Sorella Vania Giotto“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”

Ascolto e condivisione della Parola di Dio
IV Domenica di Pasqua C
At 13, 14. 43-52; Sal 99; Ap 7, 9. 14-17; Gv 10, 27-30
Dal Vangelo secondo Giovanni (10,27-30)
In quel tempo, Gesù disse 27«Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il
Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io
e il Padre siamo una cosa sola».
Meditando la Parola ascoltata
INTRODUZIONE
Il brano che ascolteremo Domenica, la 4^ di Pasqua, è tratto dal capitolo 10 del Vangelo di Giovanni. Lungo
tutto questo capitolo Gesù ci viene presentato come il Buon Pastore, come colui che conosce una ad una le
sue pecore, le chiama per nome e va a cercare l’unica che si perde, dimostrando così l’amore e l’attenzione
che nutre per ciascuna di loro.
Con questa immagine, proprio attraverso la relazione tra il pastore e le sue pecore, Gesù ci introduce a
capire il tipo di relazione che dovrebbe esserci tra Lui e i suoi discepoli.
“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”
Le pecore “ascoltano”, leggiamo nel Vangelo e “seguono”; ma per seguire capiscono quello che dice loro il
pastore, quello che hanno ascoltato? Forse no, e forse questo non è neppure così fondamentale, perché ciò
che conta è che riconoscono in quella voce una voce conosciuta, familiare e tanto basta per muovere le
pecore a seguirlo.
Allo stesso modo, i discepoli capiscono i discorsi di Gesù? Non sempre. Nel Vangelo troviamo molti esempi
in cui essi non comprendono anzi, a volte, sono proprio fuori dalla logica del Signore, soprattutto quando si
tratta della logica della croce. Anche noi probabilmente abbiamo delle pagine del Vangelo che ci risultano
difficili, forse anche incomprensibili per certi versi, perché così lontane dal nostro modo di pensare, dal
nostro modo umano di agire.
La stessa domanda possiamo, allora, rivolgerla anche a noi: comprendiamo le pagine del Vangelo? Credo si
possa dire che non le capiamo sempre e, comunque mai appieno, ma è un cammino. È proprio questo: è il
cammino, la sequela che genera la comprensione, la conoscenza e non il contrario. Si capisce mano a mano
che si segue. Non è necessario, allora, capire tutto prima di seguire il Signore, avere ben in mente la
strada… magari aver previsto anche le possibili difficoltà…
Basta meno. Basta, come le pecore, riconoscere la voce.
Potremmo dire, allora, che la cosa importante è la familiarità con questa voce. Una familiarità che non è
data da una relazione precedente, da una conoscenza pregressa che noi possiamo avere di Dio.
C’è prima, piuttosto, una conoscenza che Dio ha da sempre delle sue creature. Da sempre la sua voce
chiama e parla a ciascuno di noi, prima di ogni nostra comprensione, prima di ogni nostra consapevolezza. È
un po’ come avviene per un bambino per il quale la voce della mamma esiste da sempre. Se ci pensiamo,
non siamo in grado di individuare un momento a partire dal quale abbiamo cominciato a sentire la voce di
nostra madre. Così è per ognuno di noi nei confronti di Dio. Non c’è un “tempo” in cui iniziamo a sentire la
sua voce perché per noi il tempo inizia proprio a partire da quella voce che ci chiama alla vita. Possiamo
dire, quindi, che c’è una familiarità da sempre con Dio. C’è una chiamata, una voce all’origine di tutto;
pensiamo solo al racconto della creazione: “Dio disse… e fu…”.
“non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano”
Ogni “pecora”, ogni discepolo può, quindi, sempre sentire e riconoscere la voce del Signore e seguirla,
perché c’è una conoscenza da sempre di quella voce. Certo, il cammino di ognuno dietro al Signore non è
sempre lineare. Capita spesso di vacillare, di smarrire la strada…
Ma per quanto ci possa capitare, a volte, di perderci nelle situazioni della vita che ci allontanano da Dio,
non possiamo mai smarrirci definitivamente e, se lo vogliamo, abbiamo sempre la possibilità di riconoscere
la sua voce che ci chiama e ci guida e, quindi, la possibilità di riprendere la sua via. Nessuno, ci assicura il
Signore, può strapparci dalla sua mano.
Sorella Vania Giotto
Discepole del Vangelo

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