Luca DESSERAFINO sdb"Vi do un comandamento nuovo"

24 aprile 2016 | 5a Domenica di Pasqua - Anno C | Omelia
Vi do un comandamento nuovo
Gv. 13,31-33.34-35
Quasi ormai al termine di un lungo viaggio missionario Paolo e Barnaba ripercorrono un buon tratto
del cammino già fatto, ripassando in alcune città dove avevano annunziato il Vangelo e fondato una comunità. Il motivo? Incoraggiare i nuovi convertiti a rimanere fedeli nelle prove legate alla vita cristiana: "E' necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio". Ciò che era stato necessario per Cristo, lo è anche per i suoi discepoli.

Un secondo motivo: costituire in ogni comunità degli "anziani", cioè dei responsabili che continuino quest'opera di animazione ed esortazione. Si tratta di un servizio essenziale alla Chiesa di ogni tempo. I missionari concludono il loro viaggio ad Antiochia, da dove erano partiti. Alla comunità, che li aveva inviati, fanno il loro rapporto sul lavoro di evangelizzazione che avevano svolto, anzi su quanto "Dio aveva compiuto per mezzo loro".

La Chiesa, che è nata dalla Pasqua di Gesù e nel suo impegno di annunziare a tutti il Cristo risorto avanza in mezzo a tribolazioni e persecuzioni, avrà uno splendido futuro: "un nuovo cielo e una nuova terra". Una realtà che supera ogni immaginazione e ogni sogno dell'uomo. Ecco il dono che riempie di meraviglia. Nulla potrà più ostacolare la pienezza di questa vita. Questa novità è la risurrezione di Gesù, la sua vita di risorto, ed è quanto Dio ha cominciato a compiere in coloro si lasciano plasmare dal suo Amore. Un rinnovamento che investe tutto l'essere e l'agire nella misura in cui cresce il rapporto con Lui. Il segreto? Lasciar vivere Gesù risorto in noi e fra noi, attuando il suo "comandamento nuovo".

Il comandamento che Gesù dona alla sua comunità si esprime al singolare, "un comandamento". I molti comandamenti antichi non sono che la manifestazione dell'unico comandamento che è l'amore. Il comandamento dell'amore è chiamato da Giovanni un dono. Che un comandamento sia un dono può sembrare paradossale, ma è perfettamente in linea con tutta la tradizione biblica: la legge di Dio è un dono, perché il suo dettato corrisponde alla nostra vocazione più profonda. L'amore scambievole è per l'uomo movimento, vita, uscire dal chiuso, dall'odio, dall'egoismo e dall'indifferenza per respirare a pieni polmoni questo immenso dono.

L'amore reciproco trova in Gesù il modello e la fonte: "Come io ho amato voi". Come dire, la norma e la misura. Ma dice anche la ragione: se possiamo amarci fra noi è perché Lui per primo ci ha amati. "Come io ho amato voi", dice Gesù e noi ci aspetteremmo continuasse, "Così anche voi amate me". Invece no egli dice: "Gli uni gli altri".

C'è dunque nell'amore di Gesù una forte dimensione di gratuità che anche il nostro amare deve contenere. L'amore di Gesù non accaparra il discepolo. Al contrario è un dinamismo che lo spinge verso gli altri. È amando i fratelli che si ricambia quello di Gesù.

L'amore tra i discepoli è un amore che tende alla reciprocità "amatevi gli uni gli altri" è ripetuto più volte. Ma se vuole somigliare a quello di Cristo deve nascere da una gratuità. E deve trattarsi di una reciprocità che si apre all'universalità. "Da questo tutti riconosceranno che siete miei discepoli". Un'affermazione, che taglia corto su ogni eventuale tentazione di rinchiudersi in se stessa. L'amore cristiano, proprio quando se ne sottolinea la reciprocità, non cessa di essere aperto. Il comando dell'amore fraterno è da Gesù definito "nuovo".

Non si tratta di una novità cronologica, ma di una novità qualitativa. Il comando dell'amore è nuovo perché nuovo è il modo di amare di Gesù. Nuovo a tal punto da essere il segno prefiguratore dei "nuovi cieli e della nuova terra", segno e frutto del mondo nuovo che la venuta di Cristo ha instaurato. La svolta è avvenuta e l'amore che ora l'umanità può vivere appartiene già al mondo rinnovato.

L'amore che Gesù ci porta è la novità della vita di Dio che irrompe nel nostro vecchio mondo, rigenerandolo. Ed è l'anticipo della vita futura a cui aspiriamo. "Un comandamento nuovo", cioè un modo nuovo di vivere e di amare, che è il modo proprio di vivere e di amare della Trinità.

Nessuno può dire "mi è impossibile amare", perché Gesù ci dona l'amore con cui amare e ce lo dona soprattutto quando lo incontriamo nella sua Parola e nei Sacramenti. Quale rivoluzione! Ma è proprio a questo che il mondo aspira. Questo è il sogno di ogni cuore e, prima ancora, è il sogno di Dio stesso.

Luca DESSERAFINO sdb
 Fonte:  www.donbosco-torino.it  

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