime e pianse di compassione. Quando poi entrò in casa, la mamma gli chiese: "Che cosa vuoi ora?": - "Preparami un altro pacco - rispose - perché voglio ancora fare la carità", - e i suoi occhi brillavano dalla contentezza.
Cari Fratelli e Sorelle, "oggi il mondo soffre tanto. E' triste. E' tramutato quasi in un inferno" (PIO XII), perché è senza amore per il prossimo.
Ci aiuti la Madonna a trasformare questo mondo in un Paradiso di gioia col nostro amore.      
Don Severino GALLO sdb
Fonte:  www.donbosco-torino.it

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