P. Ermanno Rossi O.P.“Mi ami tu più di tutti?”

III Domenica PASQUA – Anno C
(Gv 21,1-19)
Molti, tra gli apostoli, erano pescatori. Non dovrebbe meravigliarci, pertanto, il fatto di ritrovarli in
barca, tutti intenti in una faticosa e fallimentare pesca.
Gesù s’introduce con estrema delicatezza. Chiede: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Si mostra bisognoso d’aiuto, Lui che è venuto a darlo a loro che sono in affanno: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”, cosa che puntualmente accadrà.
Intanto Egli ha già acceso il fuoco, prima che gli Apostoli giungano a riva, e ha arrostito del pesce.
Sbarcata la rete colma di pesci, Gesù, però, li invita a portare il frutto del loro lavoro. Li mette alla pari, pur avendo diretto la pesca e causata la vittoria.
Tutto ciò è simbolico: come non pensare alla pesca d’uomini cui Gesù li ha chiamati fin dal primo giorno in cui li ha incontrati lungo la riva di questo lago?
Egli opera e opererà con gli apostoli in quest’impresa della riunificazione di tutte le sue pecore nell'unico ovile; nella costruzione del Regno di Dio: “Io sarò con voi fino alla fine del mondo”. Se noi c’impegneremo per Lui, Lui lavorerà con noi e per noi.
Chi vede per primo il Maestro è il “discepolo che Gesù amava”, il vergine, dal cuore puro. Gesù non aveva forse detto: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”?
Pietro, però, è il primo che gli si getta incontro: sempre impetuoso nel suo amore.
Ed è proprio sulla qualità del suo amore che Gesù lo interpellerà. Egli dovrà essere colui “che più lo ama”. Questa dovrà essere la caratteristica del capo della Chiesa.
Quindi, prende da parte Pietro. Ha qualcosa d’importante da affidargli: il governo della chiesa. E che cosa gli chiede? “Mi ami tu più di costoro?”; e accenna agli apostoli.
Gesù chiede a Pietro di amarlo più di Giovanni: che intreccio di disegni! Affida a Giovanni la mamma e a Pietro la Chiesa. Che cosa sta più a cuore a Gesù: la mamma o la chiesa? In realtà, Gesù ha lasciato la Mamma per fondare la Chiesa!
Tutto ciò ha qualcosa da dirci: noi, nella Chiesa, non abbiamo la responsabilità di Pietro, del Papa; eppure la chiesa è nostra, come lo è di Pietro e del Papa. E il nostro rapporto con lei, il nostro amore verso di lei, il nostro impegno per la sua costituzione, crescita e realizzazione finale può essere e deve essere simile, persino uguale a quella del Papa.
I nostri santi hanno amato così la chiesa. È meravigliosa l'esperienza a questo riguardo di S. Caterina da Siena, come essa ce la racconta in una lettera al suo confessore e figlio spirituale, il B. Raimondo da Capua: ella ha dato la sua vita per essa.
Ognuno di noi deve sentirsi interamente impegnato per la Chiesa. È la sposa santa, - pur se continuamente bisognosa di purificazione - per la quale Gesù ha dato tutto se stesso.
Noi non dobbiamo scandalizzarci delle sue piaghe; ma, nel caso, raddoppiare l'amore e la cura. Dobbiamo ritenere che - in qualche modo - Gesù ripeta anche a noi: “Mi ami tu più di tutti?”. Allora: “Prenditi cura dei miei e i tuoi fratelli, dei miei e i tuoi figli”.
Per essi e per essa, offriamo oggi la nostra preghiera in unità con le intenzioni del Papa, che tutte le riassume.

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