PARROCCHIA S.MARIA DEGLI ANGELI, ”Se uno mi ama, osserverà la mia parola…”

Omelia domenica 01 maggio 2016
VI DOMENICA DI PASQUA ANNO C 2016 
Iniziamo a prepararci alla festa della Pentecoste che celebreremo tra due domeniche. Come abbiamo
appena ascoltato dal Vangelo, Gesù invita i suoi apostoli ad essere “la differenza” nel mondo perché, certi della forza dello Spirito Santo, il Paraclito li sosterrà a vivere il comandamento dell’amore.
Perché un comandamento fa la differenza?
Basta rileggere con attenzione:”Se uno mi ama, osserverà la mia parola…”
L’amore cristiano è il segno della vera appartenenza a Cristo. Non riduciamo la fede ad annuncio soggettivo, sottolineando o togliendo l’insegnamento del Vangelo secondo i nostri pregiudizi o proponendo la falsità di una via più semplice.
In questo periodo storico della Chiesa e, in particolare, in riferimento all’approccio dei fedeli verso il Magistero della Chiesa (vedi esortazione sulla famiglia…) ciò che mi ha sempre preoccupato è stato notare come in tanti cosiddetti “cattolici” si nota una visione totalmente diversa dal Vangelo.
Vivo con una certa ironia ma mi fa riflettere osservare che proprio i cattolici che usufruiscono degli aiuti dalla Chiesa, sono i primi a contestare l’8x1000. (Questa parentesi per dirne una tra le tante).
Amare come ama Dio capovolge veramente la visione della realtà e la trasforma perché l’amore di Dio è un amore produttivo.
Voglio riportare un brano di Don Tonino Bello a cui ho già accennato nell’omelia del giovedi santo:”Non possiamo rimanere in chiesa. La Messa è una forza che spinge fuori!.La Messa obbliga ad abbandonare la tavola, sollecita all’azione, spinge a lasciare le nostre cadenze residenziali. Ci stimola ad investire il fuoco che abbiamo ricevuto in gestualità dinamiche e missionarie. Se non ci si alza da tavola, l’Eucaristia rimane un sacramento incompiuto.”
Cosa portare al mondo? Cosa produce l’amore di Dio?
Gesù così si rivolge agli apostoli:”Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”. Per gli uomini del tempo e, purtroppo anche per noi, pace significa”intervallo tra due guerre”. Finché uno è superiore all’altro, allora c’è pace.
La pace di Dio è la pace messianica, è quell’amore che ci trasforma e che ci fa amare l’altro. E’ un “Tu” che ci realizza e non un confrontarsi per misurarsi. E’accoglienza.
Come dicevo sempre nell’omelia del giovedi santo:” Si costruisce tutto ciò che viene. Il perdono non è dimenticanza di ciò che è avvenuto, ma riconciliazione, cioè certezza di un Padre nella nostra vita
Esiste una Verità e non tante verità. Esiste la certezza di una Via. Questa è la persona di Cristo.
Non riduciamo l’annuncio ad un fare per stare nel bene, ma ad un vivere il bene assoluto.
Affidarsi allo Spirito Santo. Questa è la certezza che ci consola nel vivere la nostra missonarietà. ”Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”. Come diceva Benedetto XVI:”Una conoscenza esperienziale di Cristo, non una conoscenza intellettuale”.
Fonte:guardavalle.net

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